Agosto 2017
Mi sfilo le cuffie e le poso sul microfono posizionato all'altezza della mia testa. Raccolgo i fogli con alcuni dei miei testi ed esco dalla stanzetta insonorizzata per raggiungere quella adiacente, con il mixer enorme e tutti quei tasti che sono da sempre un sogno di una vita.
-Andava bene Niccolò, questa viene una bomba, ti faccio sentire un pezzo- mi comunica Jacopo mentre fa partire la musica e traffica con il Mac tagliando e aggiustando la mia voce sulla traccia.
Mille Universi, una delle canzoni più crude che io abbia mai scritto, risuona nello studio di registrazione e mi sembra di rivivere gli istanti immediatamente precedenti al momento in cui scrissi questo pezzo. Rivivo quell'incontro con uno dei tanti buffoni che si credono degli artisti e l'unica cosa a cui tengono davvero è il numero di seguaci su Instagram, ricordo chiaramente la consapevolezza e la convinzione con cui parlava di come rubare idee e aumentare il successo con modi infimi e schifosi e il fastidio che provai era tale che dovetti cercare in ogni modo di non mollargli un pugno in faccia. Così quando tornai a casa feci la cosa che mi riusciva meglio: misi su carta le mie emozioni, tutta la rabbia di non riuscire ad essere compresi, chiarendo una volta per tutte quello che quel discorso mi aveva fatto capire, cioè le cose che sicuramente non volevo.
Ora sentire il mio pezzo quasi pronto per il disco mi sembra uno scherzo, invece è tutto reale e io penso che potrei toccare il cielo con un dito.
La musica è il mezzo che uso per svuotare il vuoto che ho dentro, è così strano da sentir dire vero? Che cosa devi svuotare se hai il vuoto? E invece all'interno del mio vuoto c'è un mondo a se, e non ci sarà mai soddisfazione migliore se non quella di sedermi al piano e mettere sui tasti ogni emozione che abita il vuoto che tengo dentro.
Sono stati anni difficili, riuscire a emergere un poco alla volta, a piccoli passi, far conoscere la mia musica, sacrifici su sacrifici, ma questa è la cosa per cui voglio morire. La musica è quella cosa per cui io vivrei anche sotto un ponte, ma pur sempre facendo quello, continuando a costruire la mia arte.
Poi circa una anno fa ho vinto un concorso per artisti emergenti della Honiro e ho avuto la possibilità di firmare un contratto discografico con loro, così il mio sogno ha iniziato a concretizzarsi: ho pubblicato i primi tre singoli e vedere le persone apprezzare così tanto la mia musica, mi ha fatto comprendere ancora di più quanto l'obiettivo della mia vita sia fare questo.
Questi giorni la mia vita è un continuo avanti-indietro tra lo studio di registrazione e la mia casa a San Basilio, quest'anno ho lavorato quasi ogni giorno all'uscita del mio primo disco, ma in quest'ultimo mese sto vivendo in studio giorno e notte, per perfezionare le tracce e scegliere i pezzi da inserire al suo interno con la massima cura.
Questo per me rappresenta l'appagamento più assoluto, io che come nome d'arte ho una parola che a tutto si lega tranne che al successo: Ultimo.
Quando ho scelto questo nome ho pensato che non era solo un nome, ma una condizione in cui io mi sono ritrovato più volte e forse mi ci ritrovo tutt'ora. La mia musica è indirizzata a chi è incerto, chi non sa cosa accadrà domani, chi è fragile e ne è consapevole, a chi non ha paura di sentirsi perso. Ho scelto questo nome pensando di far sentire meno solo chi è solo, meno perdente chi pensa di esserlo.
Quante porte in faccia ho preso, quante volte sono stato tra i perdenti, per questo oggi stare in questo studio a terminare il prezioso lavoro di anni mi sembra così utopico... e invece è tutto reale, e per questo ringrazio ogni giorno la Honiro e il mio manager James per aver creduto in me nonostante il nome che porto.***
Adriano e Lorenzo hanno deciso di uscire a pranzo fuori, per farmi respirare per qualche ora un'aria diversa da quella dello studio e dopo numerose insistenze da parte di Lorenzo, ci lasciamo convincere di mangiare in un ristorante situato al laghetto dell'Eur.
Adriano è uno dei miei amici di una vita, un fratello acquisito, una delle persone migliori che abbia mai conosciuto. Lorenzo è entrato nella mia vita grazie alla Honiro, è il fotografo ufficiale della casa discografica, una persona con cui mi sono trovato subito a mio agio e con cui ho piacere a condividere moltissimi momenti della mia vita.
-Ti svegli fratè?- mi richiama Adriano sventolandomi una mano davanti la faccia. Mi accorgo solo ora che la macchina si è fermata e Lorenzo ha appena parcheggiato.
-Lascialo perde Adrià, quello c'ha ancora la testa in studio, è troppo preso- spiega Lorenzo parlando come se io non ci fossi.
-Ma la fate finita, sono sveglissimo- dichiaro accendendomi una sigaretta e aspirando lentamente il fumo.
-E poi in studio ormai ci vivo, non so più cos'è la realtà- scherzo aprendo la portiera.
-Esatto- conferma Adriano. -Per questo stiamo uscendo a pranzo fuori- continua scendendo dalla macchina.
-Grazie mammina e papino per farmi fare la passeggiata al parco- li prendo in giro rivolgendomi prima uno e poi all'altro. Scoppiamo a ridere e continuiamo a scherzare per tutto il tragitto, è questo il bello del rapporto con loro: è un cazzeggio continuo, ci si alleggerisce la vita con delle persone così.
Il locale scelto da Lorenzo è molto tradizionale, ha un'ambiente accogliente e visivamente gradevole, con ampie vetrate che mostrano il verde del parco e fanno entrare la luce che filtra dagli alberi, rendendo tutto l'ambiente molto luminoso.
Ci accomodiamo a metà della sala, con la vetrata a sinistra e il corridoio centrale a destra e questo posto mi piace, perché posso osservare tutto da qui.
Mentre attendiamo l'arrivo di un cameriere per prendere le ordinazioni, vago con lo sguardo in giro per la sala, osservo un grande bancone che si estende in lunghezza con all'interno vari tipi di dolci e dietro di esso una macchina del caffè, alla quale una ragazza dai capelli castani sta trafficando da diversi minuti. Sposto lo sguardo verso la cassa ed in quel momento la vedo: sbuca fuori da dietro il bancone, con i capelli biondi raccolti un uno chignon morbido e molti ciuffi sfuggiti dall'elastico, la stessa t-shirt bianca indossata dagli altri camerieri e quando si volta frontalmente verso la sala posso chiaramente vedere le iridi azzurre dei suoi occhi.
-Lulù mi porti questi caffè al tavolo 17?- le chiede la ragazza castana che armeggiava davanti la macchina del caffè, porgendole un vassoio verde contenente diverse tazze. Lei annuisce e afferrando il vassoio si dirige a passo svelto verso dei tavoli molto più lontani dal nostro; continuo a seguirla con lo sguardo per tutto il tragitto.
-Niccolò?- mi richiama Lorenzo. Mi giro di scatto come se fossi uscito da una trance.
-Tutti quelli che vengono qua si innamorano di lei- ha chiaramente capito cosa stessi fissando con quello sguardo attento seguendola tra i tavoli.
Ma lui non sa niente.
-Leggi il nome del ristorante- dice chiudendo il mio menù per permettermi di vedere la copertina.
"Donna Lucrezia". Mi passo una mano fra i capelli, tutto sembra tornare al suo posto.
-Tranquillo Nico, che vuoi sapere? Il nome già lo sai, cognome? Residenza? Situazione sentimentale? Età? Ce pensa Lollo- spiega tra le risate di Adriano e ancor prima che io possa fermarlo inizia a parlare con una velocità che io nemmeno pensavo potesse essere utilizzata.
-Lucrezia Mattei, questo è il ristorante della madre. La vedi quella ragazza alla macchina del caffè? Lei è la sorella, Isabel Mattei, buon partito pure lei non glie se po' di niente, pero vabbè abbiamo capito che ti piace la biondina e inoltre penso che la sorella sia pure fidanzata da parecchio tempo. Non ho idea di cosa faccia nella vita questa Lucrezia oltre che lavorare nel ristorante che porta il suo nome, e già da questo è un tutto dire, ma va bene. Vengo spesso e non tutti i giorni lavora qua, quindi deduco che faccia anche altro, magari studia, non lo so. Vive al Torrino, diciamo cinque minuti da qua, la conoscono in molti visto che uno dei ristoranti migliori del laghetto porta il suo nome, è per questo che so tutte queste cose, non sono uno stalker non te preoccupà. Però è piccoletta, è 98 e non so quando farà 20 anni. Serve altro?- Adriano sta ancora ridendo dall'altro lato del tavolo ed io non so veramente che dire dopo tutte queste informazioni.
-Lorè mi dispiace deluderti- inizio. -Ma io la conosco già- confesso. Adriano smette di ridere e Lorenzo mi fulmina con un'occhiataccia.
-Che vuol dire la conosci già?- chiede Lorenzo inarcando un sopracciglio.
-Quella volta che sono partito per Londra con una vacanza studio vi ricordate? L'ho incontrata lì, era al college insieme a me- spiego.
-Ma è quella Lucrezia lì? Adesso mi ricordo tutto- conferma Adriano. Annuisco e sposto nuovamente lo sguardo tra la sala per cercarla.
-Allora finiscila e valla a salutare, mica è passata un'eternità, ti pare che non si ricorda di te?- esclama Lorenzo gesticolando.
-Quando verrà a questo tavolo vedremo se si ricorda ancora di me- affermo tranquillo.
-E se non ci verrà?- chiede retorico Adriano.
-Questo lo vedremo- sorrido.HOLA
Ciao stelline, nuovo capitolo e la storia inizia a farsi interessante.
Penso che questa sia una delle mie storie più pensate e una di quelle che mi sta piacendo di più scrivere.
Niente io mi dileguo subito, lasciate una stellina se vi è piaciuto e fatemi sapere che ne pensate.
Love Aly, xoxo❤️
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FRAMMENTI | Ultimo
Fanfiction"Pochi minuti dopo la porta a vetri si apre e la vedo: indossa un vestitino azzurro e delle converse bianche ed è come un'apparizione. La osservo mentre lei ancora non si è accorta di me, il suo viso è rilassato e i capelli biondi sono sciolti sulle...