"Oudette!" Gridai dal mio letto. Avevo in mano una rivista da cucina. La pioggia batteva forte sulle macchine per strada e sul marciapiede. Centinaia di minuscole gocce d'acqua sembravano fare a gara sul vetro della finestra.
Quella mattina avevo programmato di andare al parco o girare per la città, ma il pomeriggio, con quel tempo, non c'era modo di fare nessuna delle due cose. Cucinare qualcosa, forse?
Guardai la ricetta per la torta al cioccolato, Mi mancavano gli ingredienti. Generalmente le mie compagne di cucina erano o Emma, insieme alla quale facevo torte o biscotti da sempre, o Oudette, con la quale mi divertivo sempre anche perché mi procurava sempre gli ingredienti migliori. Faceva la cameriera in un ristorante tra i migliori di Amsterdam. Non era ancora sicura di cosa volesse fare nel futuro, e quindi si concentrava sul suo lavoro da cameriera. C'era un tempo in cui avrebbe voluto fare l'avvocatessa, ma allora avevamo tredici anni, e i sogni vanno e vengono a quell'età.
Anche se volevo un bene assurdo alla ragazza, era la principale sospettata nel caso della scomparsa della mia maglia preferita.
"Oudette!" Gridai di nuovo.
Ricevendo di nuovo nessuna risposta, lanciai la rivista dall'altra parte della stanza e, con molta fatica, rotolai dall'altro lato del letto e mi alzai in piedi.
Attraversai il salotto e mi fermai davanti alla porta bianca con 'Oudette' stampato in maiuscolo sopra un pezzo di cartone inchiodato al legno.
Guardai l'orologio appeso al muro del salotto. Dovevo trovarmi al bar tra un'ora. Riportando la mia attenzione alla missione originale, girai la maniglia e mi addentrai nella camera di Oudette.
Le pareti erano bianche, come il resto della casa. Nessuna di noi aveva una stanza perfettamente ordinata, perchè era proprio quella la bellezza di non avere i genitori in casa, ma la stanza di Oudette era un discorso totalmente diverso.
Aprendo la porta, schiacciai contro il muro una decina di libri che erano stati buttati sul pavimento. Le lenzuola erano per terra come i libri, insieme a qualche maglietta. Sul banco di legno scuro, c'erano tazze, piatti, forchette e bottiglie di tutti i tipi e sul lettino basso c'era una piccola Oudette appallottolata che mi fissava con gli occhi sgranati e un sorrisetto stampato in faccia.
Il sole era uscito da dietro i nuvoloni grigi e riflesso sulla parete bianca, dava un'aria più serena alla stanza, ma non mi rendeva meno inquietata dall'espressione della mia amica.
"Oudette?" Scavalcai un paio di libri e mi avvicinai al letto. I suoi lunghi ricci castani le coprivano le spalle e un ricciolo solitario si era appoggiato sul suo naso sottile, dividendo i suoi occhi azzurri mare.
"Si?"
Il suo sorriso bianco si allargava di più con ogni mio passo.
"Tutto bene?"
Arrivai al lato del letto e mi misi a sedere accanto a lei, solo per notare un dettaglio che mi ero persa precedentemente. Si stava stringendo al petto una bottiglia di vetro quasi vuota. Il liquido era trasparente e ne rimaneva solo qualche goccia. Non capivo se stesse cercando di nasconderla o se si fosse semplicemente affezionata.
La realtà mi prese di sorpresa come un coltello allo stomaco e sentii come una specie di senso di colpa che mi stringeva dall'interno, ma non capivo come mai.
"Oudette, sono le sei del pomeriggio." Feci una pausa inclinai la testa verso destra, incrociando le braccia.
"Posso avere la tua bottiglia?"
Oudette balzò in piedi sul letto e iniziò a saltare, mentre porgeva verso di me la bottiglia di vodka. Riuscii a malapena ad aggrapparmi all'oggetto che andava su e giù con ogni sbalzo della ragazza, ma finalmente riuscii a toglierlo dalle sue mani sudate.
Mi guardai intorno, cercando un posto dove appoggiare la bottiglia. Individuato uno scaffale, mi svuotai in bocca la bottiglia e una volta vuota, la appoggiai delicatamente sulla superficie legnosa.
"Hey!" Gridò Oudette, allungando fin troppo le vocali dell'esclamazione e fermandosi in piedi sul letto.
"Mi hai finito la vodka!"
"Shhhh!", mormorai, arrampicandomi nuovamente sul letto. La presi per mano, guardandola negli occhi.
"Basta, Oudette." Iniziai ad abbassarmi lentamente, tentando di farla sedere insieme a me sul letto.
"Siediti e stai calma."
Mi misi a gambe incrociate sul letto, ma la mia amica, che era ancora in piedi, si divincolò e come un lampo tirò via le mani per poi saltare in modo molto drammatico dal letto, con le braccia in aria.
"Non mi catturerai questa volta!"
"Cosa?" aggrottai la fronte e la fissai mentre saltellava in modo assai pericoloso e molto poco sobrio per la sua camera da letto. Scossi la testa come per risvegliarmi dall'assurdità da sogno dell'intera situazione e mi buttai dal letto dietro di lei per raggiungerla.
"Oudette, ti fai male!"
Oudette non mi ascoltava, invece rideva come una bambina e ogni tanto batteva contro qualche mobile, cosa che la faceva ridere ancora più forte, buttando indietro la testa insieme alla criniera castana. Ero talmente intenta nel cercare di fermarla prima che si facesse male, che non mi accorsi nemmeno della porta aperta.
"Ma che botta c'avete?" Gridò Diana.
