CAPITOLO 3- Lara

9 3 7
                                    

Non ho la più pallida idea di come fossi riuscita ad addormentarmi quella notte, ma per qualche miracolo ci riuscii. La mattina seguente invece, mi svegliai alle otto, delle grida mi avevano interrotto il poco sonno che ero riuscita a recuperare dalle notti di lavoro.

Con un sospiro esasperato, buttai prima le gambe giù dal letto e poi, dopo qualche secondo, riuscii a fissare in una posizione verticale il resto del mio corpo. Lanciai un'occhiataccia nella direzione del mio volto riflesso nello specchio sul muro accanto al mio letto. Avevo il trucco spalmato per tuttala faccia, dato che non mi ero struccata prima di andare a dormire. I miei capelli scuri sembravano formare una nuvoletta quasi nera fatta di nodi che galleggiava dietro alla mia testa. Non ricordavo l'ultima volta che li avessi spazzolati. Arricciai il naso in segno di disgusto e mi alzai con molta fatica, per poi dirigermi in salotto.

"Hai rotto le palle, Emma!"

Lara era in piedi sul divano per qualche assurdo motivo. La ragazza era chinata in avanti in modo quasi minaccioso. I suoi capelli mezzi castani, mezzi biondi erano raccolti in una crocchia mezza sciolta che le cadeva sulla schiena. Era ancora in pigiama, dei pantaloncini rosa ed uno scialle arancione che le avvolgeva le spalle. Stringeva al petto ciò che dall'altra parte della stanza sembrava un banale straccio rosso.

Emma, ancora in bikini, era seduta a gambe incrociate sul tappeto rosso e nero, che a sua volta era coperto di bottiglie di vetro e bianchi bicchierini di plastica.

"Ma io non ho fatto nulla!" Gridò, gesticolando in modo esageratamente drammatico.

Io piegai silenziosamente per raccogliere una bottiglia vuota vicino ai miei piedi scalzi. 'Tennent's' era stampato in maiuscolo sulla bottiglia di vetro che poi appoggiai sul tavolino basso di vetro, anche quello.

"Basta, Emma! Basta con le tue stupide feste!"

Lara sventolò lo straccio rosso davanti al viso di Emma. Io, intenta raccogliere spazzatura con la mia lentezza mattiniera da zombie, decisi di ignorare la presenza delle mie amiche ma sfortunatamente loro non sembravano avere intenzione di ignorare la mia.

"Beth!" Era la voce stridula di Lara, il suo famoso tono arrabbiato.

Con un sospiro drammatico, appoggiai due bicchieri di plastica sul tavolino del salotto e mi raddrizzai.

"Dimmi." Sussurrai con tono seccato. Con un salto da ninja, Lara scese dal divano e fece il giro largo del salotto come per evitare Emma. Con lo sguardo fisso su di Emma e lo straccio stretto al petto come un bambino che avrebbe protetto dalle grinfie malvagie dell'altra anche a costo della propria vita, Lara arrivò davanti a me.

"Lei," disse con un dito puntato contro Emma, che a sua volta ci fissava con gli occhi scuri spalancati, "ha distrutto il vestito di Emily!"

Al liceo, Lara aveva fatto vari corsi di moda; era sempre stata la sua passione. Era da quando avevamo dieci anni che lei ci diceva che avrebbe creato i nostri abiti da matrimonio.

Arrivate ad Amsterdam prese a creare modelli davvero unici che poi vendeva online, ma quello era solo un lavoretto tanto per guadagnare soldi. La cosa che amava veramente era creare vestiti per noi.

Passava ore a prendere le nostre misure, magari anche ignorando il fatto che avevamo impegni personali e che non avevamo tutto il tempo - o la pazienza- necessari per stare ferme in una stanza con dei metri legati intorno alla vita e alle spalle , ma sapevamo tutte che le intenzioni di Lara erano buone.

La guerra tra Lara e Emma durava da più di quindici anni. Le due erano quasi troppo simili, ma allo stesso tempo molto diverse. Pure Lara adorava festeggiare, ma la sua idea di festa aveva un po' più di classe, per esempio non includeva ballare sopra un tavolo in cucina, con niente addosso tranne un bikini multicolorato.

Socchiusi gli occhi e la guardai a lungo prima di parlare.

"Okay...?"

Questa non era di sicuro la risposta che voleva Lara. I suoi occhi marroni sembravano pronti a sparare laser rossi nella mia direzione, ma Emma catturò per prima la sua attenzione.

"Non sono stata io! Sarà stato uno degli invitati!"

Emma si alzò in piedi; era visibilmente agitata. Aveva ancora gli occhi spalancati e muoveva le braccia in ogni direzione, come una gallina che tentava di volare ma giustamente non ci riusciva perché le galline non volano. Sembrava una bambina che tentava disperatamente di catturare l'attenzione di sua madre.

Lara le mostro uno dei suoi classici sorrisetti falsi ed amari a labbra strette, il sorriso che solitamente riservava alle persone che le stavano particolarmente sul cazzo.

"E chi è che ha invitato gli invitati?"

Emma decise di ignorare la domanda, invece si spinse in piedi e puntò in modo accusatorio il dito contro Lara.

"Se tu fossi stata qui, avresti potuto proteggerei i tuoi stracci preziosi!"

Lara aprì la bocca ed emise un suono molto drammatico, un respiro molto lungo e forte, come se le mancasse l'aria tutto d'un tratto. Sembrava un pochino un pesce morto.

"Stracci?" Gridò. Chiuse la bocca e si guardò intorno come se stesse cercano fra le bottiglie e i bicchieri un insulto appropriato. Iniziò a balbettare a bassa voce tra sé e sé prima di gridare:

"Sarai te uno straccio!" E con ciò si diresse verso la sua stanza barra laboratorio, sbattendo forte la porta dietro di sé.

"Dov'era ieri sera?" Chiesi incuriosita guardando Emma. Emma sospirò e si mise a sedere sul divano, passandosi entrambe le mani tra i capelli scompigliati.

"Da Daan."

Daan non esattamente il ragazzo di Lara. Si erano conosciuti nel supermercato del nostro quartiere da quanto ne avessi capito. Lara passava almeno due o tre notti a settimana e lei insisteva che non c'era assolutamente nulla tra di lei e lui, ma noi la conoscevamo bene. Era una delle nostre migliori amiche ed era innamorata perduta di Daan. Rimaneva comunque il fatto che Daan era uno stronzo e non aveva problemi col passare la notte con le sue altre amiche, mentre Lara rimaneva leale ad un ragazzo che non era nemmeno il suo.

2 A. M. in AmsterdamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora