capitolo 12
La sveglia suonò, saltai giù dal letto, oggi non vedevo l'ora di andare a scuola, c'erano ancora molte domande che dovevo fare ad Aaron. Quando nominai mentalmente Aaron, il ricordo di ieri notte si fece largo nella mia mente, arrossii quando mi ricordai del bacio dolce e gentile che mi diede sulla fronte. "Buongiorno Lea" sobbalzai quando sentii quella voce nella mia testa, ma poi sorrisi "buongiorno a te Aaron", mi sentii circondare da un dolce abbraccio, anche se ero da sola nella mia stanzetta, "come hai fatto?" percepii l'ombra di un sorriso quando mi rispose "segreto di lupo" mi misi a ridere "prima o poi ti farò svelare tutti i segreti di lupo. Ora esci che mi devo cambiare, e non sbirciare o non ti darò il biscottino" lo sentii ridere "farò il bravo, promessa di scout, ci vediamo fra poco" inarcai un sopracciglio e guardai la sveglia, erano le sette e cinque, ci voleva un'altra ora per vederci "io non ne sarei tanto sicuro se fossi in te" saltai "cosa ci fai ancora qua?! Sciò" lo sentii sorridere e uscire dalla mia testa. Andai nel bagno e mi feci una doccia veloce, rientrai in camera ed aprii l'armadio, tirando fuori tutto quello che mi serviva, mi vestii ed uscii fuori dalla stanza, e, con Alan alle calcagna, scesi le scale. Controllai se la sua macchina era parcheggiata nel cortile, sospirai sollevata, era già uscito. Mi diressi verso la cucina per fare la colazione, era da molto tempo che non facevo colazione la mattina, sorrisi e mi preparai una tazza di latte caldo, mi rivolsi ad Alan "ne vuoi un pò anche tu?" lui scosse la testa, mi guardai in torno, mi soffermai sulla cesta della frutta "che ne dici di una bella mela?", annuì con la testolina, sorrisi e mi diressi verso la cesta, presi una mela rossa e gliela lanciai, Alan la prese al volo, sorrisi e incominciai a fischiettare Raven mentre ritornavo ai fornelli. Quando il latte fù pronto lo versai in una tazza, la portai alle labbra e ne bevvi il contenuto, sentii il liquido caldo che, scendendomi nella gola, riscaldò il corpo, d'istinto cercai Aaron con la mente "Aaron, ci sei?" sentii immediatamente un abbraccio mentale confortevole "sempre, pronta per andare a scuola?", sorrisi "sempre, e tu?", lo sentii ridere ma non aggiunse nient'altro, così aggiunsi "che tu sia pronto o no, oggi ho in serbo un interrogatorio per te", chiusi il contatto senza aspettare risposta e sorrisi, guardai l'orologio; segnava le sette e quaranta, quel giorno avrei fatto ritardo. stavo per prendere le chiavi di casa ed uscire, quando sentii il rombo di un motore provenire dal cortile di casa mia, aprii la porta e riconobbi la Mercedes nera metallizzata parcheggiata davanti al cancello. La portiera del guidatore si aprì, Aaron scese dalla macchina, chiusi la porta e andai verso di lui, nel frattempo Aaron aveva già aperto la portiera del passeggero, aspettò che io fossi di fronte a lui poi, sorridendo disse "sorpresa", sorrisi "ora capisco cosa intendevi con 'ci vediamo fra poco' " ed entrai in macchina, lui chiuse la portiera. Entrò anche lui in macchina e mise in moto. Fu un viaggio breve poiché Aaron non conosceva la parola 'limite', perciò ignorò completamente il cartello che indicava la velocità massima di cinquanta Km/h, guardai il suo contachilometri, sgranai gli occhi; superava i cento Km/h "non che la velocità mi dispiaccia, ma siamo in una centro abitato", si mise a ridere e rallentò "va meglio così?" guardai il contachilometri segnava ottanta, sorrisi "va meglio", sbuffò "odio andare piano", non riuscii a trattenermi "e tu questo lo definisci andare piano?", lui sorrise "certo"
"touche". Eravamo davanti scuola, Aaron parcheggiò e spense il motore, guardai l'orologio; erano le otto meno dieci. Inarcai un sopracciglio, sorrise e scese dalla macchina, mi slacciai la cintura e scesi anche io dalla macchina. Aaron mi venne incontro e mi prese per mano, sorrisi, con passo lento, ci avviammo per il viale della scuola, tenendoci per mano, mi sentii osservata "sbaglio o ci stanno osservando?", lui sogghignò "è solo la tua impressione" mi guardai intorno, vidi un gruppo di persone che ci fissavano sbalorditi, altri che ci guardavano con aria ostile, mi corressi mi guardavano con ostilità, guardai Aaron "visto? Non era una mia impressione", lui si grattò il collo e capii che c'era qualcosa che mi doveva dire "Aaron parla"
"bè ecco, diciamo, che questa non è una scuola 'normale'" io continuavo a non capire così sospirando aggiunse "è la nostra scuola". Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva, ora capivo il motivo dell'ostilità e del perchè ci guardavano sbalorditi "vuoi dire che in questa scuola sono tutti licantropi?"
"no, non tutti, c'è una piccola percentuale di umani" lo guardai torva "piccola quanto?", scrollò le spalle "diciamo che si possono contare sulle punte delle dita", mi arresi e sorrisi "non sarà un grosso problema" o almeno lo speravo. Poi la campanella suonò.
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Black Wolf (IN REVISIONE)
WerewolfSono passati 10 anni dalla morte della madre di Lea, ogni giorno subisce le punizioni del padre che lei ritiene opportune, poiché la colpa è sua se la madre è morta (almeno secondo lei). Ma è qui che sbaglia e a farglielo capire e a salvarla dalle...