Capitolo 2 - La trasformazione di Ugo

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Pianeta Terra

Nel tessuto del tempo sulla Terra, il fluire incessante delle ore si condensò e alle 16:30, Ugo concluse, finalmente, il suo intenso allenamento di Karate. Quel pomeriggio, il ragazzino era così esausto che desiderava solo tornare casa per liberarsi dalla persistente puzza di sudore. Così, dopo essersi cambiato e aver preso tutto l'occorrente necessario, varcò la soglia della palestra e si immerse con ansia nell'attesa che arrivassero i suoi genitori.
Tuttavia, passarono già dieci minuti e lui, non vedendoli ancora arrivare, iniziò a preoccuparsi.
Perciò, per dissipare la sua agitazione, decise di chiamarli, ma non appena estrasse il cellulare e digitò il numero della madre, l'aggeggio si spense istantaneamente; alimentando ulteriormente le sue preoccupazioni. Forse, si era solo scaricato, ma nulla era certo. Così, vari pensieri cominciarono a tormentargli la mente.
Effettivamente, sin dall'inizio, quella giornata aveva preso già una brutta piega: prima il ritardo del pullman, poi il rimprovero da parte del professor Canova e ora, a complicare ulteriormente le cose, si era messa anche la sua famiglia, che probabilmente si era dimenticata di lui.
Ugo, inoltre, era anche incredibilmente sfortunato, poiché, pur volendo tornare a casa con il pullman, sapeva benissimo che il prossimo sarebbe arrivato solo alle 18:30, mentre quello precedente, purtroppo, era già passato alle 15:45.
Poverino, si era messa una sfiga dopo l'altra, ma nonostante quelle sventure, non voleva arrendersi all'idea di rimanere lì.
Infatti, in quel frangente, considerò seriamente l'opzione di tornare a casa a piedi e, poiché i minuti continuarono a scorrere inesorabilmente, decise di avviarsi.
Inizialmente il cammino procedette senza intoppi, ma quando giunse quasi a metà strada, l'arrivo di imponenti nuvoloni neri iniziarono a oscurare il cielo, innescando in lui una forte preoccupazione. A un tratto, sentì la pressione atmosferica mutare e il vento sollevare con violenza le sue delice ciocche di capelli.
«Oh no... speriamo che non inizi a piovere... ci manca solo questo oggi!», esclamò il giovane con tono preoccupato, mentre il destino sembrava complicare ulteriormente la sua giornata.

Improvvisamente, nell'aria echeggiò boato assordante e in un istante iniziò a diluviare. Il povero ragazzino, sfortunatamente, si ritrovò senza ombrello e quindi, fu costretto a bagnarsi tutto.
Il temporale, purtroppo, continuò a persistere a lungo, mentre il fragore dell'acqua contro il selciato della strada diventò una colonna sonora irritante, un accompagnamento indesiderato alla sua giornata già travagliata.
Tuttavia, alle 17:10, con un sospiro di sollievo, bussò finalmente alla porta di casa.
«Sì?... un momento...», vociferò una donna. Poi, nel silenzio che seguì, un suono di passi si fece sempre più vicino all' uscio.
«Chi è?»
«Sono io mamma...», rispose Ugo con una voce tremula, cercando di mascherare la stanchezza e la frustrazione.
Lei lo aprì e non appena lo vide, il suo viso roseo si sbiancò. La signora Mary, infatti, sembrava così sorpresa nel vedere suo figlio lì.

 La signora Mary, infatti, sembrava così sorpresa nel vedere suo figlio lì

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«Oh... figliolo, cosa ci fai già qui? Non eri al corso di scacchi? Perché sei venuto a piedi? Se finivi prima, ti avevo detto che ti sarei venuta a prendere. Perché non mi hai chiamata?»
Il ragazzino, rimasto profondamente amareggiato dalle parole della madre, riuscì solo a dire:
«Mamma oggi è lunedì...». Un velo di delusione avvolse il suo tono, trasformandolo in un sottile lamento. Nel silenzio che seguí, Ugo si perse nei suoi pensieri, lasciando che le emozioni si intrecciassero nel suo animo abbattuto.
«Ah, perdonarmi... ero così convinta che oggi fosse martedì. Aspetta, quindi oggi avevi il tuo solito allenamento di karate?», domandò la madre preoccupata, cercando di comprendere la situazione.
«Sì, esatto! Proprio così...».
«Capisco... e perché non mi hai chiamata?»
«L'ho fatto. Ma... il telefono... Senti, lascia stare...», Ugo era così amareggiato che non aveva molta voglia di darle troppe spiegazioni.
«Mamma... Puzzo! Questa pioggia mi ha bagnato fino all'anima. Scusa, posso andarmi a lavare?», supplicò.
«Va bene! Come vuoi, figliolo...».
Ugo annuì e, con prontezza, si diresse in camera per togliere quei vestiti inzuppati di pioggia. Poi, come un fulmine, si precipitò sotto la doccia.
L'istantaneo profumo del sapone riempì l'aria, mentre la sensazione rinfrescante dell'acqua e il suono rilassante crearono un momento di sollievo nella sua mente. Tuttavia, dopo essersi asciugato i capelli, il desiderio di concedersi un po' di relax lo guidò in soggiorno. Perciò, dopo essere affondato nel soffice divano, decise finalmente di godersi qualche episodio di "Dragon ball", che insieme a "Naruto", era uno dei suoi anime d'azione preferito.

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