Col cuore altrove.

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Lunghi fili d'oro che scorrevano tra le dita, due zaffiri che lo guardavano colmi d'amore, labbra piene e rosse come ciliegie, una bocca calda e umida che avvolgeva il suo sesso turgido, mentre una lingua maliziosa disegnava ogni venatura...

Poi un gemito d'apprezzamento, segno di quanto al ragazzo in ginocchio di fronte a lui piacesse la propria occupazione, costrinse Dereck ad aprire gli occhi.

Le ciocche che stringeva tra le dita divennero improvvisamente troppo scure, gli occhi di un caldo color cioccolato ed animati solo dalla lussuria, le labbra troppo sottili e chiare... ma c'era ancora una bocca calda e umida avvolta attorno al suo cazzo duro come il marmo e c'era ancora una lingua che lo stuzzicava facendolo eccitare sempre di più.

E allora andava bene così.

Strinse con più forza i capelli tra le dita e scopò con forza quella bocca peccaminosa fino a colmarla con caldi fiotti di un orgasmo insoddisfacente.

Mentre riprendeva fiato, abbassò lo sguardo, osservando il ragazzo sotto di lui: i jeans ed i boxer calati a metà coscia, mentre si masturbava furiosamente, ormai ad un passo dal limite.

«Ti piace proprio succhiarlo, eh?» chiese beffardo, mentre lo faceva alzare.

Lo coinvolse in un bacio violento e sostituì la sua mano con la propria, pompando velocemente, fino a che non lo sentì tremare tra le proprie braccia e gemere sulle sue labbra, mentre gli imbrattava di sperma una mano.

«Ti va di venire da me?» chiese senza neanche guardarlo, mentre entrambi si pulivano e si rivestivano nel poco spazio concesso dal bagno del pub.

Non si preoccupò di cercare Lloyd per avvisarlo, sicuramente stava già scopando da qualche parte con la gallinella di turno.

Partì diretto verso casa, trascinandosi dietro l'amante dei pompini che aveva rimorchiato quella sera.

***

Appena la porta si chiuse alle loro spalle, Dereck si avventò sull'ospite, coinvolgendolo in un bacio umido e scomposto.

Le mani di entrambi già indaffarate a lavorare sui bottoni dei jeans per liberarli di quell'inutile intralcio che erano ormai diventati gli abiti.

Mentre si dirigevano in camera, lasciandosi dietro una scia di stoffa, Dereck pensò distrattamente che fosse una vera fortuna vivere da solo.

Quando lo sbatté sul letto con ben poca gentilezza, entrambi erano nuovamente eccitati all'inverosimile.

Lo preparò con attenzione, ma rapidamente.

Si fermò un istante, le dita ancora affondate dentro al suo corpo, premute su quel punto che sapeva lo avrebbe fatto tremare e gridare.

«Il preservativo.» ansimò, indicandogli con la testa il cassetto del comodino alla loro destra.

Il ragazzo, stordito dal tocco persistente che lo stava facendo mugolare e gemere incontrollatamente, ci mise qualche secondo per capire cosa avesse detto, poi allungò il braccio e recuperò quanto richiesto, si occupò personalmente di farglielo indossare, stando attento a toccarlo più del necessario, con gesti calcolati e lascivi.

Dereck sfilò le dita per sostituirle con la sua erezione, ben più consistente, in un unico affondo.

L'altro non si lamentò, anzi, gemette più forte, inarcandosi verso di lui.

«Sei proprio affamato!» disse, iniziando a spingere nel suo corpo con sempre più vigore.

L'ospite continuava ad andare incontro alle sue spinte, emettendo gemiti sempre più alti.

Proprio quei maledetti gemiti che continuavano a ricordare a Dereck che quello era solo un porto sicuro in cui sostare per una notte, ma non era casa.

Fu un amplesso rabbioso e selvaggio che lasciò entrambi stremati.

Dereck rotolò via da quel corpo, da quel rifugio temporaneo e sfilò il preservativo.

«Il bagno è l'ultima porta a destra se vuoi farti una doccia.» disse stendendosi di schiena e portando un braccio a coprire il volto.

***

Uscì dal bagno coperto solo da un asciugamano legato in vita.

Le gocce d'acqua che dai capelli, ancora umidi per la doccia, scorrevano lungo la linea della mascella, il collo e poi giù, sui pettorali scolpiti.

Alcune da lì cadevano a terra, altre proseguivano il loro sensuale percorso lungo gli addominali, prima di fermarsi incontrando l'ostacolo della stoffa.

Aprì cautamente la porta della camera e tirò un sospiro di sollievo.

Almeno il tipo era sveglio a sufficienza da capire l'antifona e se n'era già andato, odiava le patetiche scenette che si ritrovava ad affrontare quando toccava a lui cacciarli...

La musica dei suoi occhi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora