Background

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Nel Piccolo Borgo, come in molti piccoli borghi, vive un consistente numero di Forestieri. Addirittura, per un qualche bizzarro processo evolutivo, nell'ultimo anno le famiglie di Forestieri hanno superato per numero e consistenza i Piccoloborghesi. Una grande onta, per un borgo così piccolo.

Ci sono Forestieri che vengono dal paese vicino, altri che arrivano dalla città, e un numero più o meno variabile di Forestieri che hanno scelto il Piccolo Borgo come loro dimora affrontando un viaggio che supera i cinquanta chilometri. Questa particolare categoria, della quale io faccio parte, ha un grosso handicap sociale, rappresentato principalmente dall'insormontabile ostacolo linguistico dell'errato accento dialettale. Nonostante questo, la comunità piccoloborghese dimostra una grande capacità di tolleranza: vi sono dei Forestieri che riescono a ottenere un certo riconoscimento sociale. Un certo, eh, e sempre con malfidenza. Ma un certo.

«Conosci la D.?»

Questa domanda mi è stata posta qualche migliaio di volte. No, non conoscevo D., fino a qualche tempo fa. No, nemmeno di vista.

«Ma non puoi non averla notata... lei ha quel modo... lei è di Milano!»

D. è una donna molto conosciuta per la sua professione. Al momento, nonostante io abbia chiesto più volte e a più persone, non sono ancora riuscita ad appurare quale sia. Ma sappiate tutti che è molto conosciuta, e tanto basta.

Mi viene detto che D. sta cercando in paese qualcuno che sia in grado di affiancare un ragazzo tirocinante di un giornale (no, so che lo state pensando, ma ho verificato e posso assicurarvi che D. non lavora per quel giornale) e fargli fare un po' di pratica. Sarebbe una bella occasione, mi dicono, per trovare qualcuno che lavori per il sito web del comune, seguendo un mio vecchio progetto mai realizzato per mancanza di tempo e di persone.

«Guarda, vi fisso un appuntamento. Lei è una persona disponibilissima, vedrai che se ti proponi ci manda subito questo ragazzo.»

Mi presto alla cosa. Fissiamo un incontro al bar, ovviamente - come se esistessero altri luoghi di ritrovo. Arriva, ovviamente, con una decina di minuti di ritardo. Saluta tutti con ostentazione, una pioggia di "carissimo" e "carissima". Poi mi individua, piazza un'enorme borsa sul tavolo, si siede di fronte a me.

Io le spiego in breve che sarei disponibile per seguire il tirocinante. Lei continua ad annuire tutto il tempo.

«Sì, sì, certo. Ma devi capire una cosa. Io lavoro solo con persone che hanno un certo background, capisci?»

No, non capisco. O meglio, penso di capire, ma non sono certa di volerlo fare. Non trovo le parole giuste per risponderle.

«Sai cosa intendo? Cioè, io mica lavoro con le persone così. Mi devi far vedere che hai un certo curriculum, capisci, che sai muoverti negli ambienti giusti.»

Maledico mentalmente chi ha fissato l'incontro. Con grande intensità.

«Tu ce l'hai, questo background?»

«Ehm...»

«Voi qui avete quella mentalità provinciale, capisci. Da dove vengo io, carissima, servono i titoli! Non si va da nessuna parte senza quelli, capisci?»

«Ehm...»

«Cara, facciamo così. Ti lascio il numero di un corso di giornalismo che hanno organizzato delle persone che conosco io, delle persone che sanno come si fa. Magari ci vai, eh?»

Mi alzo e pago il caffè. Anche il suo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 11, 2019 ⏰

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