L'errore

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                      capitolo 10

Era il crepuscolo quando rientrai in casa. Con Aaron ci separammo qualche metro prima di casa mia, dopo averlo salutato gli promisi che ci saremmo rivisti presto. Entrai in casa e mi diressi direttamente verso la vasca da bagno, aprii il getto dell'acqua calda e dell'acqua fredda, facendola diventare tiepida, aspettai fino a quando la vasca si riempì, versai del sapone nel liquido caldo e, sbarazzatami dei vestiti, mi calai nella vasca, sospirai, amavo farmi il bagno. Rilassai i muscoli e sospirai, mi immersi fino ad arrivare sotto la superficie dell'acqua, poi tornai su, posai la mia testa sul marmo freddo della vasca e guardai il soffitto, chiusi gli occhi e mi addormentai. Sentii qualcuno accarezzarmi la gola e scendere giù fino ad arrivare all'ombelico, aprii gli occhi di scatto, la prima cosa che vidi fu l'acqua della vasca da bagno, provai ad alzarmi ma due mani forti mi trattennero dalle spalle, mi spinse giù, facendo poggiare la mia schiena al proprio petto, girai la testa di scatto e mi ritrovai la sua faccia sorridente "finalmente ti sei svegliata" e calò la sua bocca sulla mia. Sapevo cosa stava per fare perchè aveva quello sguardo: lo sguardo di un predatore che sta per gustarsi la sua vittima. Il mio cervello andò in blackout, diventai una bambola di pezza nelle sue mani, con un'unica differenza: dagli occhi delle bambole non scendeva alcuna lacrima. Quando fu tutto finito lui si alzò dalla vasca "stasera puoi riposarti, cucinerò io e ti porterò la cena" ed uscì dal bagno, lasciandomi inerte e senza forze nella vasca, le mie lacrime salate e calde scendevano fino ad unirsi con l'acqua della vasca. Quando uscii anche io dalla vasca, le gambe tremavano, mi appoggiai al lavandino e indossai l'accappatoio, mi asciugai e mi diressi verso la mia stanza, passai vicino allo specchio, mi fermai, feci un profondo respiro, chiusi gli occhi e tolsi l'accappatoio. Quando riaprì gli occhi per poco non caddi in ginocchio per terra, ero ricoperta da lividi nuovi dal collo fino ai piedi, risaltavano sulla mia pelle pallida, piansi. Richiusi l'accappatoio e mi diressi con gambe tremanti verso la mia camera, la chiusi a chiave ma non aprii la luce, mi vestii e mi infilai sotto le coperte ma non dormii, dopo qualche minuto sentii qualcuno bussare "Lea, tesoro, apri la porta", mi alzai e andai ad aprire la porta, me lo trovai davanti, sorridente, con un piatto in mano "ecco la tua cena" me la porse e io la presi, mi diede un bacio sulla fronte "buonanotte piccola mia" e chiuse la porta, strinsi il piatto fino a quando le nocche non si fecero bianche, guardai il piatto nel quale vi era un pò di insalata e del tonno, mi diressi verso la finestra e buttai il contenuto nei cespugli sotto la mia finestra, ritornai verso il letto e lasciai il piatto vuoto vicino al comodino, mi sdraiai, impostai la sveglia per le cinque e mezza, dopo quello che mi sembrò un'eternità mi addormentai. La sveglia suonò, aprii gli occhi e mi ritrovai due occhietti verdi fissarmi preoccupati, mi alzai "buongiorno a te Alan" lui gracchiò triste, scossi la testa "non ti preoccupare, io sono forte" e sorrisi, o almeno è quello che cercai di fare, il sorriso non illuminò gli occhi che rimasero spenti e dopo un secondo anche il 'sorriso' si spense, cambiai argomento "bene è ora di lavarsi e vestirsi se non voglio fare tardi oggi".

                  ****

Entrai in classe che erano le 7:45, ovviamente in classe non c'era nessuno, mi sedetti al mio posto, facendo attenzione a come mi muovevo per non urtare da qualche parte i molteplici lividi che avevo su tutto il corpo. Guardai l'orario: 7:53, oggi la campanella avrebbe suonato cinque minuti prima, qualcosa sulla mano sinistra attirò il mio sguardo, guardai il dorso della mano da dove due lividi enormi spuntavano dalla manica della felpa a collo alto, ''merda'' ,  cercai di nasconderlo in qualche modo, tirai la manica fino a coprire i due lividi, ma non funzionò poichè la manica si ritirò subito dopo, sentii la campanella suonare ''oh cavolo, proprio ora deve suonare? Dimmi che è uno scherzo'' ma purtroppo non lo era, la porta si aprii e ragazzi e ragazze entrarono in classe, infilai immediatamente la mano nella tasca della felpa. Rimasi a bocca aperta quando Fay entrò, per la prima volta prima della professoressa, era in perfetto orario. Mi guardò e sorrise, alzò la mano e mi salutò, dopo di lei entrò anche Aaron, che al contrario della cugina non era mai entrato in ritardo, lui mi guardò con aria interrogativa e mimò un "come mai quella espressione?" io senza dire una parola indicai, ovviamente con la mano destra, la cugina, lui la guardò e poi capì, nel frattempo si erano già seduti al loro posto, sentii Aaron sussurrare "già anche io stamattina sono rimasto sorpreso", Fay si girò verso di noi, alzò un sopracciglio "mi seccava fare tardi oggi, avete qualcosa da obiettare?" io mi girai verso Aaron, ci guardammo velocemente negli occhi poi guardammo Fay e scuotemmo la testa, lei sorrise soddisfatta "bene" e si girò, in quel momento entrò il professore di scienze, ci alzammo per il saluto, "accomodatevi" ci sedemmo e il professore incominciò la lezione di scienze. La giornata fù tranquilla, quando arrivò la ricreazione, uscii insieme a Fay e ad Aaron, ci dirigemmo verso il cortile interno della scuola, quest'ultimo pullulava di ragazzi, un ragazzo più grande venne verso di noi "Aaron è un piacere vederti di nuovo qua con noi" l'interpellato sorrise "anche per me è un piacere essere ritornato in questa scuola" il ragazzo più grande sorrise a sua volta "vieni anche gli altri ti vogliono salutare" Aaron ci guardò con uno sguardo di scuse e ci salutò io a mia volta alzai la mano e lo salutai, solo che per sbaglio lo salutai con la mano sinistra, la rimisi subito in tasca e feci finta di niente, Aaron mi guardò negli occhi e mimo un "dopo" probabilmente li aveva intravisti, sospirai e annuì, lui se ne andò con il ragazzo. Con Fay non potei aspettare il 'dopo' mi prese la mano sinistra e la tolse dalla mia tasca, nei suoi occhi vidi passare una marea di sentimenti; passò dallo sgomento alla furia e da quest'ultima passò al dispiacere, poi la sua espressione tornò normale,  rimise la mano in tasca, tutto questo successe in un attimo poi mi prese l'altra mano e mi trascinò con sè, "Fay rallenta" ma lei non mi ascoltò, ci fermammo solo quando arrivammo davanti la nostra classe, spalancò la porta, in classe c'erano solo pochi ragazzi e tre ragazze, Fay gridò "vi voglio tutti fuori di qui entro due secondi! Avete capito?" tutti i ragazzi la fissarono con occhi spalancati, chi era già in piedi corse fuori dalla porta e chi invece era seduto si affrettò ad alzarsi per poi uscire dall'aula. Fay si chiuse la porta dietro di sè, si avvicinò verso di me,incominciò a parlare con voce pacata "siediti" mi indicò un posto qualunque io mi ci sedetti, lei restò in piedi davanti a me e incrociò le braccia, "spiegami come ti sei procurata quei lividi" pensai alla prima scusa plausibile "ecco..ieri io mi stavo facendo il bagno e...per sbaglio ho sbattuto la mano contro la vasca", lei mi guardò negli occhi "dimmi la verità", entrai nel panico "te lo giuro", si avvicinò a me, abbassò un pò il colletto della felpa "ah si? e allora come me li spieghi i lividi e i succhiotti sul collo?" mi portai una mano sul collo cercando di coprirli, incominciai a tremare "i-io...e-ecco.." in quel momento la campanella suonò, mi alzai il colletto e mi sedetti al mio posto, Fay si sedette al suo posto e disse "dopo". Quando il dopo arrivò io ero nel panico più assoluto.

Black Wolf (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora