Eighth

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*Cinque anni dopo*

«Grazie, Signora Morgan» aprii il portafoglio, mettendoci dentro il centinaio di sterline che avevo guadagnato quei due giorni.

«Grazie a te, Odette, sei l'unica che riesce a calmare queste iene» mormorò per non farsi sentire dal Signor Morgan, ridendo alla fine.

«Mi fa piacere» mi strinsi nelle spalle «Ci risentiamo la prossima settimana?» alzai lo sguardo.

«Certamente, cara! Buona notte» mi salutò, ormai fuori casa, ricambiando velocemente il saluto.

Camminai verso la mia bicicletta, inserendo la chiave nel lucchetto per potermene finalmente tornare a casa.

Pedalai velocemente fra le strade del miglior quartiere londinese mai visto, mi piaceva, ci vivevano tutte famiglie con bambini piccoli ed era rincuorante a volte rallentare di fronte alle finestre illuminate dove spesso vedevo i genitori coccolare i figli.

Ero in prossimità dell'incrocio, a pochi metri da casa mia, quando una macchina non si fermò allo stop prendendo in pieno la ruota anteriore della bicicletta, facendomi cadere.

«Oh mio Dio! Stai bene?» scese immediatamente, venendomi incontro, raccogliendomi da terra, ispezionandomi bene mentre io tenevo ancora gli occhi chiusi, cercando di capire se avessi dolori forti oltre al sedere e al gomito.

«Credo di sì» borbottai, prendendo un sospiro e finalmente aprire gli occhi.

«Odette?!»

«Harry?!» urlammo all'unisono, distanziandoci immediatamente l'uno dall'altro.

Non ci vedevamo da cinque anni.

Ero scappata da casa Styles senza dire niente a nessuno, nemmeno a lui che immaginai non l'avesse presa proprio bene.

«Perché non accendi la lampadina quando vai in giro di notte con la bici?!» mi rimproverò, mettendo le mani sui fianchi, sembrando quasi un padre arrabbiato con la figlia per un dispetto.

«Si è fulminata ieri, e non ho avuto il tempo di cambiarla» sbiascicai ancora stralunata da quell'incontro.

Mi ero ripromessa di non voler avere più niente a che fare con la sua famiglia e di conseguenza con lui, ma come avrei potuto liberarmene? Specialmente quando abbassai lo sguardo sulla mia bici con la ruota accartocciata, ritrovandomi senza mezzi per poter scappare velocemente.

«E tu perché non rispetti gli stop?!» lo rimproverai di conseguenza, piegandomi per raccoglierla da terra e magari andarmene via da quella situazione.

«Perché non ti ho vista!» rispose ovvio.

Era più arrogante, con quel suo completo scuro, il cappotto firmato, i capelli perfettamente tagliati e quel maledetto profumo, lo stesso che ricordavo, forse più forte, più maturo, ma negli occhi gli leggevo altro, differente all'innocenza che aveva qualche anno prima.

«Beh, grazie per aver controllato se stessi bene» borbottai, avviandomi con quella bici malandata che sbandava ogni tre per due.

«Aspetta! Ti do un passaggio» mi venne dietro con non troppa fatica, essendomi allontanata di pochissimo.

«No, grazie» continuai per la mia strada, sentendolo lo stesso dietro di me.

«Dai, Odette, non ci vediamo da anni» lasciò la frase in sospeso, lasciando anche me nella stessa situazione, bloccandomi «Devo ancora cenare, mangiamo qualcosa in centro e poi ti riporto a casa» continuò, vedendomi titubante.

Long Way Down || H.S #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora