Casa.

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Sono appena arrivata a casa.
Sblocco il telefono e chiamo i miei cercando di tenere la voce ferma.
Squilla.
Ti prego fa che non rispondano.
Ti prego.
«ciao tesoro, com'è andata oggi?»
«ciao mamma! Tutto benissimo. La tua giornata?»
[...]
«si ti voglio bene anche io, si, si certo dopo metto tutto apposto, si te lo prometto, a dopo, un bacio..»
Attacco.
I singhiozzi escono dal mio corpo in sostituzione a strazianti urla di dolore.
Di nuovo.
Inspira.
Espira.
Inspira.
Espira.
Ora sai quello che devi fare.
Forza!
Certo che lo sapevo.
Ci stavo pensando da tutto il giorno...
«martaaaaaaaaa, dove sei?»
È mia sorella, cavoli non ci voleva, adesso come faccio, oddio.
Mi sfrego convulsamente le mani l'una con l'altra.
Mi asciugo le lacrime lasciando una spessa riga di mascara sul candido asciugamano bianco e lascio aprire il mio volto nel più bel sorriso che riesco a fare.
«qui cice. Sono qui di sopra. Ora arrivo.»
Scendo le scale velocemente. E entro in cucina.
Mia sorella sta già mangiando.
«ciao cice!! Com'è andata oggi?! Ti piace la vita delle medie?»
Parlo con finto entusiasmo ma, lei, evidentemente, non se ne accorge.
«tutto perfetto!! Sai sono in classe con...»
Parliamo per un po' ,poi affermo di non avere fame e che esco con degli amici.
«si l'ho detto alla mamma»
«ma sì tranquilla torno per cena»
«si le chiavi le ho prese»
« no davvero non ho fame. Mangerò qualcosa dopo».
Prendo il sacchetto che avevo preparato prima e mi fiondo fuori di casa.
Di corsa.
Imperterrita.
Determinata.
Con un sacchetto di sogni realizzati da buttare nel cestino.
In quel sacchetto c'è la vita di cui mi sto privando.
In quel sacchetto c'è il mio pranzo.
O meglio quello che avrei dovuto mangiare.
Ma non mangerò.
Perché credo seriamente che faccia ingrassare.
Perché sono convinta che se lo ingerissi le prese in giro si quadruplicherebbero e io finirei per rotolare in giro.
Neanche fossi una mongolfiera.
Non voglio neanche pensarci.

Trovo un cestino e ci lascio cadere il sacchetto di plastica.
Non ho neanche controllato cosa mi aveva preparato mia madre.
Dio, che figlia di merda che sono.
Spero che non ne sappia mai niente di questa storia.
Adesso dovrò dirlo anche a mia sorella.
Lei dovrà mantenere il segreto per me.
Lo farà.
Credo.
Spero.
Per favore.
Aiutami.

L'oscurità è uscita dalla mia mente.
Non fuori.
Dentro di me.
La sento è li.
E mi parla.
Di prese in giro.
E mi descrive.
I difetti insormontabili del mio corpo.
E mi racconta.
Tutto quello che potrei fare da persona magra.
E pensa.
Sempre.
A cose spiacevoli.
A cose che sanno di morte.

Quando mangiavo solo nuvoleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora