Non so chi sia questo ragazzo, ma ci è andato un po' pesante con Einar.
Ho cercato di spiegargli che io ed Einar ci siamo appena conosciuti e che tra me e lui non c'è niente, ma alle mie parole Ein corre via.
Non è che si è fatto strane idee?
Ma non è possibile perché è fidanzato, allora non capisco.
"Non so chi sei ma hai esagerato."
"Eccoli. Ecco a voi i finocchi di amici 17!"
"Ma vaffanculo."
Stupido biondino egocentrico.
Do uno sguardo al l'orologio, le 15:30. Mi devo sbrigare a trovare il ragazzo cubano.
Inizio a correre chiamando il suo nome, ma niente.
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Ad un certo punto, esco sul balcone rassegnato per fumare una sigaretta, ma appena la accendo, noto di non essere solo.
"Einar! Ti ho cercato ovunque! Grazie al cielo stai bene!"
Alza lo sguardo. Ha gli occhi rossi e gonfi dal pianto.
Ha le lacrime asciutte e lo sguardo spento.
Nessuna risposta.

Evidentemente non sta molto bene...
"Che ti è successo?"
Abbassa lo sguardo ed invita la testa tra le gambe piegate.
"Ein, cosa hai?"
"Niente, ansia."
Ansia?
"Sei scappato qui per l'ansia?"
"Esatto. Solo ansia."
Non so se crederci.
"Ma non è che ti sei offeso per le parole di quel cretino?" La butto lì.
Mi guarda ma non risponde.
"Non devi dargli retta. Tu poi sei anche fidanzato, puoi dimostrargli il contrario."
Alza le sopracciglia come per disapprovare ciò che ho detto.
"Valentina non è la tua ragazza?"
"...si... cioè... si."
Perché tentenna?
Decido di non dargli troppo peso, magari balbetta per il pianto...
"Vabbè, non è questo il momento di parlare di quel cretino... abbiamo un casting da fare..."
"Si."
È freddo.
Mi avvicino dolcemente a lui schiacciando con il piede il mozzicone di sigaretta appena concluso.
Poi lo abbraccio con un solo braccio e gli do due pacche sul petto con l'altra mano.
"Dai. Non essere nervoso."
Lo vedo molto triste...
"Chiudi gli occhi, come quando ti ho aiutato.."
Si leva di scatto dal mio braccio.
Lo vedo scosso.
"Su. Andiamo, è tardi."
Se ne va a passo svelto e io lo seguo di corsa.
Poi lo afferro per la spalla.
"Ma si può sapere che ti prende?"
Inchioda ma non si gira.
"Io sono fatto così."
Dice con voce acida.
"Bel carattere allora! Complimenti."
Batto le mani.
"So che non sei così. Non so che ti abbia preso, ma spero che tu ti riprenda." Cambio voce, la addolcisco.
Poi mi faccio strada e me ne vado vedendo i suoi occhi su di me.
Sono sicuro che sia in realtà un ragazzo dolce, si vede dal suo modo di fare, l'ho capito subito.
Non so che gli sia preso, giuro.
Forse le parole di quel cretino gli hanno dato fastidio...
Non lo capisco.
Ci conosciamo da poche ore e già si è affezionato...
È una persona stra dolce e piena di amore.
Forse con le mie parole ho contribuito a distruggergli il cuore.
Mi sento in colpa.
Sembra molto fragile...
Ora però devo essere egoista.
Sta iniziando Amici.
Dietro le quinte c'è poca, pochissima luce.
Gente mi spintona e mi strattona di qua e di là.
È tutto affollato di cast, aspiranti cantanti e ballerini.
La tensione è così fitta che si può tagliare con un coltello.
Sono immerso nei miei pensieri quando un uomo grande e grosso prende me ed un altro e ci spinge nello studio pieno di luci.
"Ragazzuoli, voi siete i primi."
Si spalancano le tende.
Ora c'è luce.
Mi giro.
Quel ragazzo era Einar.
Mi sorride ed io dopo un po' di incertezze mi faccio scappare una risata.
Poi, luce intensa.
Applausi, grida e molta, tantissima gente.
"Allora, chi inizia?" Chiede Maria con voce accogliente e confortante.
"Vai pure te"
"Vai tu, tranquillo"
"Ma figurati, vai tu"
"Nono, sono serio, vai tu..."
Dopo questi imbarazzanti secondi, decido di andare io.
"Grazie" gli sussurro all'orecchio mentre mi propendo verso di lui per afferrare il microfono situato di fianco a lui.
"Non c'è di che.." dice un po' freddo.
Mi posiziono al centro dello studio.
Tutti mi guardano, cantanti, ballerini, pubblico...
Certo, io sono abituato alla fama, ma una cosa del genere non la avevo mai fatta...
"Ciao, io sono Filippo, in arte Irama, vengo da Firenze ed ho 23 anni.
Faccio musica da quando ero bambino ed ho già lavorato con una casa discografica, ma sono qui apposta per scordare ciò che ho passato..."
"Ciao... comincia pure... base."
La base va in crescendo.
Metto da parte tutta l'ansia e la trasformo in grinta.
Mi lascio andare cercando quella pace che c'era quando eravamo solo io e lui, Einar.
D'improvviso tutto scompare.
Gli spalti vuoti, niente giudici, Maria non c'è più.
I cantanti, i ballerini... non c'è più traccia di nessuno.
Mi volto, sempre cantando e lo vedo.
C'è solo lui.
Solo Einar sulla panchina che mi guarda speranzoso e fiducioso.
Resto fisso nei suoi occhi intensi e canto, senza pensare.
La mente vuota.
In testa ho solo lui.
Il suo sorriso, i suoi occhi, la sua pelle scura, la sua bocca rosa ...
Comincio a chiedermi se quel capitolo della mia vita stia tornando a tormentarmi...
No. Non lo posso permettere, per me e per lui.
Lo guardo ancora.
Mi fa l'occhiolino.
Mi volto di scatto e così, riappare tutto.
Maria, il pubblico che grida il mio nome, tutti.
Proprio tutti, o quasi.
Mi volto di nuovo, ma questa volta lui non c'è.
Einar è scomparso.
Quando è scomparso tutto il resto della gente, non me n'è importato niente perché c'era lui.
Ora che non c'è ho capito che io non ho bisogno di nessuno, se non di lui.
Finisco la mia canzone.
Mi volto di nuovo e lui è di nuovo lì.
Ora ho capito.
Io ho bisogno di lui.
Il mio subconscio lo sa, lo ha sempre saputo ed ha trovato un modo per farmelo provare su pelle.
In fondo lo sapevo che quel ragazzo era speciale.
È stato tutto molto rapido e non so cosa sia successo ma mi sto incamminando verso la panchina da dove si sta alzando Einar.
Viene in contro a me.
Per l'adrenalina del momento, vedendolo avvicinarmici sempre di più, faccio per abbracciarlo, ma lui con una spalla mi scansa e continua a camminare.
Tutti i giudici si lasciano scappare un sorriso.
Ma che mi è passato per la testa?
L'adrenalina mi sta giocando brutti scherzi. Devo vedere di calmarmi.
Non posso permettermi altri errori come questo.
Mi siedo evidentemente imbarazzato.
Spero che Einar riesca a rilassarsi e a godersi questa bellissima esperienza.
Intanto vedo Valentina avvicinarsi e a farsi spazio sulla panchina dove sono seduto.
"Hahaha, l'emozione gioca brutti scherzi, non ti offendere, sicuro quella spallata non voleva dartela, solo che non si aspettava che tu ti mettessi in mezzo ed aprissi le braccia hahaha" mi dice ridendo.
"Si, tranquilla, non so che mi sia preso. L'ansia mi ha offuscato la vista e la ragione ahhaha" faccio un falso sorriso.
E... si. Quel mio periodo sta tornando in me.
Non posso negarlo o fingere che non sia così.
Io sono questo.
È inutile continuare a mentirmi o a cercare di nasconderlo.
È così e basta.
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Il continuo lo troverete nel terzo capitolo che uscirà in settimana.
Secondo voi di che parla Irama?
Commentate.

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