eight

1.1K 113 103
                                    

Sono chiuso da ore in camera, fissando il soffitto bianco.
Quando mi hanno detto di andare a riposare, la scena era questa: mamma piangeva, camminando nervosamente per la casa.
Ora sono qui, credo siano passate tre ore ma forse anche di più.
Ho smesso di sentire singhiozzi.
La mamma ha cominciato a telefonare, telefonare e telefonare.
Non so con chi stava parlando, non so nulla.
Prendo il telefono.
Irrimediabilmente, le mie dita scorrono fino alla chat dello sconosciuto e senza rendermene conto lo sblocco.

Jack:
ciao.

Numero sconosciuto:
AMORE MI SEI MANCATO
TROPPO

Jack:
ahahaha

Numero sconosciuto:
ti amo ti amo ti amo

Jack:
se ne avessi la
possibilità, probabilmente
ti amerei anch'io💋

Numero sconosciuto:
...

Jack:
😘

Numero sconosciuto:
che fai?

Jack:
mi annoio💧

Numero sconosciuto:
capisco...io sto studiando

Jack:
gradirei qualcuno che mi
facesse compagnia...


Numero sconosciuto:
uhm...a che gioco stai
giocando?

Jack:
quale gioco?

Numero sconosciuto:
Jack non scherzare

Jack:
chi scherza? sto soltanto
parlando con te. sono così solo.

Numero sconosciuto:
mi dispiace

Jack:
sicuro di non volermi far compagnia?
Visualizzato alle 05.32 pm

Sorridendo, spengo il telefono.
Non so cosa mi sia preso, per una volta ho avuto voglia di essere io quello che lo stuzzica.
Sento bussare alla porta.
«Avanti.» dico.
La porta si apre rivelando mia madre, in compagnia di Finn.
«Ciao Finn! Entra pure!» esclamo sorridendo.
Lui sorride e si siede accanto a me.
«Jack...dopo vorrei parlarti.» aggiunge mia madre, guardando Finn con un'espressione decifrabile.
Per la prima volta -nei confronti di Finn- vedo nei suoi occhi qualcosa di diverso, qualcosa che non mi piace.

Spero che sia solo una mia impressione...
«

Vi lascio soli ora.» conclude.
Fa un sorrisetto ed esce dalla stanza.
«Come stai?» chiede Finn dolcemente, appoggiando la testa riccioluta sulla mia spalla.
Sento il suo profumo e sorrido leggermente.
«Meglio.» ammetto.
«Ne sono contento.» dice sorridendo.
Noto come i suoi occhi brillino.
«Ti va di fermarti a cena?» propongo.
«Jack...non posso. Questa è l'ultima volta -a parte che a scuola- che ci vedremo. Sono in punizione, per un mese devo stare segregato in casa...» risponde abbassando lo sguardo.
Spalanco gli occhi.
«Ma...hai spiegato ai tuoi genitori la buona causa per cui l'hai fatto?!» grido.
«Si e hanno riconosciuto le mie nobili intenzioni, tuttavia ho comunque ridotto malissimo Fleccher e ottenuto una sospensione di una settimana. Purtroppo non hanno chiuso un occhio.» racconta.
«Finn...mi dispiace così tanto...» sussurro, divorato dal senso di colpa.
Lui, come leggendomi nel pensiero, alza di scatto la testa e i suoi occhi neri e si incrociano con i miei.
«Non hai colpe» bisbiglia, avvicinandosi a me fin quando i nostri nasi sono sul punto di sfiorarsi.
Per qualche strano motivo, trattengo il fiato.
È maledettamente vicino alle mie labbra, basterebbe avanzare di qualche centimetro per far scontrare le sue labbra rosee con le mie e questa cosa mi piacerebbe molto.
Sgrano gli occhi e mi allontano di colpo, arrossendo.
Cosa stava succedendo?
Anche Finn indietreggia.
Il suo sguardo ritorna verso il basso.
Le sue guance piene di lentiggini delicate assumono un colorito rossastro, mentre un'espressione seria campeggia sul suo viso.
«Ehm...t-tranquillo» mormoro incerto.
Lui si alza.
«Mi hanno dato questi minuti per informarti della questione, ci tenevo a non farlo per telefono. Ci vediamo domani a scuola.» conclude, per poi uscire senza neanche darmi il tempo di rispondere.
Sospiro.
Trascorro qualche minuto a fissare il vuoto, fin quando la porta della mia camera si apre rivelando mia madre.
«Ehi mamma...cosa volevi dirmi?» domando.
«Jack...credo che sarebbe una buona idea cambiare aria ed evitare che tu abbia ancora contatti con quel ragazzo, Paul Fleccher.» inizia, girandosi i pollici.
«C-cosa intendi per "cambiare aria"?!» la interrompo, allarmato.
«Pensavo che potremmo trasferirci. Mi è stato offerto un contratto di lavoro nella sede Londinese della mia azienda. Ero sul punto di rifiutarla, ma ora come ora credo che sarebbe un'ottima idea accettarla e cambiare un po'.» spiega, senza riuscire a guardarmi negli occhi.
Mi alzo di scatto dal letto, scioccato.
«Mamma, stai scherzando?! Io-io non voglio andarmene, qui ho tutti i miei amici, la scuola...tu-tu non puoi farmi questo!» esclamo, sentendo gli occhi farsi lucidi.
«Jack, immaginavo avresti reagito così, ma lo trovo necessario.» ammette mia madre.
«B-basterebbe denunciare Fleccher, sicuramente non tornerebbe nella mia scuola!» grido.
Lei scuote la testa.
«I Fleccher...è meglio non denunciarli.» ribatte mia madre.
«P-perche?!» sbotto.
«Jack, è per il tuo bene. Partiremo il prima possibile, il tempo di trovare una casa. Inizia già da adesso a sistemare le cose che non usi negli scatoloni, le daremo via. Sicuramente non potremo permetterci una casa troppo grande.» conclude.
«Mamma...il mio bene è restare qui con i miei amici, dove ho vissuto per tutta la vita!» strillo, mentre calde lacrime solcano il mio viso.
Mia madre mi abbraccia.
La stringo forte a me, piangendo.
«Perché mi fai questo?» sussurro singhiozzando.
«Perché voglio che tu stia bene Jack e questo non è il posto adatto.» bisbiglia di rimando, accarezzandomi i capelli castani.








IO NON C'ENTRO NULLA

Pink sugar.-fackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora