Dovevo urlare, dovevo almeno provarci, potrei ancora farlo, potrei…
- Hai fame? -
Ero così preso dal combattere con me stesso, che l’occasione mi è sfuggita dalle mani e ora il professore è di nuovo davanti a me, appoggiato alla porta, con un sorriso appena accennato e una striscia di luce lunare che gli arriva addosso lasciando metà di lui in piena oscurità.
- Sì. -
Mi faccio pietà da solo, sono solo l’ombra di una persona. Mi sto rassegnando a questa situazione, inutile cercare di convincermi del contrario.
- Ottimo, ho ordinato cinese. -
Di nuovo quella camminata sicura e quasi ipnotica e si rimette a sedere accanto a me. Non muovo un muscolo, potrebbe pure usarmi come piatto di portata e resterei immobile a subire la condanna di un’eterna prigionia a soddisfare chissà quali osceni desideri.
Sospiro con vera rassegnazione, mentre una parte di me si ostina a pensare a qualche possibile via di fuga, tipo farmi liberare per andare al bagno e provare ad uscire dalla finestra. Poi ricordo di essere all’attico del palazzo. Che idea stupida.
- Volevi mangiare cinese stasera, vero? -
La sua voce mi accarezza strappandomi dai pensieri cupi.
- S-sì… -
Lo sapeva, sapeva anche questo, ma come?
- Ho preso il menu dal tuo zaino, ho ordinato quello che hai segnato a pranzo, immagino fossero le cose che volevi. -
Ah…. la sensazione di essere continuamente osservato non era una paranoia senza senso e non erano neppure stati quei bulli che poi mi avevano dato la lezioncina a fine scuola. Era stato lui!! Era lui a farmi sentire sempre agitato, sempre puntato, sempre preda di occhi nell’ombra.
- Riso al curry, involtini primavera, ravioli al vapore e maiale in agrodolce. Non pensavo ti piacessero certe cose. -
- Non mi conosci… non parlare come se… se… -
Ci ho provato. Di nuovo. Ci ho provato di nuovo a tenergli testa, a guardarlo negli occhi, a dirgli che non può costringermi ad essere un giocattolo.
La sua mano però si è mossa, scorrendo con dita leggere sulla mia camicia a zig zag tra i bottoni, salendo dalla vita fino all’apertura al collo e fermandosi appena incontrata la pelle, slacciando a scendere alcuni bottoni.
Trattengo il respiro per un lungo istante.
- Come se sapessi cosa vuoi davvero? -
Non mi ha solo legato fisicamente, sta cercando di farmi credere di essere legato anche nell’anima a lui da chissà quale fato o destino. Ma io non credo a queste cose, non ci ho mai creduto o avrei scelto la disperazione molto tempo fa e provato a farla finita con la vita. Il mio fato non è scritto e non può essere quello di una vita legato al letto di un professore maniaco.
Sostenere quello sguardo quasi impassibile e allo stesso tempo profondo e magnetico è difficile. Resisto pochi secondi, poi sbuffare guardando altrove. Sento la frustrazione crescere insieme alla rassegnazione, un conflitto pesante che continua a togliermi a tratti il respiro e il cuore passa in continuazione da battiti rapidi a più lenti per poi tornare veloce. Sarà la mia fine, in un modo o nell’altro.
- Cosa preferisci per cominciare? -
Continuo a restare in silenzio, non gli darò la soddisfazione di una risposta, anche se il mio stomaco decide di farsi sentire per il profumo intenso che si sprigiona mentre quel mostro apre i contenitori di cartone uno alla volta. Imbarazzante, tremendamente imbarazzante.
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Innocent Sin
VampireBaldr Morningstar, timido ragazzo appena entrato in una nuova scuola, incontra e si scontra con il suo nuovo insegnante. Ma Cain Levi Draven non è ciò che sembra davvero e i suoi segreti verranno presto rivelati a Baldr. Riuscirà a resistere o socc...