Ash × Reader Banana Fish Fluff

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Note
(t/n) = tuo nome
(c/c) = colore capelli

<Puoi smetterla?> Chiese irritata la (c/c) nel mentre infiniti sguardi impanicati le si scagliavano contro da parte della gang di Ash, solo Dio sapeva come il capo avrebbe potuto reagire ad una ragazzina dalla voce acuta mai vista prima da appena sveglio.
<Di fare cosa?>
<Di bere a bocca, fa schifo> guardò il cartone del latte aperto che aveva tra le mani accennando un piccolo sorriso divertito <b-boss! È solo una stupida, non farci caso> intervenì cercando di difenderla il ragazzo dai capelli rosati, <la conosci?> <È mia cugina> ammise grattandosi la nuca imbarazzato per via del comportamento assunto da quest'ultima poco prima, <come mai si trova qui?>
<I miei sono morti> s'intromise nella conversazione la diretta interessata, <sì- rimarrà qui giusto il tempo necessario per trovarle una casa> concluse sperando che il capo non avesse deciso di cacciarla o spararle nel mentre.
<Come sono morti?> Domandò ignorando il ragazzo e le sue motivazioni, <chissà> rispose con aria di sfida, ricevendo uno schiaffo sul capo da Bones.
<Non ti darà noia> cercò di convincerlo come un bambino farebbe con la madre per tenersi il trovatello di turno e farlo diventare il proprio animale domestico <i mocciosi danno sempre noia> concluse prendendo un altro sorso del liquido biancastro, facendo sussurare di rimando una frase contenente le parole "disgustoso" e "rivoltante" alla nuova arrivata.
<Comunque non sono una mocciosa> precisò, <buon per te, che ne dici di fare qualcosa di produttivo?>
<Significa che può restare?> Chiese una conferma per la sua deduzione venendo però nuovamente tagliato fuori dal discorso, <tipo cosa?> era strafottente, chissà da quale famiglia benestante veniva quella quindicenne viziata.
<Seguimi> disse lanciando ad uno dei ragazzi nella stanza la confezione semivuota e muovendosi verso quello che sembrava un vicolo cieco, per poi tirare fuori una pistola vecchio stile dalla larga tasca posteriore dei jeans.
<Sai usarla?>
<Sparare è un qualcosa di produttivo?> inarcò un sopracciglio rifilandogli un'occhiataccia diffidente, <insegnarti a difenderti in caso di qualche sorpresa inaspettata lo è> ribattè, convincendola ad afferrare l'arma.
<Prova a colpire quel bersaglio> non era l'unico, c'erano infatti diversi cerchietti di varie dimensioni su quasi tutto il muro, doveva essere il posto dove quei delinquienti si tenevano allenati. "Delinquienti"... Chi era lei per giudicare? Fece come stato ordinato, colpendolo alla perfezione e lasciando Ash sorpreso.
<Sicura di non avere mai sparato?>
<Non ho detto di non averlo mai fatto> scrollò le spalle, <come ti chiami?> incrociò le braccia con aria incuriosita. Vero, si era dimenticata di presentarsi perchè troppo presa dalla quantità di germi che l'altro stava tragugiando tramite quella confezione, <(T/n)>
<E dove avresti imparato a->
<Ha importanza?> Lo interruppe bruscamente, togliendosi di dosso quell'aria di totale indifferenza <ho forse toccato un argomento delicato?> Non era chiaramente dispiaciuto di averlo fatto, <certo che no> fece spavalda.
<Allora dimmelo, no?> iniziò a camminarle davanti facendola indietreggiare, <vivrai qui per qualche tempo, non è che tu possa opporti o altro in ogni caso> com'era finita spalle al muro? Ironicamente, ora sembrava lei il bersaglio.
<Secondo te chi li ha uccisi i miei?> Domandò sottovoce in maniera retorica il quesito, non dandogli la soddisfazione di farsi vedere alle strette, <mi stai dicendo che una figlia di papà come te avrebbbe abbandonato la bella vita per finire qui?> era stupito, probabilmente nemmeno le credeva.
<Chi ti dice che io sia una figlia di papà?> Spinse via il corpo del biondo, statole fino a quel momento estremamente vicino con lo scopo di bloccarla.
<Conosco la storia di Bones, i suoi parenti sono pieni di soldi> spiegò, <e non ti sei mai chiesto perché lui è finito qui?> Perché è stato stuprato, certo, lo sapeva. Forse avrebbe dovuto pensarci prima di inquadrarla.
Ora non sembrava solo infastidita, bensì furiosa. Ce lo aveva scritto in faccia ed il suo cercare di nasconderlo lo rendeva ancora più evidente.
<Quindi ti hanno->
<Non dirlo, cazzo> era un hobby non fargli finire le frasi? D'altro canto la stava vedendo crollare davanti ai suoi stessi occhi, non vedeva il senso nel dare peso a una piccolezza simile... Era da un po' che non vedeva qualcuno in quelle condizioni, ora che ci faceva caso.
Le mise una mano sulla spalla per consolarla ritrovandosela però avvinghiata al collo in lacrime, cosa era supposto che lui facesse?
Sapeva come ci si sentisse, in lei rivedeva quel bimbo di otto anni che si era dovuto fare giustizia da solo. Era spaventata da sè stessa, lo poteva percepire, si sentiva sporca, piena di odio e disumanità, più di quanto pensava fossero i suoi genitori. Il chè era chiaramente folle, (T/n) era la vittima e non si meritava nulla di ciò che le era accaduto, nè prima nè dopo avere usato due proiettili per difendersi ed uscire da quel vortice di violenza ingiustificata.
<Non è colpa tua> aveva iniziato a sentire i suoi singhiozzi farsi più rumorosi, stare semplicemente zitto in quella situazione sarebbe stato davvero da bastardi, <perchè lo hai detto?> Per sè stesso, per il bimbo spaventato che era all'inizio del percorso degradante il quale aveva intrapeso in quella che era la sua vita. Non voleva darle una risposta simile, ma non sapeva cos'altro dirle e come risultato ottenne solo l'assenza delle braccia della ragazza sul suo corpo, la quale difatti si stava sbrigando ad andarsene il più velocemente possibile.
<Aspetta> non era bravo in queste cose, <che c'è?> E certamente il fatto che persino la voce di (T/n) sembrasse spezzata da emozioni troppo complesse per essere spiegate in maniera chiara non lo aiutava a pensare responsabilmente alla cosa migliore da fare.
Per questo optò per lo stare zitto ed esprimersi invece tramite i fatti, stringendola a sè, <non avevo ancora ricambiato il tuo abbraccio> sussurò cercando di dare una mitivazione al gesto improvviso, per non sembrare semplicemente preso dall'emozione del momento. Effettivamente non era solo "del momento", non era un qualcosa che in pochi istanti sarebbe svanita, non era nè pietà nè compassione. Ash la capiva, tutto qui. E non esisteva cosa più perfetta per consolarla di un abbraccio impregnato d'intesa.

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