«Marco, ti prego, accompagnami fuori» - eravamo ancora là dentro.
Uscimmo, ma impiegai qualche secondo per riprendermi. Il sole di mezzogiorno era alto nel cielo e abituatomi al buio rituale della cattedrale dovetti coprirmi gli occhi per il bagliore.
«Cosa c'è di normale in tutto ciò?» - chiedo.
«È un battesimo, dov'è la stranezza?»
«È un rituale religioso e l'oggetto del rituale è un bambino!»
«So dove vuoi arrivare, ma voglio fermarti immediatamente. I genitori hanno il potere e il dovere di educare i propri figli e...»
«Dici bene! Educare! Come è oscuro il significato di questo termine! È potere e dovere dei genitori promuovere lo sviluppo delle facoltà intellettuali, estetiche e morali dei figli. Ecco, questa è la chiave, "promuovere lo sviluppo" è assai diverso da "determinare"!»
«Credi davvero che un po' d'acqua e qualche parola solenne profumata d'incenso possa determinare la vita di qualcuno?»
«Scegliere una religione significa aderire ad un quadro di valori predeterminato, entrare a far parte di una comunità qualificata...»
«Davvero, non riesco a seguirti oggi. Semmai dovessi avere un figlio, inevitabilmente gli trasmetterò e vorrò trasmettergli la mia idea di "bene" e la mia idea di "male", perché ognuno – e non potrebbe essere altrimenti – crede giusto ciò che reputa bene. Se fossi credente...»
«Ma non lo sei! Come i genitori del piccolo Alberto. La mamma – la conobbi all'università – è praticamente atea da sempre. Il padre, Aldo, è finanche cresimato, ma non vedeva un crocefisso dal giorno del suo matrimonio. Che senso ha – a questo punto – il battesimo? Che senso ha teatralizzare l'adesione di un bambino ad una fede, se in realtà, senza troppi dubbi, tornerà in chiesa soltanto per ricevere la prima comunione?»
«Ti capisco, ma che vuoi farci! È la normalità! Pensa a quel bambino, non battezzato, che in quinta elementare chieda ai genitori perché non può prendere la comunione come i suoi amici. Si sentirebbe escluso e gli altri tenderebbero ad escluderlo a loro volta. È tradizione qui da noi!»
«Chiamala come vuoi, a me fa venire il voltastomaco!»
«Dai rientriamo»
Non avevo intenzione di tornare là dentro. Fino ad allora non avevo mai avuto problemi a varcare la soglia di una cattedrale, anzi, ero sempre eccitato all'idea di scoprire quanta ricchezza artistica fosse nascosta entro quelle possenti mura. Era diverso. Non stavo entrando in un museo, stavo entrando in un luogo in cui non mi sentivo... accettato? O forse ero io che non accettavo loro? Forse mi disgustava vedere tanta ipocrisia. Tanti uomini e tante donne che sapevo trovarsi là soltanto per creanza, per non sentirsi fuori luogo, per correre dietro ad una normalità bavosa e strisciante.
«Entra tu, io voglio vedere il mare!» - mi volto di scatto, punto i piedi e m'avvio, come se fosse stato il mio unico pensiero in quell'istante.
Marco tenta di avvicinarmi con la voce: «Ti raggiungerò più tardi!»
Sono ormai troppo distante per rispondergli, sia fisicamente che spiritualmente. Senza voltarmi e senza fermarmi, alzo la mano destra e scompaio in un vicolo.
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Bleu
Короткий рассказNessuno di noi è nato con la cravatta. Un breve racconto. Un protagonista senza nome. A Napoli, alla ricerca del mare, alla ricerca della normalità. Il mare c'è, ma non è mai lo stesso. Della normalità, neanche il riflesso.