L'unico suono nella notte era quello dei grilli che parlucchiavano fra di loro. Le giornate erano calde e lunghe e il dover lavorare fino alle due del mattino non mi rendeva le cose di certo più semplici. Con uno strattone tirai giù il bandone e lo portai verso il pavimento. Con un sospiro estrassi le chiavi dal lucchetto e mi spinsi in piedi. Secondo google e una delle mie migliori amiche, Lara, l'estate ad Amsterdam non sarebbe dovuta essere particolarmente calda, ma malgrado le previsioni di Lara e di Google, il caldo decise di arrivare proprio quell'anno.
Mi passai una mano sulla fronte, asciugando il sudore e scostandomi i ciuffetti di capelli dagli occhi.
"Hey, Beth!"
La voce stridula fu subito seguita da una risata profonda. Avrei potuto riconoscerla anche in un aereoporto come quello di New York, pieno di gente e chiaccherii costanti.
"Diana! Eccoti!" Con un movimento veloce, mi tirai la borsa sulla spalla e corsi incontro alla ragazza. Mi aspettava davanti alla nostra macchina, dall'altra parte della strada. L'ombra di un albero le copriva la faccia in modo abbastanza ambiguo, ma con la cascata di capelli neri, era riconoscibile anche allora.
Fece un passo in avanti e quando la luce le ebbe colpito il viso, vidi il suo sorriso. Mi avvicinai e la abbracciai velocemente, per poi avviarmi verso la macchina.
Chiusi fortemente lo sportello e mi allacciai la cintura di sicurezza, mentre Diana imitava i miei movimenti nel sedile accanto a me. Mi fermai di colpo, alzando la testa e allargando le narici stile pastore tedesco.
"Diana." Dissi con tono secco.
Diana alzò lentamente lo sguardo, i suoi occhi scuri spalancati, dimostrando una certa innocenza. Troppa innocenza, per chi conosceva bene Diana.
Io aggrottai la fronte e socchiusi gli occhi con aria insospettita.
"Hai fumato in macchina."Non era esattamente una domanda, ma nemmeno un'affermazione. Non era nemmeno un rimprovero.
Diana alzò gli occhi al cielo e rise, improvvisamente molto rilassata.
"Siamo ad Amsterdam, è legale l'erba!"
"Tanto la fumavi anche prima." Mormorai con un sopracciglio alzato.
"Cosa?"
"Nulla."
Tenendo gli occhi fermi sulla strada, feci partire la macchina e ci avviammo verso il nostro appartamento. Non era un appartamento piccolo, ma quando uno ci abita con altre cinque esseri umani, la cosa può diventare problematica.
Finito il liceo, ero riuscita a convincere i miei a lasciarmi passare un anno ad Amsterdam con le mie migliori amiche. Durante i tre mesi precedenti ero riuscita a trovarmi un lavoro come barista in un locale chiamato 'Tom's bar', che apparteneva ad un uomo americano di nome Tom che, guarda caso, era amico di mio nonno, e con 'amico' intendo che dieci anni fa giocavano a golf insieme tre volte a settimana.
L'ombra di quell'uomo, mio nonno, mi perseguitava ovunque. Essere indipendente? Ha! Non quando sei la nipote di Anthony William Jones. Non c'era modo di scappare dalle grinfie benevole di quell'uomo. Per fortuna avevo con me cinque fantastiche ragazze, non di certo meno problematiche di me, ma sempre meravigliose.
Finito l'anno ad Amsterdam, ci saremmo dovute separare molto probabilmente.
Io e Diana volevamo studiare tutt'e due criminologia, ma mentre io avevo intenzione di arrivare all'Accademia dell' F.B.I. in Virginia per poi arrivare a fare l'agente, Diana voleva studiare psicologia ed aiutare i detenuti nel reinserimento sociale. Dal mio punto di vista questo era un gesto molto nobile da parte della ragazza anche se l'idea mi faceva sentire un po' una merda, perdonate il francesismo, considerando il ruolo che avrei giocato io con il mio lavoro.
A prima vista non sarebbe stato facile indovinare cosa avrebbe voluto fare Diana. Era una ragazza alta, la più alta tra tutte noi, con dei lunghi capelli neri e vari piercings. Passava la maggior parte del suo tempo a farsi le canne nel parco e a fare amicizia con i bambini che frequentavano il posto.
Diana era fra le persone più intelligenti che conoscevo.
Nutriva, comunque, un profondo disprezzo nei confronti delle forze dell'ordine, cosa che ci portava almeno due volte o tre a settimana ad avere qualche enorme litigio che si concludeva solitamente con qualche bicchiere che volava, Diana che mi lanciava le scarpe dalla finestra e io che inciampavo sul divano-- non chiedetemi come arrivavamo fino a questo punto perché non lo so neanch'io.