VI "PROVACI" HUNTER

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Noah non mi aveva fatto male tirandomi quei libri uno dopo l'altro. E non mi ero neanche arrabbiata a dirla tutta. Ero perfettamente a conoscenza di essere stata io a iniziare la discussione e far indiavolare in quella maniera Davis. Ma era il mio carattere, e mi faceva schifo. Quelle battute un po' troppe esagerate, il comportamento che avevo nei confronti... di tutti, erano motivazioni più che valide per il fatto che tutti mi odiavano. Ma il fatto era proprio questo. Andava oltre la mia sfera personale. Non mi fregava un tubo delle critiche e dei pensieri degli altri. Ed era così anche "Seven", quello zombie che cercava di nascondere la sua vera identità. Ma io sapevo chi era davvero e questo mi piaceva: potevo ricattarlo a piacere. Ma ero assolutamente d'accordo con lui. Non poteva di certo andare in giro a dire chi era, dopo tutto quello che aveva combinato, o meglio, quello che suo padre aveva combinato. L'avevo visto la prima volta per strada, qualche giorno prima che la scuola iniziasse. Ero seduta sugli scalini della scala antincendio, e li vidi. Padre e figlio, che camminavano a debita distanza l'uno dall'altra. Riconobbi il padre, ovviamente. E intuì che quell'essere che camminava, quasi senz'anima, fosse il figlio. E vederlo là, insieme a Davis, la mia mente aveva già previsto un guaio. Poteva mantenere il segreto per un po', ma la verità sarebbe venuta a galla, molto presto. Seven era un tipo strano, ma non avrei mai immaginato che nella scala delle stranezze si posizionasse sul gradino "mi picchio da solo". In effetti, ciò che era successo era davvero strano. Il manicomio che avevamo fatto, si che NOI avevamo fatto, doveva essere messo a posto. Quel cretino del professore stava tornando e ci mancava soltanto un'altra punizione. Punizione che non meritavo, ovviamente. Non ero stata io ad aprire quei barattoli nell'aula. Sistemammo i libri come ci capitavano, almeno a me non importava dell'ordine. Mi capitò tra le mani un libro di un certo autore danese, una raccolta di poesie. La copertina rappresentava una scogliera e l'onda che si infrangeva su di essa. Mi dava un senso di pace, nonostante l'impetuosità che essa trasmetteva. Dovetti metterlo a posto, perché miss lanciatrice si stava avvicinando a me. -Però, bel modo di reagire alle litigate che ha Zombie eh? - cercai subito di rompere il ghiaccio. Era certo che era venuta per chiedermi scusa, ovviamente. -Già, ma... Credo sia una cosa che va più a fondo di così. Sembra proprio una malattia. -. - Forse non gli bastano le botte che gli danno gli altri studenti-. Eccomi qua, con la mia solita frase rovina amicizie. Quella che pone fine a discorsi e chiacchierate. Noah continuò a fissarmi intensamente. - Chissà cos'è stato-. - Cos'è stato a fare cosa? - chiesi, senza sapere di cosa stesse parlando. Il suo sguardo rimaneva impassibile, come se mi stesse scrutinando. - Cos'è stato a renderti così. Scontrosa, battutine che spezzano una conversazione, il fatto che prendi tutto come uno scherzo... Chissà qual è stata la scintilla che ti ha cambiato. Dimmi se sbaglio-. Tutto intorno a me si fece surreale. Ascoltando quelle parole, sentí una lancia attraversarmi tutto il corpo. Sorrisi leggermente, cercando di sminuire ciò che aveva detto. - Wow, Davis ora ti dai alla psicologia-. -Lo scoprirò, tranquilla.- E se ne andò, lasciandomi come una deficiente intorno a quel disastro. "Provaci". È stata l'unica cosa che mi è venuta in mente. Davis aveva iniziato una "guerra". Ma io so che tutti hanno dei segreti, compreso quella ragazza. E io l'avrei scoperto, prima di lei.

-Davis, Nickson e Hunter. Subito qui! -
La voce del professor Tonkh esplose in quei corridoi. Guardai Zombie e Davis preoccupati, come me. Ci indirizzavamo con passo svelto per raggiungere l'ingresso, dove ci aspettava il nostro professore preferito. - Oh, eccovi finalmente. Che stavate facendo? - chiese confuso. - Leggendo. Stavamo leggendo. Sa, professore, crediamo che la lettura sia un'opera divina-. La faccia schifata che avevo in quel momento dopo che Davis aveva detto sorridendo quella grande cavolata, non la poteva avere nessuno. - Si, bene... Comunque - riprese - dovete venire con me. Dal preside-. - Il pezzo grosso!! - sussurrai. - Ti conviene chiudere la bocca Hunter. Avete tutti infranto le regole. E tu, Davis. - lo sguardo di Noah si fece più attento di fronte al professore. - Non me lo sarei mai immaginato da te.. -. - Ma signore, non è quello che pensate-. - Niente giustificazioni signorina Davis. La signora Johnson, la responsabile della biblioteca ci ha detto tutto. Come hai potuto nascondere della droga dentro la scuola? -. - OHHHH colpo basso Davis. Però, non sapevo fossi così ribelle-. - Chiudi quella bocca, Hunter. Professore, credetemi non stavo nascondendo della droga a...-. - Davis, adesso basta. L'abbiamo portata nell'aula di chimica e l'abbiamo analizzata. La busta conteneva pura cocaina-.

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