Sixth

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*Tre settimane dopo*

«Sei sicura funzionerà?» mi comparse alle spalle, facendomi spavento, essendo intenta a cercare un barattolo di pomodoro nella dispensa.

«Certo» tornai alla mia ricerca «Già te l'ho detto: dì quello che devi dire e vedrai che accetteranno. Per quanto tu possa odiarli loro stravedono per te, e poi ammettilo-...» mi voltai verso di lui, con finalmente il barattolo di pomodori in mano «...-Sei molto viziato» gli sorrisi divertita.

«Potrebbero dirmi di no e alla fine staremo di nuovo ai posti di partenza» era agitato.

«No, nel peggiore dei casi io rimarrei qui con loro e tu andrai via» feci spallucce «Adesso va' di là, finisco di preparare le ultime cose e si cena» mi sporsi un po' in avanti e gli baciai le labbra.

Tornai in cucina a preparare la cena per i Signori.

Il Signor Styles non mi aveva più cercata, non mi guardava nemmeno più.

Era strano, sembrava cambiato. Era come se il mio corpo non era più nei suoi standard di bellezza.

Davanti ad Harry volevo sembrare sicura del mio piano architettato in quattro e quattr'otto, ma dentro di me ero insicura. Sapevo perfettamente che non mi avrebbero lasciata andare, ma dovevamo provarci.

Misi il tutto nella zuppiera di porcellana, andando in sala da pranzo per servirla a loro tre.

Finii con il piatto di Harry, e poi andai in un angolo della stanza in attesa che finissero, proseguendo con la carne al forno.

«Mamma, papà-...» abbassò lo sguardo cercando sicurezza, attirando l'attenzione dei due «Sono un po' di giorni che ci penso ormai-...» cominciò.

Sua madre sembrava felice, quel pomeriggio era stata via tutto il tempo e al ritorno, dopo la doccia, nella cesta dei panni sporchi trovai tutto tranne che gli slip.

Suo padre invece continuò a mangiare guardandolo, intanto che aspettava che continuasse.

«...-Non voglio più vivere qui con voi, insomma, avrei bisogno della mia privacy» alzò le spalle, sperando capissero, ma quel discorso non era lo stesso che gli avevo detto di fare io.

«Ma, tesoro, qui hai la tua stanza, perché dici che hai bisogno dei tuoi spazi?» la Signora Styles doveva ancora essere forviata dal piacere fisico, probabilmente, appena ricevuto, visto e considerato il tono di voce stralunato.

«Perché vorrei uscire la sera e dare feste, qui con voi è praticamente impossibile»

Stava giocando la carta del ragazzo capriccioso.

«Vorresti una casa tua?» intervenne il Signor Styles, sperando di capire cosa c'era sotto, perché aveva capito che suo figlio nascondeva qualcosa.

«Pensavo ad un appartamento vicino l'Università»

«Ma è inutile! Perché spendere altri soldi se hai già una casa vicino la tua Facoltà?!» continuò il Signor Styles.

«Avevo pensato, infatti, di cambiare Università, in questa dove sono ora c'è troppa disorganizzazione e mi trovo male» mentì, perché quell'Università per lui era un luogo di pace, ci stava bene.

«E dove vorresti andare? Sentiamo» rispose stizzito.

«UCLA» disse solamente.

Stava facendo tutto di testa sua, ma non potevo intervenire.

«Harry» disse la madre senza fiato.

«Ha degli ottimi corsi di Letteratura» cercò di convincerli.

Long Way Down || H.S #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora