Jack
Entro velocemente nell'aula di algebra.
«Buongiorno.» saluto velocemente dirigendomi al mio posto in seconda fila.
Mi siedo e ripongo i miei libri sul banco, per poi guardare affianco a me.
Quasi sobbalzo nel vedere Max.
Mi ero totalmente dimenticato del fatto che siamo compagni di banco in non pochi corsi.
«Non sono un mostro eh» sussurra guardandomi male.
Lo scruto confuso.
La mia attenzione ritorna sulla professoressa, cerco di concentrarmi il più possibile ma con scarsi risultati.
La mia voglia di ascoltare una lezione di algebra la prima ora di lunedì è piuttosto bassa.
Sento qualcuno picchiettarmi la spalla, mi giro al banco dietro.
«Cosa c'è?» sussurro rivolto a Paul Fleccher.
Ha il suo solito sorriso beffardo quel bulletto.
Paul Fleccher è il classico bullo senza cervello.
Inizialmente, mi prendeva costantemente in giro per il mio orientamento sessuale, ma un giorno ha iniziato a puntare Max.
Insomma, voleva essere lui al posto mio.
Gli rodeva che Max non lo preferisse a me e, se prima mi odiava, fino a qualche giorno fa mi odiava il triplo in più.
«Sapevo che non sareste durati a lungo.» ridacchia, senza farsi sentire dal ragazzo seduto affianco a me.
«No infatti, soltanto un anno di relazione in cui hai rotto le palle e rosicato tutto il tempo.» gli rispondo, nascondendo il tremare della mia voce.
Il suo sguardo cambia improvvisamente.
«Grazer ti conviene tacere.» mi minaccia.
«Per quale motivo dovrei ascoltarti?» lo stuzzico.
«Grazer! Fleccher! Smettetela di parlare!» urla la prof.
Borbottiamo delle scuse e io mi giro, dando le spalle al bulletto.
Qualche minuto dopo sento una pallina di carta finirmi sulla schiena.
La raccolgo da terra, dispiego con cura il foglio e leggo:
Se hai le palle, ci si becca nel retro della scuola durante l'intervallo.
Lancio un'occhiata a Paul, per poi annuire timidamente.***
Non appena suona la campanella, sguscio fuori dalla classe e in un lampo mi dirigo a passo spedito verso il cortile sul retro.
Non so da dove spunti tutto questo coraggio, da quale pulpito Jack Timido e Insicuro Grazer ha la forza di sfidare il bullo della scuola, persona che teme a livelli incredibili e ben superiore a lui in forza fisica e mole.
Nonostante ciò, cammino soddisfatto lungo il corridoio.
Raggiungo la porta sul retro e faccio per aprirla, qualche istante dopo vengo assalito dalla paura.
Non si torna indietro Jack.
Sospiro e apro lentamente la porta, per poi attraversarla e arrivare sul giardino.
«Ti sei presentato, Grazer. I miei complimenti.» parla Paul, facendomi sobbalzare, con tono canzonatorio.
Lo vedo appoggiato ad un albero, con le braccia incrociate.
«Grazie...» dico incerto.
Lui fa un sorrisetto e procede verso di me.
Mi preparo al peggio.
«Sai Jack. Prima di oggi, non me ne ero mai accorto.» sussurra, con l'aria di uno che sta rivelando un enorme segreto.
Lo guardo confuso.
«Di cosa?» sibilo.
«Della tua bellezza...» bisbiglia facendo un ghigno.
Qualche istante dopo mi ritrovo le sue mani fra i capelli e le sue labbra che premono violentemente contro le mie, chiedendomi un accesso che nego senza neanche pensarci.
Cerco di divincolarmi, mi stacco subito dalle sue labbra ma lui mi afferra impedendomi di scappare.
Vengo trascinato nuovamente accanto a lui che mi stringe forte tra le sue braccia, come in una trappola.
«Rilassati Jack. Ti piacerà tanto...» mormora al mio orecchio per poi lasciarmi una scia di baci sul collo.
Continuo a divincolarmi, gridare e rifiutarmi ma lui non pare farci caso.
Improvvisamente le sue mani si posano sul mio fondoschiena.
«È il momento di divertirsi, caro Jack.» ridacchia, passandosi la lingua sul labbro inferiore.
Strizzo gli occhi pieni di lacrime, senza smettere per neanche un secondo di divincolarmi.Finn
«Dov'è Jack?» chiedo.
«Non ne ho idea. Era a geografia con me ma non sono riuscita a vederlo uscire, tant'è andato veloce.» risponde Sadie pensierosa.
«Probabilmente doveva correre in bagno.» ironizza Gaten facendoci ridere.
«Oppure doveva accaparrarsi la miglior merendina ai distributori.» aggiunge Wyatt.
Ridiamo ancora.
Passano cinque minuti e lui non è ancora arrivato.
Estraggo il telefono dalla tasca e gli scrivo.Finn:
Jackieee dove sei?
Finn:
Ti aspettiamo davanti
all'armadietto di Noah«Risponde?» domanda Mills.
«No...provo a chiamarlo.»
Lo chiamo quasi dieci volte prima di arrendermi.
«Vado a cercarlo, vi faccio sapere via telefono.»
Detto questo, praticamente scappo via.
Comincio a correre, ho soltanto cinque minuti per trovarlo.
Setaccio in lungo e in largo ogni corridoio della scuola, compresi i bagni dei maschi.
Raggiungo il cortile e come un lampo lo percorro, senza trovare traccia di Jack.
Resta soltanto il retro della scuola, ma sarebbe inutile andarci: non ci va mai nessuno, per quale motivo Jack dovrebbe essere lì?
Sconsolato, faccio dietrofront, quando sento delle urla.
Non delle urla qualunque, delle urla disperate e la voce è fin troppo conosciuta.
Con passi rapide falcate arrivo nel retro.
Vedo qualcosa di abominevole.
Paul Fleccher, il bulletto per eccellenza, colui che ha sempre preso di mira Jack perché stava con il ragazzo a cui puntava, ovvero Max.
Paul Fleccher sta tenendo Jack intrappolato e abbracciato a sè, mentre lo bacia dappertutto e lo tocca dove non dovrebbe.
Mi avvento sul bullo, facendolo gridare di paura e rendendo Jack in grado di liberarsi.
Tempesto il ragazzo di pugni in ogni dove: viso, stomaco, naso...
Senza alcun controllo, offuscato dalla rabbia e dai sentimenti più negativi che abbia mai provato, continuo a picchiarlo mentre lui chiede pietà urlando e piangendo.
«Cosa sta succedendo qui?» urla una voce maschile, sovrastando le nostre.
Mi giro di scatto.
Il vicepreside Mirrors è accanto a Jack, con un'espressione scioccata e arrabbiata dipinta sul volto.
Jack mi mima con le labbra uno «Scusa.», io scrollo le spalle.
Ha fatto bene a chiamare aiuto, avrei finito per farlo svenire continuando così.
Nonostante se lo meriti, so già che la punizione che avrò ora sarà sufficiente.
Mi giro per qualche istante verso il verme; ha il naso sanguinante a livelli preoccupanti, il labbro inferiore rotto da cui esce un po' di sangue, un occhio nero che si sta pian piano gonfiando e alcuni graffi sul viso.
Ammetto di averlo conciato proprio male.
Rimane disteso a terra, accasciato, tenendosi lo stomaco.
«Wolfhard, in presidenza.» afferma il prof.
«Non se non ci va anche Fleccher.» dico sprezzante.
«Tutti e tre filate in presidenza, non voglio sentire ragioni!» grida.
Fleccher si alza a fatica e prosegue zoppicando verso l'interno della scuola.«Wolfhard, come hai ridotto così il tuo compagno?» domanda sbigottita la preside.
«Lui stava approfittando di Jack. Lo stava baciando e palpando senza il suo consenso, mentre Jack si divincolava e gridava cercando di sfuggirgli. Ammetto di aver esagerato ma sono stato accecato dalla rabbia.» racconto.
«Potete confermare?» prosegue la donna, spalancando gli occhi.
Paul annuisce, guardando in basso.
«Si, è la verità.» risponde il castano fermamente, guardando dritto negli occhi della dirigente scolastica che si porta una mano sulla bocca, scioccata.
«Fleccher, ti beccherai una settimana di sospensione e una convocazione dei tuoi genitori. E ora va in infermeria, chiameremo al più presto i tuoi genitori.» lo liquida la signora Woods.
Il ragazzo annuisce mestamente e, dopo aver salutato, si alza ed esce dall'ufficio.
«Wolfhard, per te la stessa pena. Nonostante tu lo abbia fatto per motivi nobili, hai comunque infranto di gran lunga il regolamento di questa scuola che tutti conoscete benissimo. Per ciò che hai fatto, meriteresti l'espulsione immediata ma avendolo fatto per difesa nei confronti di ciò che stava subendo Grazer, credo tu possa cavartela così. So che sei intelligente e che questo comportamento non si replicherà.» continua la donna.
Annuisco comprensivo.
«Jack, tu come stai?» si rivolge al mio amico.
«Sono piuttosto scosso dell'esperienza appena passata. Ero convinto che Paul mi odiasse ed ero seriamente spaventato che potesse picchiarmi, mi ha totalmente colto alla sprovvista. Ciò nonostante, sono davvero grato a Finn; senza di lui non so quanto Paul si sarebbe spinto oltre e sono felice di avere qualcuno come Finn su cui contare.» racconta Jack, sorridendomi.
Gli sorrido a mia volta.
«Jack, chiamerò anche i tuoi per parlarne con loro e farti andare via prima, non mi sembra il caso di farti seguire le lezioni. Potete andare in classe. Ah e cercate di parlarne con pochi, notizie del genere infangherebbero la buona fama di questa scuola.»
Annuiamo e salutiamo, dopodiché usciamo dall'ufficio.
Appena finiamo nel corridoio, ci abbracciamo forte.
Lo stringo forte a me, trattenendo le lacrime, mentre lui le lascia andare e si abbandona ad un pianto quasi disperato.
«Grazie Finn, grazie. Ti devo tutto.» mi ringrazia, affondando il viso nel mio petto.
Sorrido e gli accarezzo leggermente i capelli.
«Hai intenzione di denunciarlo?» chiedo una volta sciolto l'abbraccio, quasi dieci minuti dopo.
«Non lo so...devo parlarne con i miei genitori. Credo che i tuoi siano arrivati.» risponde, guardando dietro di me.
Mi giro e vedo mamma e papà.
«Finn! Cos'hai combinato?» esclamano.
«Entrate e vi sarà tutto chiaro.»🌝🌝🌝🌝🌝🌝
Per farmi perdonare dell'assenza, capitolo di 1400 parole!
So che vi manca lo sconosciuto, ma tornerà presto promesso 😉
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Pink sugar.-fack
Fanfiction[COMPLETA] «voglio te. e non voglio condividerti con altri.» Dove Jack riceve messaggi in anonimo da uno sconosciuto, una persona che scopre essergli molto vicina. Chi sarà? Wyatt? Jaeden? O magari Finn, il suo migliore amico che ci prova palesemen...