Minacce

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                      Capitolo 14

Appena suonò la campanella, che segnava la fine della seconda ora, mi girai verso Aaron e incominciai a parlare, sapendo che da un momento all'altro il professore della terza ora sarebbe entrato in classe, "scusami, non volevo.." lui mi interruppe "Lea, non scusarti, non hai fatto niente di male" fece un sorriso mesto, l miei occhi colpevoli incontrarono i suoi feriti e continuai il discorso che aveva interrotto "non volevo dire che ho paura di te, al contrario, io mi fido ciecamente di te. Il problema sono io", nei suoi occhi lessi una domanda silenziosa, ma non ebbi il coraggio di rispondere e distolsi lo sguardo. Con la mente cercai la sua, sfiorai piano la sua difesa mentale, come per chiedergli il permesso, la sua mente si riaprii subito e il nostro collegamento, che ora riuscivo a sentire, riapparve. ''Scusami'' fu un sussurro appena percettibile e disperato, ma seppi che lui lo sentì e percepì le sfumature dei sentimenti in quella parola perché mi accarezzò la guancia, "quello che dovrebbe chiedere scusa sono io, non tu", mi sorrise e mi prese per mano "dai, andiamo" lo guardai confusa, lui sorrise "sai oggi è venerdì e alla terza ora c'è educazione fisica", in quel momento con la coda degli occhi vidi le ragazze e i ragazzi che si alzavano e si dirigevano verso la porta. ''Come ho fatto a scordarmi che oggi c'era educazione fisica?'' , la risposta, che in quel momento sfoggiava un sorriso colpevole, l'avevo davanti a me, sorrisi a mia volta "andiamo!" e lo trascinai fuori dalla classe, si mise a ridere e poco dopo la sua risata conatagiò anche me. Ci separammo solo quando arrivammo davanti gli spogliatoi. Mi girai verso di lui e lo salutai con la mano "A dopo", mi voltai ed entrai nello spogliatoio femminile, appena varcai la soglia della porta ebbi gli occhi delle ragazze  puntati contro "bleah che schifo" Diana parlò forte in modo che sentisse tutto lo spogliatoio, una sua amica gli diede man forte e con un sorriso beffardo disse "che è successo?", Diana si girò verso la sua amica "è appena entrato un essere strisciante e viscido dalla porta, sento che sto per rimettere" e fece un altro verso schifato, che venne imitato da tutte le ragazze, per poi ridere tutte insieme. Scrollai le spalle e dissi, in modo da farmi sentire da tutte, "almeno io non sono un ibrido fra pecora ed asino". Una ragazza si girò verso di me con aria sdegnata "tu, essere schifoso! Come ti permetti a rivolgerti così verso Diana e verso di noi?" alzai un sopracciglio e mi appoggiai al muro, stando ben attenda a non farmi male alle ferite, guardai la ragazza che aveva appena parlato e le rivolsi un sorriso strafottente "dico la pura e semplice verità" Diana si avvicinò a me e, con il dorso della mano, mi diede uno schiaffo sulla guancia. Voltai il viso, più per abitudine che per vero dolore, stavo per parlare di nuovo quando una sua amica mi precedette "dai, Diana, andiamocene. Non ne vale la pena sprecare altro fiato con una cosa come lei".

L'amica la guardò e annuì, fece per uscire ma si bloccò sulla porta "stavo quasi per dimenticarmene" tornò indietro e mi si parò davanti con fare minaccioso, mi puntò un dito nel petto e avvicinò il suo viso a pochi centimetri al mio "prova anche solo a rivolgere la parola ad Aaron o ad avvicinarti di nuovo ad lui e rimpiangerai di essere nata. Mi hai capito insulsa umana?" aggrottai le sopracciglia e con uno schiaffo allontanai la sua mano dal mio petto "e perché dovrei obbedire? Io parlo e sto con chi mi pare e, penso, che questo valga anche per Aaron poiché è dotato di un quoziente intellettivo e di una propria volontà. Tu non hai nessun diritto di decidere chi io debba frequentare", il viso di Diana si fece paonazzo "tu, razza di essere schifoso, forse non hai capito bene qual'è la tua posizione in questa città". Mi staccai dal muro e mi avvicinai a Diana, la sorpassai senza degnarla di uno sguardo. Una mano dalle unghie laccate si posò sulla mia spalla, sul livido fresco. Mi bloccai, strinsi la mascella e voltai il viso, con gli occhi fissai la mano sulla mia spalla e salii con lo sguardo fino agli occhi della proprietaria di quella mano "non ho ancora finito con te" sbuffai "io si" la mia noia risuonò in quella risposta, scossi la spalla e mi cacciai quella mano fastidiosa di dosso e voltai di nuovo la testa, mi avviai verso la panchina dal lato opposto alla porta, sentii una ragazza sussurrare a Diana qualcosa che somigliava vagamente a un 'non ora. All'uscita' ma non ci diedi molta importanza. Diana parlò, ma questa volta si rivolse al gregge di pecore "andiamo" e in pochi secondi lo spogliatoio fu vuoto, scossi la testa e in quel momento mi passarono davanti scene di cani ben addestrati e dei loro padroni, scoppiai a ridere, ma smisi quasi subito. Sospirai e mi sedetti sulla panchina attaccata al muro, poggiai la testa sul marmo liscio e freddo e rivolsi lo sguardo al soffitto. Rimasi ferma in quella posizione per altri interminabili minuti poi, contro voglia, mi alzai dalla panchina e mi diressi verso il mio armadietto. Lo trovai socchiuso, lo aprii e inarcai un sopracciglio; la mia tuta non era nel mio armadietto, borbottai "ma andiamo! Non siamo mica all'asilo" sbruffai e chiusi l'armadietto, tornai a sedermi sulla panchina e infilai una mano nei capelli, scoppiai a ridere scuotendo la testa. Mi rialzai e con passo felpato e leggiadro mi incamminai verso la palestra, un edificio situato a pochi metri dall'istituto, aprii la porta e varcai la soglia. Mi guardai in torno in cerca del professore, lo vidi sulla mia destra intento a parlare con un ragazzo, lo riconobbi subito anche se mi dava le spalle. Mi avvicinai al professore e al ragazzo, mi misi di fianco al ragazzo "buongiorno professore" poi chinai la testa e incrociai quegli occhi color blu elettrico "ciao Aaron", lui mi sorrise e ricambiò il saluto "ciao Lea". Rivolsi il mio sguardo al professore, che in quel momento aveva un sopracciglio alzato, "buongiorno signorina Altea, potrei sapere perchè non indossa la sua tuta?" scrollai le spalle "la mia tuta non era più nel mio armadietto", Aaron fece per parlare, ma una voce alquanto fastidiosa -almeno per me- lo interruppe "scommetto che è solo una scusa", alzai un sopracciglio e fissai gli occhi della persona che aveva appena parlato "Diana, se pensi che sia solo una scusa andiamo insieme a controllare" lei sorrise furba "può darsi che sei stata tu a nasconderla", feci per ribattere ma il professore mi anticipò "la signorina Altea non mi ha mai dato noie, quindi perchè avrebbe dovuto nascondere la propria tuta?" Le guance di Diana si tinsero leggermente di rosso per la rabbia "perchè non vuole fare educazione fisica" io alzai un sopracciglio "e quando avrei detto che non voglio fare educazione fisica?" lei mi guardò con astio "hai nascosto la tuta per non fare educazione fisica", il mio sbruffo venne coperto dalla voce del professore "ora basta signorina Gray! Se Altea non voleva fare educazione fisica me lo avrebbe detto o sarebbe andata direttamente in infermeria!", guardai Diana negli occhi, inarcai un sopracciglio e alzai l'angolo della bocca, in un sorriso di sfida. Mi rivolsi al professore ma non staccai mai gli occhi da quelli di Diana "professore, io non ho niente da nascondere, ma se la mia compagna di classe ha il dubbio che io possa fare una cosa del genere e sarà più tranquilla se voi controlliate di persona il mio armadietto e lo spogliatoio, per me non ci sono problemi." Il professore annuii deciso "bene, andiamo", in quel momento intervenne anche Aaron "mi scusi se mi intrometto, professore, ma per velocizzare la ricerca potrei venire anche io?" il professore scrollò le spalle "certo", spalancai gli occhi. ''e da quando i ragazzi possono entrare nello spogliatoio femminile?'', sentii il suo sorriso mentale ''infatti non possono'' lo guardai e inarcai un sopracciglio, la sua risata calda e melodica mi invase la testa ''questo è uno dei tanti privilegi che toccano ad un ragazzo serio, intelligente ed affidabile come me'' scossi la testa divertita e, in compenso ricevetti uno sguardo minaccioso da parte di Diana, che aumentò non di poco la mia ilarità, perciò mi morsi il dorso della mano per non scoppiare a ridere. Aaron tossicchiò e si avvicinò al mio fianco, con la coda dell'occhio vidi la sua mano aperta vicino alla mia, sorrisi e lo presi per mano, lui me la strinse per pochi secondi, poi allentò la presa ma non lasciò la mia mano. ''Cos'è questa storia della tuta scomparsa?'', lo guardai negli occhi, poi alzai gli occhi verso il soffitto e scossi la testa divertita '' è una novità uscita da poco, si chiama: cercare di intimorire qualcuno nascondendo le sue cose e pensare che obbedisca ai tuoi ordini in questo modo. Mmh il nome è troppo lungo così non va bene''  lui scosse la testa ''che ne dici di chiamarlo atto di bullismo?'' feci finta di pensarci su "mmmh...si potrebbe andare" lui mi guardò preoccupato, scossi la testa non volevo che si preoccupasse per una cosa futile "tranquillo non è niente" ma trovai la sua mente concentrata su qualcos'altro, poichè ancora non avevo capito come fare per entrare nella mente di Aaron senza il suo permesso, aspettai sulla 'soglia' della sua difesa mentale. Dopo pochi minuti sentii che Aaron era tornato sulla nostra connessione, sentii che era arrabbiato, mi preoccupai "cosa è successo?" lui mi guardò negli occhi; i miei occhi -che non trasmettevano nulla se non apatia- si persero nei suoi -che trasmettevano mille sentimenti- ''ti ha fatto male?'' lo guardai stranita, lui alzò la mano e mi sfiorò con le punte delle dite la guancia dove Diana mi aveva tirato lo schiaffo. Scossi piano la testa senza distogliere lo sguardo dal suo, mi guardò con tristezza, appoggiai la guancia sulla sua mano calda e grande. Chiusi gli occhi, ero nella pace più assoluta. Purtroppo durò poco poichè il tossicchiare di qualcuno mi strappo da quella pace e mi riportò nella dura realtà, aprii gli occhi e solo in quel momento mi accorsi che io ed Aaron ci eravamo fermati. Guardai la fonte di quel tossicchiare, il professore ci guardava con uno sguardo tenero e un sorriso felice, mentre Diana era rossa di rabbia, corsi con lo sguardo verso Aaron, che in quel momento mi stava guardando con un sorriso che mi fece mancare il fiato ''scusa, mi ero scordato di loro due''  arrossii -il pomodoro più rosso sembrava rosa se messo al confronto alle mie guance- e feci un sorriso imbarazzato ''tranquillo. Emh posso sapere perchè il professore ci guarda con quello sguardo?'' Infatti il professore era rimasto ancora a guardarci con quell'espressione, Aaron sorrise ''il professore fa parte del nostro clan da molto tempo, mi ha visto nascere e crescere, mi è stato accanto nei momenti di debolezza e cupi, ha rischiato di morire per fermarmi quando sono impazzito, ma lui c'era anche nei  momenti felici. È stato ed è come un padre per me, e io sono come un figlio per lui, è normale che sia felice per me'' aveva un tono tenero che mi fece sorridere, tornai a guardare il professore che, solo in quel momento, si riscosse e tornò serio, anche se il suo sguardo si poteva leggere ancora l'ombra della tenerezza di poco fà, lo sguardo felice di Aaron incrociò quello allegro del professore "scusateci, possiamo andare", Diana mi trucidò con lo sguardo, io ricambiai con un sorriso innocente ''se gli sguardi potessero uccidere..'' sentii Aaron trattenere le risate e per poco non si strozzò, riuscii a trattenere le risate a stento, mi avvicinai e gli diedi delle pacche sulla schiena, tutto questo sotto lo sguardo felice del professore e quello cupo di Diana, Aaron mi riprese per mano e ci incamminammo insieme. Il professore mi guardò con sguardo complice "sicura di aver controllato bene nell'armadietto?" annuii "certo, ne sono sicura"

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