Capitolo 8

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E dopo secoli...... Il Ritorno!

Louis osservò una ciocca color cioccolato che sfuggiva dal rigido chignon di Harry mentre il ragazzo in questione si chinava ad osservare uno dei manoscritti alla Morgan Library. Il liscio sentì una scossa di desiderio passarlo da parte a parte.
Harry era così amabile, così onesto e aperto, con quegli occhi verdi cristallini. Era molto sospettoso della sua reputazione di playboy, ma gli sembrava che cominciasse a sgelarsi, almeno un po’.

Un giorno, si disse.
Un giorno per gioire di se stesso, per essere l’uomo che voleva essere, l’uomo che era davvero. Non l’inguaribile casanova che imperversava sui giornali allo scopo di attirare l’attenzione e favorire il turismo nel suo paese per altri versi quasi sconosciuto.

Harry guardò su, gli occhi sgranati.
<<Cosa c’è che non va?>>
<<Non c’è nulla che non va.>>
<<Ha sospirato.>>
<<Davvero?>>
Era deliziato da quanto il riccil fosse conscio di lui, così come lo era di lui... fin dall’inizio.
<<Stavo solo guardando questa composizione di Mozart.>>
<<Meravigliosa, vero?>>
Il riccio lo raggiunse vicino alla bacheca. <<Adoro questo posto.>>
<<Davvero?>> Non era sorpreso. Solo compiaciuto.
L'altro annuì. <<Mi piace sentirmi parte di tanta storia.>>
<<So cosa intendi.>>
Era quello che lui provava nei confronti del proprio paese, parte del motivo per cui non si era opposto quando sua sorella aveva abdicato. Quando ti rendi conto che sei parte di qualcosa di molto più grande di te, ti sembra che ogni preoccupazione personale sia sciocca.

<<E la stanza...>> proseguì Harry alzando gli occhi all’alto soffitto affrescato. <<Mi sembra di essere entrato in un altro mondo. Ma immagino che lei sia abituato a luoghi come questo.>>
<<Suppongo che lo sarei, se fossi cresciuto in un palazzo.>>
Il riccio sollevò le sopracciglia. <<E non è così?>>
<<Sono cresciuto in una casa colonica tra le montagne. Ammetto che fosse una casa molto bella, ma non si trattava di una reggia. Il palazzo reale a Louisville viene usato solo per occasioni e cerimonie di stato.>>

Harry lo fissò, e lui poté quasi vedere gli ingranaggi che giravano nella sua mente. Un’altra supposizione distrutta... o almeno così sperava lui.
<<E dove vive adesso?>> domandò poi l'altro mentre si avvicinavano a una bacheca che conteneva la Bibbia di Gutenberg.
<<Ho un appartamento nella capitale di Louisville>>
<<Ma quando sarà... re? Allora vivrà nel palazzo, giusto?>>
Si strinse nelle spalle. <<Mia madre trascorre la maggior parte del suo tempo nella casa tra le montagne, ma risiede nel palazzo quando deve essere lì per funzioni di stato. Quindi, sì, occasionalmente dovrò stare a palazzo.>>
<<E non vede l’ora?>> domandò Harry. 

Prima che potesse censurarsi, Louis rispose con onestà. <<Per niente.>>
Il riccio piegò il capo, gli occhi carichi di simpatia. <<Perché no?>>
<<Perché non ho mai desiderato essere re. Ma accetto i miei doveri.>> Sorrise, sapendo di aver detto troppo e volendo alleggerire il momento. <<Hai visto abbastanza? Non vorrei mai minacciare il tuo pranzo.>>
<<Uhm... certo>> rispose il ragazzo, quasi a corto di fiato, e Louis gli prese la mano, intrecciando le dita alle sue.

Avvertì uno strattone profondo dentro di lui nel sentire la sua pelle soffice contro la propria, e notò che l'altro aveva le pupille un po’ dilatate.
Era attratto quanto lo era lui. La domanda era: ne avrebbero fatto qualcosa?

Louis sapeva che risposta avrebbe desiderato...

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