6. È tutto vero

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Stavo sdraiata sul mio letto e tentavo di addormentarmi, invano.
Rimanevo ad occhi aperti sotto le  coperte a pensare a quel pomeriggio, a pensare a lui.
La casa era silenziosa; mi alzai e andai alla finestra.
Notai una figura davanti al portone di casa mia, era illuminato dalla luce dei lampioni e riconobbi quel viso: Riccardo.
Cosa stava facendo lì sotto? Forse stava aspettando qualcuno?
Presi il cellulare e lessi un suo messaggio: «Voglio dirti una cosa, scendi».
Tornai alla finestra e lo guardai; non potevo scendere, era notte fonda, ma qualcosa dentro mi diceva che dovevo farlo.
Ascoltai quella voce e uscii di casa.
Appena fui fuori, Riccardo mi si avvicinò e mi pose un bacio sulle labbra.
-Francesca- disse guardandomi
-Cosa mi devi dire?- dissi
-Mi piaci Francesca- ammise -Spesso ti guardo e vedo, vedo come disegni, come leggi, come scrivi-
-Io...-
-Vedo come i tuoi occhi si illuminano quando sei felice, come diventano lucidi se sei triste-
-Io non sapevo che...-
-L'ho capito subito che ti piacevo, l'ho capito dallo sguardo con cui mi guardi-.
Rimasi pietrificata davanti a quegli occhi color ghiaccio che mi guardavano.
Non dissi nulla, solo feci un sorriso.
Lui continua a guardarmi e mi si avvicina: mi abbraccia, poi se ne va.
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La mia sveglia suona e io come ogni mattina mi alzo e vado in cucina.
Mi siedo a tavola e saluto Serena; mia madre è già andata a lavorare.
-Ciao Fraffri- mi saluta; Fraffri è da sempre il soprannome con cui mi chiamano lei e i miei amici.
-Ciao Serí- la saluto con il soprannome datole da me quando eravamo piccole
-Oggi hai la lezione di danza?-.
Faccio cenno di sì e vado a prepararmi.
Indosso un paio di jeans e una maglia corta ed esco di casa, dirigendomi verso il liceo.

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