Quarto

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«Ecco il mare!»

«È proprio qui che volevo arrivare, ma non ci sarei mai riuscita da sola» - risponde lei allargando un sorriso nella direzione delle onde.

Mi ha seguito fin qui. Guarda il panorama soddisfatta. È appoggiata sulla ringhiera con le braccia tese, come se stesse lottando con infinite emozioni che, vorticose dentro di lei, la stringono al suolo. Abbiamo corso fin qui, lei dietro di me. Adesso che ci siamo, io dietro di lei. Osserva con attenzione ogni dettaglio dritto davanti a sé, non sa se sono ancora qui o son già andato via. Probabilmente non le importa. Eppure. Fermo. Se prima vedevo in meno, adesso vedo in più, non solo il mare, ma anche lei.

Mi avvicino e, muto, mi sporgo anche io per vedere oltre. Lei non c'è più. Non la vedo, ma so che mi è affianco. Riesco a percepire la sua presenza, anche se non sento più alcun suono che possa ricordarmela. Il mare è sempre lì, con le sue onde, blu, sotto il sole. È diverso. È diverso rispetto a un attimo prima. Ma se il mare non può cambiare, allora sono diverso io.

Mi volto verso di lei e attendo il suo sorriso.

«C'è una cosa che vorrei chiederti»

«Dimmi» - risponde sicura.

«Qual è il colore dei tuoi capelli?»

Arrossisce ed è incerta per un istante, poi risponde: «Sono neri»

Commentammo per qualche minuto la strada appena percorsa, poi le mostrai la nostra posizione sulla mappa e le indicai un posto dove andare a mangiare. Non le chiesi altro, né lei sembrava volesse dirmi qualcosa.

«Merci beaucoup, à bientôt!»

Un istante dopo, era scomparsa.

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