Azusa × Reader DL Fluff

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Note
(t/n) = tuo nome.
(c/c) = colore capelli.


La dedico a APieceOfCake73
(+ l'edit a inizio capitolo è mio)

Tre mesi.
Tre mesi che (T/n) era rinchiusa in quella maledetta villa. Li odiava, quei quattro fratelli erano il demonio, e ne aveva una tremenda paura, tuttavia catturavano di continuo il suo interesse e il loro passato quasi la inteneriva, sembrava infatti trovare sempre una giustificazione per spiegare gli atti violenti che così di frequente amavano commettere nei suoi confronti, tant'è che più di una volta si era domandata se le potesse effettivamente piacere subire quell'inferno quotidianamente. Eppure, la risposta era sempre e solo no. Alla fine erano tutti malati, dei completi pazzi a piede libero, e lo sapeva. Perché quindi, trovava sempre un "ma", ostinandosi a difenderli spontaneamente? Col tempo era arrivata ad una teoria secondo la quale avrebbe dovuto semplicemente smettere di essere troppo buona con coloro che più di rovinarle la vita non avevano fatto. Esattamente come in quel momento nel si ritravava per l'ennesima volta a ripeterselo mentalmente guardando il soffito di quella che ormai da troppo era la sua camera. Le capitava spesso di stare faccia al muro o con occhi rivolti verso l'alto in compagnia di sé stessa, era un'abitudine che aveva preso dopo aver realizzato di essere la sua unica alleata in quella magione. In quella posizione si chiedeva anche cosa loro sapessero veramente di lei, cosa pensassero lei provasse per via della situazione in cui si era involontariamente ritrovata... Sempre se gli capitava di pensarci.
-M'neko~chan?- Dal nomignolo e la voce cantilenante la (C/c) riconobbe subito Kou che la chiamava. Si mise seduta guardando il ragazzo sull'uscio della porta in legno laccato, invogliandolo a dire ciò che doveva.
-Non ci saremo per un paio d'ore, resterai con Azusa questa sera.- Le si gelò il sangue. Poche volte era rimanere in sola compagnia del ragazzo in questione e nessuna di queste aveva avuto un lieto fine.
-Okay~?- Le chiese conferma con voce cantilenante.
Il perché usasse sempre quel modo di fare gentile, nonostante fosse in realtà uno stronzo di prima categoria, era ancora un dilemma ai suoi occhi.
Rispose con un cenno positivo del capo, sapendo che esprimere la sua vera opinione a riguardo sarebbe stato inutile.
Se ne andarono e (T/n) rimase in silezio vicino al ragazzo dai capelli verdastri, percepiva addosso il suo sguardo curioso, ma non osava ugualmente girarsi.
-Hai paura?- Lo chiese senza scomporsi, col suo solito tono mansueto. Non aveva paura, la metteva semplicemente a disagio.
-No- rispose secca.
-Perché non mi guardi, allora?- Non disse nulla, lasciandogli campo libero. -Mi odi? Perché?-
-Non ti odio, solo non ti conosco, e questo mi fa... strano(?) o almeno credo-.
-Perché, degli altri sai qualcosa?- Aveva ragione, non conosceva nemmeno loro, la sua spiegazione non aveva senso.
-Già, non so molto di voi, ma potrei sempre rimediare iniziando a conoscere te- disse con un tono quasi dolce, aspettando una qualsiasi reazione.
-Ti interessa?-
-Se te l'ho chiesto- la scrutò per poi prenderla per il polso e lentamente portarle la mano verso il suo braccio, la fece scorrere lungo una cicatrice, e in quel momento entrambi restarono muti.
-Justin- spezzò il silenzio con quel nome -cosa?-
-È Justin.-
-Gli hai dato un nome?- Annuì, -perché mai?-
-È il nome di colui che me l'ha inflitta anni fa, un amico-.
-Oh, avete litigato?- La guardò male facendo intendere all'altra di non aver capito.
-Era mio amico, è mio amico.-
-Ma ti ha ferito- accennò ad un mezzo sorriso, -lo ha fatto, sì. A dire la verità, non è stato l'unico-.
Seguì un piccolo silenzio, -Mi spiace-.
-No- scosse il capo, -no?-
-Non fa veramente male, non è cattiveria- sembrò pensarci un attimo, prima di azzardare -anche tu potresti...- Le si mise sopra, a cavalcioni. Instintivamente l'altra si scansò imbarazzata balzando successivamente in piedi sotto lo sguardo stranito del vampiro.
-No- affermò con un filo di voce, -Uh..? Quindi (T/n) san mi odia-.
-Non è vero!- Non lo capiva, decisamente.
-Sei tu a non volerlo. O mi odi, o hai un'idea contorta riguardo il significato della vera amicizia.-
-Ma sei serio? L'amicizia non è assolutamen...-
-Sì che lo è, come lo è anche l'amore- fece un passo verso lui, -ma more non è sinonimo di dolore, anche se fanno rima- sospirò in seguito al piccolo gioco di parole fatto per smorzare l'atmosfera fredda, -è molto soggettivo, ma se parliamo in generale...- Lo osservò un attimo, per poi sedersi sul largo tappetto del soggiorno. -Okay, non credo abbia senso parlare a nome di tutti, quindi ti dirò la mia personale visione a riguardo- fissò il vuoto con aria perplessa, sembrando rifletterci attentamente -...non posso farlo- quasi sussurrò, -non ho la benchè minima idea di cosa sia- ammise a sguardo basso, sconfitta dalla sua stessa ignoranza e mancata esperienza. E lo sentì ridere, per la prima volta -sembri una bambina-. Arrossì, alzando lo sguardo il minimo indispensabile, giusto quello che serviva per riuscire a creare un contatto visivo. E si fermò un attimo, a gambe incrociate, imbarazzata dal suo comportamento ed incantata dalla serenità la quale riusciva a leggere sul viso dell'altro.
-Credo di aver capito...- Sentiva un groppo in gola.
-Cosa?- Nah, erano le famose farfalle nello stomaco, forse.
Si mise sulle ginocchia, alzandosi leggermente ed ignorando distratta il precedente quesito -potresti avvicinarti?-
Lo fece, e nel giro di pochi secondi i loro volti si trovarono con le labbra premute le une sulle altre.
-Suppongo tu abbia capito- affermò ironicamente sottovoce, come se avesse paura di farle del male con la sola frequenza del suono.
-È che hai davvero un bel sorriso- ribattè sincera.
-Ti piace?- Chiese accarezzandole la testa, tralasciando il fatto che come risposta non avesse un senso logico, ricevendo ugualmente un piccolo "sì" susseguito da diversi piccoli baci a stampo.
E forse in quel momento, seppur ognuno a proprio modo, lo capirono entrambi che l'amore, tra le sue mille sfaccettature, non era poi così complicato se visto in due.

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