A tutti gli abitanti del Piccolo Borgo e della lieta provincia che lo ospita piace far legna.
È una passione incontrollabile. Ogni volta che nel cielo sembra comparire un raggio di sole, per quanto piccolo sia, un esercito di tagliaboschi e legnaioli invade giardini e cortili. Le loro armi sono temibili: seghe circolari, seghe a nastro, motoseghe. Temibili soprattutto per i timpani dei vicini. Soprattutto per i miei.
Li odio.
Ma era una premessa.
Sono al bar del Piccolo Borgo, questa volta nei panni di acquirente di pizza da asporto. Ovviamente, per quanto io ordini la pizza con un congruo anticipo e mi presenti puntuale, la mia pizza è sempre lì lì per essere infornata. Un processo che richiede, in media, trenta minuti. Minuti che spendo in paziente attesa a uno dei tavolini, di solito.
Sì, era un'altra premessa, lo so.
Un tizio apparentemente strano mi si avvicina. Ha la faccia e le movenze da Forestiero. Si piazza vicino a me con la scusa del giornale. Glielo allungo con un'aggraziata mossa del mignolo.
«Sei di qua, tu?», mi chiede.
«Mh.»
«Che bel paese che avete, qua. Fa parecchio freddo, d'inverno?»
«Mh.»
Al tizio sfuggono le mie occhiate disperate verso le uscite, evidentemente.
«Sai, io insegno... Sono un professore di matematica.»
Cerco di incenerirlo con lo sguardo, ma non funziona. Cerco di far convergere le mie onde psichiche sul pizzaiolo, perché si sbrighi, ma non funziona nemmeno quello.
Il tizio strano, senza rendersi conto di essere impegnato in un lungo monologo, continua a dirmi cose.
Viene da un paesino di una valle lontana, vive lì. Mh. Una valle molto fredda, un paese molto freddo. Mh. Sta con sua madre. Mh. Deve prendere il treno per andare a lavoro. Mh. Mi chiede se sono mai stata in quel paese. Mh. Mi chiede se mi andrebbe di andarci con lui.
Credo che a questo punto noti il mio salto all'indietro. Forse si accorge che sono quasi caduta dalla panca. Tossicchia e finge di dare uno sguardo al giornale.
«Sai, la mia famiglia è abbastanza agiata.»
«Mh.»
«Pensa che abbiamo una legnaia talmente grande, che dentro c'ho ancora la legna del nonno, che è morto dieci anni fa.»
«Ah.»
«E poi c'è quella di papà, e ora ce la metto io. Pensa che roba. Con me non si patisce mai il freddo.»
Fuggo.
STAI LEGGENDO
Piccole Cronache dal Piccolo Borgo
HumorPiccoli, brevi episodi reali tratti dalla vita quotidiana di un minuscolo paese di montagna, così come li ho visti e vissuti. Prima che vi vengano dei dubbi... no, non li ho romanzati. Sono, banalmente, le persone e gli argomenti che incontro ogni g...