Cinque

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Settembre 2016

Alzo la mano pronto per far scontrare le mie nocche contro il vetro della finestra di Lucrezia, ma le mie intenzioni vengono interrotte dalla sua voce alterata che proviene dall'interno della stanza.
Parla, immagino al telefono come l'ho vista fare qualche ora fa, ma stavolta il suo tono di voce la dice lunga su che tipo di conversazione sta avendo con il suo interlocutore. Intima più volte di smetterla di avere quel comportamento e che lei non ha fatto niente per meritarselo, poi improvvisamente resta in silenzio e quando riprende a parlare è di nuovo calma, anzi cerca di trasmettere calma alla persona che parla con lei dall'altra parte del telefono.
Non vorrei ascoltare, ma la sua voce è troppo alta e i vetri troppo sottili per permettere che le parole restino incastrate lì dentro.
Chissà con chi parla, a chi rivolge quelle parole di conforto quando in realtà se si prova a leggere tra le righe si comprende con facilità che l'unica persona da confortare in questo momento è lei. Forse dall'altra parte del telefono non arriva chiara la preoccupazione che qui invece si sente perfettamente nella sua voce... o forse non lo vogliono capire. O forse mi dovrei fare più affari miei perché io non so niente della sua vita, e mi sento quasi sporco adesso che ho ascoltato questa discussione, è come se fossi entrato nella sua vita senza permesso. Così mi allontano da quella finestra e decido che non proferirò parola sull'accaduto.
Pochi minuti dopo la porta a vetri si apre e la vedo, indossa un vestitino azzurro e delle converse bianche ed è come un apparizione. La osservo mentre lei ancora non si è accorta di me, il suo viso è rilassato e i capelli biondi sono sciolti sulle spalle; mi chiedo come faccia a sembrare così tranquilla dopo le cose che le ho sentito dire al telefono poco fa.
Mi sfioro il braccio tatuato e osservo la storia incisa li sopra e poi torno a guardare la ragazza davanti a me, che nel frattempo si è accorta della mia presenza e mi sorride avvicinandosi.
"Wendy" penso. Ecco chi mi ricordava questa ragazza: lei è Wendy, senza ombra di dubbio. E prima che me ne renda conto lo dico per davvero,
-Wendy- pronuncio quando lei è abbastanza vicina da sentire quella parola nonostante le avessi pronunciate quasi a bassa voce.
Inclina la testa e mi guarda come se fosse divertita: -Che hai detto?- mi chiede retorica.
-Wendy- ripeto questa volta con tono sicuro. Faccio per continuare a parlare ma lei mi interrompe subito. -Non cè bisogno di una spiegazione Niccolò, solo il fatto che tu mi chiami come lei, lo trovo un enorme complimento- e io non so se ho capito molto bene, ma lei osserva il mio braccio tatuato e sorride alzando il suo sguardo sul mio.
-Dai andiamo- mi incita poi sfiorandomi il braccio per invitarmi a seguirla.

Fa freddo qui fuori, Londra a settembre è come Roma ad aprile, il giorno è mite, la sera freddo.
Mi stringo nella felpa grigia e alzo il cappuccio sulla testa, una mano in tasca e l'altra che tiene la sigaretta: osservo il fumo uscire dalla mia bocca e formare una nuvoletta evidenziata ulteriormente dallaria fredda e dalla luce forte del lampione. Lucrezia è dalla parte opposta alla mia, semi sdraiata sul tavolo in legno dell'area fumatori, le gambe accavallate per evitare che il vestito mostri quello che non deve mostrare. Chiude gli occhi e aspira il fumo lentamente, alla fine ha ceduto alla mia offerta e ha preso una sigaretta dal mio pacchetto, nonostante continuasse a ripetere che avrebbe dovuto smetterla con quel vizio prima o poi.
Rimane zitta per moltissimo tempo, fuma con gli occhi chiusi e ogni tanto alza gli occhi verso il cielo con la luna coperta dalle nuvole.
Mi piace osservarla, immagino a cosa possa pensare mentre chiude gli occhi e non proferisce parola.
-Ascolta- dice dopo un eternità. Io la guardo e mi chiedo cosa ci sia da ascoltare. -Che cosa?- le chiedo spostando lo sguardo intorno a me. -Il silenzio- afferma semplicemente. -E uno dei suoni migliori che una persona possa percepire. Dentro c'è tutto e niente, sta a te interpretarne il significato- mi spiega facendo l'ultimo tiro di sigaretta e gettando il mozzicone nel posacenere.
-Non ti facevo così- le confesso abbassandomi il cappuccio. -Credevo che io fossi l'unica persona a cui piacesse ascoltare il silenzio- e invece Wendy è una di quelle persone.
-Ci sono volte che le situazioni che vivi ti portano ad amare o odiare una determinata cosa, e io in casa mia il silenzio l'ho cercato in ogni modo possibile, e le poche volte che cè è come se la mia testa entra in una modalità differente, ogni cosa fuori si spegne e ci sono solo io- spiega tenendo lo sguardo lontano dai miei occhi.
Vorrei chiederle di più, incitarla a togliere quel velo di mistero che le aleggia intorno, ma non è il momento adatto e soprattutto mi convinco ogni minuto di più che lei è una persona che devi imparare a leggere tra le righe.
-Sei diversa- le dico facendo finalmente tornare i suoi occhi sui miei. -Dalle altre ragazze intendo, dici delle cose che mi fanno riflettere, delle cose profonde. Il tuo silenzio dice più cose della tua voce quando parli-
La vedo sorridere. -Non penso tu sappia quanto mi ritrovo in quello che hai appena detto- confessa spostandosi i capelli lateralmente.
-Lo so, non lo avrei nemmeno pensato altrimenti- ribatto sicuro.

HOLA
Non ho molto da dire, spero vi piaccia.
Avrei piacere a sapere cosa pensate della storia, se volete lasciate un commento.
Aly, xoxo.❤️

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