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[Paternoster Square, 10:24 a.m. -Ufficio Styles]

Stava digitando energicamente da ormai due ore sulla vecchia macchina da scrivere che sua nonna gli aveva lasciato in eredità pochi anni prima. Il vecchio aggeggio non ne voleva più sapere di funzionare correttamente ed un nuovo computer sarebbe stato un ottimo sostituto, ma il giovane avvocato non voleva abbandonare le sue vecchie abitudini. Era seduto su una sedia di legno, ricurvo sui numerosi fascicoli giallognoli quando Olivia bussò tre volte sulla porta con sopra scritto: "Mr. Styles".

"Signor Styles, mi ha appena chiamato il Central Criminal Court, vol-"
La giovane segretaria venne interrotta dalla voce roca del ragazzo, ancora indaffarato a premere i pesanti tanti dell'oggetto davanti a sè.

"Quante volte ti ho detto che puoi darmi del tu?"
Girò appena la testa per poterla vedere torturarsi le mani.

"Lo so, lo so.. Harry."
Harry smise di scrivere e pose il suo sguardo su Olivia, aspettando un seguito a ciò che aveva appena iniziato a dire.

"Dicevo che, ha appena chiamato la Central Criminal Court e Dixon ha intenzione di affidarti un nuovo caso. Dice che ne sarai più che felice."

Il giovane, sentendo quelle parole, si riempì d'orgoglio. Gonfiò il petto con un grosso respiro e sollevò le sopracciglia sorpreso. Non gli era mai capitato di avere incarichi nuovi e per di più senza preavvisi. Aveva passato mesi e mesi a seguire lo stesso caso, ma ultimamente si stava occupando di scartoffie inutili riguardanti un collega in cerca di un disperato aiuto. Amava lavorare e dare il mille per mille per far si che le cose andassero per il meglio, e nonostante i suoi pochi anni di esperienza, portava ogni caso a buon fine con la sua autorevolezza e determinazione. Gli faceva un gran piacere avere un incarico che avrebbe potuto gestire senza alcun aiuto, e il piccolo Harry di soli sei anni che era ancora dentro di lui stava impazzendo all'idea di cominciare.

"Beh ci pensi p-, volevo dire, pensaci Harry.. potrebbe essere una buona occasione per far vedere le tue capacità, soprattutto ad un big come Dixon."
I capelli biondi della ragazza ondeggiarono quando si appoggiò allo stipite della porta in preda ad un attacco di risate. Non poteva negare di provare dei sentimenti per Harry, di notte lo sognava accanto a lei che le raccontava del suo passato. Era così curiosa e lui così riservato: non gli piaceva far sapere di sè alle persone, preferiva che esse parlassero di loro. Sapeva tante cose su Olivia: il nome del suo ex fidanzato e dove nascondeva le merendine che mangiava di nascosto alla sera, ma lei non poteva dire lo stesso sul ragazzo.

"Ci penserò.."
Harry sospirò pesantemente, portando il peso del corpo sui suoi gomiti appoggiati alla scrivania. Quel pomeriggio sarebbe passato in tribunale per chiedere delucidazioni sulla notizia. Era talmente impaziente che iniziò a girarsi l'anello d'oro che portava al dito medio una volta verso destra e una volta verso sinistra. Quando Olivia uscì dall'ufficio del ventiseienne, quest'ultimo interruppe ciò a cui si stava dedicando per fantasticare su cosa lo aspettava: era forse un'uomo che aveva commesso un omicidio? Una giovane donna che voleva riavere suo figlio in custodia?
Sperava solo di non dover avere a che fare con armi o cose del genere, non era un fan della violenza.

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[Central Criminal Court, 3:38 p.m.]

L'aria dentro al tribunale puzzava di vernice fresca e di chiuso, le persone all'interno dell'atrio erano decisamente troppe e l'aria cominciava a rarefarsi. Gli affreschi sul soffitto erano appena stati ristrutturati e quell'orribile odore non sarebbe sparito prima di un mese.
I tacchi delle Oxford lucide di Styles schioccavano sonoramente sul pavimento di marmo, mentre correva verso l'ufficio di Dixon, il suo capo, in estremo ritardo; non gli era mai capitato di non rispettare gli orari di un appuntamento, amava la puntualità, e quei dieci minuti in più che spese ad aspettare la metropolitana lo misero di mal umore. Salutò la vecchia segretaria seduta dietro la scrivania e bussò contro la porta di legno di Dixon. Dalla vetrata accanto ad essa poteva scorgere la sagoma scura del suo capo, occupato a guardare oltre al vetro della finestra, il pullman rosso fermo alla fermata dal lato opposto della strada.
"Vieni Styles."
Annunciò sicuro rimanendo fermo nella stessa posizione.

"Mi dispiace essere in ritar-"

"Styles da te mi aspetto sempre e solo puntualità, se non sei disposto a fare bene il tuo lavoro, per me non ci sono problemi. Ce ne saranno almeno altri venti in tutta Londra che riuscirebbero a fare meglio di te."
Dixon gli dava ancora le spalle, ed il giovane ebbe il tempo necessario per sistemarsi la giacca grigia.
L'uomo si girò su sé stesso e afferrò lo schienale della sedia di pelle nera, stringendola leggermente.

Harry si mosse verso la poltrona posta davanti alla scrivania.
"Non è colpa mia, la metro ha fat-"
Venne interrotto nuovamente, questa volta con un po' più di enfasi e tutta la sicurezza che Harry era riuscito a costruirsi fino a quel momento stava iniziando a cadere pian piano.

"Sei un uomo o un ragazzino? Prenditi le tue responsabilità."
Le parole uscirono in modo talmente severo che il giovane si sentì costretto ad abbassare lo sguardo verso il basso: il peso di quello del suo capo era diventato insostenibile. Si girò nervosamente l'anello al dito e pensò che forse era stato un idiota a non tacere dall'inizio, era sicuro che adesso non avrebbe ricevuto nessun incarico, poteva dire addio ad una possibile promozione.
L'uomo brizzolato davanti a lui sospirò pesantemente ed incrociò le braccia portandosele al petto. Indicò la poltrona con la mano e diede al giovane il permesso di sedersi.

"Tornando a noi: ho intenzione di affidarti un caso estremamente importante."

Si sfregò le mani e incastrò i suoi occhi color nocciola in quelli verdi di Harry.
"Non parliamo certo di caramelle Harry, ma di un grosso affare. So che posso fidarmi di te, in questi sei anni hai dimostrato una certa professionalità ed è giusto che inizi ad occuparti di cose più importanti di semplici divorzi o altre cazzate simili."

Il riccio sollevò lo sguardo verso l'uomo di mezza età stringendosi nelle spalle. Gli avrebbe voluto dire di muoversi, non ce la faceva ad aspettare ancora.

"Si tratta di due reati perseguibili d'ufficio. Credo che tu sappia che anche se la vittima non è intenzionata a sporgere denuncia, come tali, si dovrà svolgere un processo nei confronti dell'aggressore. Detto semplicemente, parliamo di un ragazzino di 19 anni accusato di minaccia a mano armata e di un caso di violenza privata. Dovrai patteggiare contro di lui."

Era proprio l'ultima cosa che l'avvocato avrebbe voluto sentirsi dire: non era pronto per questo. Un leggero panico si impossessò del suo corpo, facendogli provare una scarica di adrenalina che gli percorse la spina dorsale. Da un lato il cuore gli scoppiava d'orgoglio, ma dall'altro sapeva che forse non sarebbe riuscito a portare a termine una cosa simile. Le armi erano solo uno dei tanti incubi che gli disturbavano il sonno da quando aveva compiuto diciotto anni, quando aveva dovuto partecipare a cose più grandi di lui, di cui non riusciva neanche a rendersi conto.
"Posso pensarci?"

Chiese sconfitto, ancora sotto lo sguardo pressante di Dixon, il quale si limitò a sollevare leggermente le spalle e ad annuire. Non era a conoscenza del passato di Harry, nessuno lo era, e quest'ultimo credeva che fosse meglio così; si sarebbe risparmiato pregiudizi inutili sul suo conto.

"Sappi solo che parliamo di una grossa responsabilità, ci tengo a ripeterlo. C'è in ballo la reputazione della Dixons Enterpise."

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Old Bailey, 6:45 p.m.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora