Capitolo 6

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                                                  2 ore prima                                                                                                            
Non appena vennero spente le luci, la porta della stanza di Elisabeth si aprì e il ragazzo sgattaiolò dentro senza fare il minimo rumore.

Aveva lo zaino in spalla, il cappotto aperto e un mezzo sorriso stampato in faccia. Era pronto. Lo era anche lei.

Si alzò dal letto e prese la sacca che aveva riempito di vestiti. Indossò la mantella sopra al vestito e si mise le vecchie ballerine nere.

Si fermò davanti a Ryan, incrociando le braccia intorno al busto. Si guardarono alla luce della luna che penetrava debolmente dalla finestra. I suoi occhi scuri la scrutarono, in cerca di una qualche esitazione. Lei scosse impercettibilmente il capo e sorrise.

Ryan le porse la mano e lei la strinse tremando. Era vero, aveva paura, ma quello non faceva che alimentare l'adrenalina e la sua voglia di fuggire.

Prima di uscire si guardò intorno un'ultima volta. Non le sarebbe mancato quel posto, non era casa sua. Era Ryan la sua famiglia, lo era sempre stato.

Si richiusero la porta alle spalle e iniziarono a muoversi tra i corridoi bui dell'edificio. Quella era la parte più semplice: Elisabeth sapeva esattamente dove andare. Tante volte prima di conoscere Ryan, nelle notti in cui usciva dalla sua stanza, si era fermata davanti a quella porta, in fondo alle scale. Quella piccola, che dava sul giardino. Quella rimaneva sempre aperta. Nessuno a parte lei si era mai accorto che la serratura era rotta.

Scesero le scale in silenzio. Ogni passo che facevano li portava sempre più vicini alla libertà. Lo stavano facendo sul serio, ci stavano riuscendo.

Elisabeth sorrise e strinse ancora più forte la mano del ragazzo che camminava qualche passo davanti a lei. Talvolta si girava indietro e la guardava. Forse voleva accertarsi che non fosse solo un sogno, che stava accadendo realmente.

Pochi minuti dopo giunsero davanti alla porta di legno, da cui entrava l'aria fresca della notte. Ryan accese la lanterna, illuminando la parete.

Elisabeth aprì la porta, alzandola leggermente per non farla strisciare sul pavimento di marmo. Si coprì il capo con il cappuccio della mantella e si accostò al muro.

Ryan andò per primo. Controllò che non ci fosse nessuno fuori e che nessuna luce fosse rimasta accesa.

"Forza, ora dobbiamo essere svelti" la esortò con un sussurro, porgendole la mano che lei non esitò ad afferrare.

"Elisabeth."

La ragazza si bloccò sulla soglia della porta. Impallidì e iniziò a tremare, presa dai brividi freddi generati da quella voce che le correvano su tutto il corpo.

Ryan la guardò, scuro in volto. La tirò leggermente per il braccio ma lei non si mosse di un centimetro.

"Liz, muoviti. Dobbiamo andarcene." Anche lei aveva fretta di scappare, ma non riusciva in alcun modo a muoversi. Non cercò neppure di opporre resistenza.

"Scappi da me?"

La ragazza si voltò di scatto, ma ad accoglierla c'era solamente l'oscurità del corridoio. Cercò di fare un passo indietro, di stringere la mano di Ryan, di correre via da quel luogo. Ma le gambe non si muovevano.

La testa iniziò a formicolare e le braccia le si intorpidirono. Nella sua mente si materializzò nuovamente quell'immagine, quel cerchio rosso con la stella disegnata sopra che aveva visto nella stanza di Susanne. Chiuse gli occhi di scatto e il disegno scomparve.

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