Dog talking

117 17 40
                                    

Lo chiamano baby talking, non so se lo conoscete.

Si tratta di quell'abitudine tipica delle mamme (e delle nonne, delle zie, e di qualche papà) di parlare con vocine strane e in falsetto ai bambini - tutti, dalla nascita fino a quando quasi non arrivano a superare LeBron James in altezza.

E temo di aver bisogno di un'altra premessa: ho seri problemi relazionali con i cani. So bene che vi chiederete come queste due cose - il baby talking e i cani - vadano bene insieme. Per non parlare dei miei problemi relazionali in genere, ma procediamo un po' alla volta. Mi limiterò a dirvi che, da amante fedele dei gatti, faccio fatica a entrare in sintonia con i cani.

Accidenti, un'altra - l'ultima, spero - premessa. Nel Piccolo Borgo vive anche la mia più Cara Amica. La Cara Amica ama i cani. La Cara Amica ha da poco adottato uno strano essere minuscolo - uno di quei cagnolini minuscoli che, ovunque vadano, sono accolti da Ooooooh e Aaaaah, per capirci.

La Cara Amica passeggia spesso con me. Ultimamente, le nostre passeggiate sono allietate dalla presenza del Piccolo Cane. Sto continuando a fare premesse? Comunque sia, le nostre passeggiate hanno ormai una durata inquietante, perché ogni cosa nuova è meravigliosa e attraente per Piccolo Cane, e ogni persona che passa deve necessariamente fermarsi a guardare Piccolo Cane (Ooooooh, aaaaaah) e dire la sua su un qualunque argomento che abbia una seppur vaga attinenza con il mondo canino, dalla consistenza delle feci al dormire sul divano.

Ieri mattina, avevo appuntamento con la Cara Amica per la passeggiata rituale. Piccolo Cane era ovviamente già pronto al guinzaglio, tutto preso ad annusare una colonnina di cemento, proprio davanti all'ingresso della banca - come ben immaginerete, una delle tre attività commerciali piccoloborghesi. La porta si apre e ne esce una signora corpulenta.

«Ooooooh, ma cosa abbiamo qui?», chiede, con voce stridula.

Piccolo Cane, nella sua immensa ingenuità di cucciolo, gioisce, scondinzola e saltella.

«Ma questo cucciolo vuole giocale!», esclama gioviale la signora.

Noto immediatamente la mancanza della lettera erre, che fa molto imitazione scadente e scontata di un cameriere del ristorante cinese, e rimango seriamente affascinata perché, sinceramente, nella vita ho conosciuto portatori di erre moscia di ogni tipo, ma mai una elle.

«Ma che calino! Me lo poltelei a casa! Ma lo sai, ma lo sai, che io a casa ho altli cuccioli belli ploplio come te?». Il tutto, ovviamente, detto con un tono di voce da cantante lirica. Temo che per iscritto non renda: avete presente quei toni di voce che mandano i bicchieri di cristallo in mille pezzi? Ecco, una cosa simile. Per rispetto e amore nei confronti dei miei lettori, eviterò di trascrivere per intero il suo monologo (con Piccolo Cane, ovviamente, e non con gli umani).

Quando, dopo un'eternità o quasi, Piccolo Cane perde interesse nei confronti della signora - probabilmente mezzo assordato dagli ultrasuoni, suppongo - e torna ad annusare la colonnina di cemento, la signora solleva gli occhi e si rivolge finalmente a noi bipedi.

«Io lo dico sempre, sa, che i cani sono migliori degli esseri umani...»

La erre!

Era solo un terribile caso di dog talking.

Piccole Cronache dal Piccolo BorgoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora