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"Sapevi che i canguri non possono camminare al contrario?" Stefania, una ragazza alta quanto un idrante e con lo stesso numero di nei e capelli, parlava spesso a vanvera quando era annoiata.
Giulia finì la bottiglia di birra e la appoggiò sul prato.
Stavano guardando le stelle alle 4 di mattina.
Reduci da una festa dove avevano fatto rissa con una che aveva dato della troia ad un'altra.
Ovviamente avevano vinto.
"Dici che a casa si accorgeranno dell'occhio nero e del labbro spaccato?"chiese annoiata Giulia.
Stefania ridacchiò "e tu sei quella messa meglio, il mio zigomo, il mio naso e il mio labbro implorano pena e carità."
"Devi tenere le mani più alte, per proteggere il viso."mormorò Giulia alzandosi e pulendosi le gambe dalla polvere.
Stefania scosse la sua testa riccioluta "cosa mi fai combinare..."
"Andiamo a casa o facciamo una passeggiata ancora?" Propose Giulia.
Per tutta la vita avevano frequentato gli stessi luoghi: andavano allo stesso parco da piccole, alla stessa scuola elementare e media, stesso istituto alle superiori, stesso oratorio, stessi bar. Ma non avevano mai avuto l'occasione di parlarsi sul serio fino ad un giorno di ottobre di terza superiore. In quel periodo Giulia aveva iniziato ad avere attacchi di panico abbastanza frequenti e ovviamente andava in bagno per calmarsi. Il caso ha voluto che Stefania fosse in bagno a rollarsi una canna e la vedesse. Per lo spavento ci mancava poco che non vomitasse e ciò non aiutava Giulia a calmarsi. Ringraziando il cielo dopo qualche secondo Stefania ha ripreso in mano la situazione e ha iniziato a parlare a vanvera affinché Giulia si distrasse e pensasse ad altro. Da quel giorno in poi diventarono inseparabili.
"Passeggiata."
Erano alte uguali, ma Giulia aveva i fianchi più larghi e la faccia più rotonda, quando Stefania evava un vitino stretto e la faccia più allungata.
Quest'ultima aveva lunghi capelli castani e ricci, pelle di porcellana, occhi marroni dorati e un septum (o riconoscimento torella, come lo definiva Giulia).
L'altra aveva i capelli fino a poco sottole spalle tinti di blu, un neo sulla guancia sinistra e occui scuri.
Girovagarono per qualche minuto, poi i minuti divennero ore. Non si dissero molto quella notte, ma a loro andava bene lo stesso.
Si fermarono in un parco e si sdraiarono sul prato l'una di fianco all'altra.
"Abbiamo fatto una stronzata, dato che 'sto pomeriggio dovevamo andare da Marco." Sentenziò Stefania assonnata.
Chiusero entrambe gli occhi "diciamogli che siamo morte."
"Ma sei imbecille?"
"Sì, ora zitta che dormo."
"Minchiona, col cazzo che dormi qua, sei anche allergica al polline. Ti svegli che sei blu poi, muoviti." Stefania prese in mano la situazione e trascinò Giulia verso un bar dove andavano fin da piccoline.
Salutarono Matteo, il barista e ordinarono un'aranciata e una brioche ciascuna.
"Dovevamo andare a casa a dormire, abbiamo sempre delle idee di merda. Poi sono io che ti do ascolto. Perché ti do ascolto? Basta, non ti do più ascolto da oggi."si lamentò Giulia.
Tuttavia, Stefania aveva lo sguardo fisso verso il nuovo cameriere del bar. Lorenzo Serpi. Aveva diciannove anni come loro e frequentava il loro stesso istituto.
Cercò di tirare un calcio all'amica per zittirla, ma nulla da fare, lei continuava a parlare a vanvera.
"Arrivano le ordinazioni."disse Stefania a denti stretti.
Giulia diventò rossa e gonfiò le guance di aria per l'imbarazzo.
Il nuovo cameriere era la sua cotta dalle elementari, si conoscevano, ma solo per fama.
Lui si limitò a posare le aranciate e le brioche, salutare e scappò via come se po inseguissero.
"È volato via. Mi odia." Giulia era sul punto di una crisi isterica.
"Abbiamo fatto rissa e vagato per tutta notte. Sembriamo zombie. Aveva paura lo uccidessimo, tranquilla." Sbuffò Stefania.

Ciao a tutti, giuro che dopo la storia migliora🌼🌼🌼🌼🌼🌼🌼🌼

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