Capitolo 6

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In ascensore nessuna delle due parlò.

Eravamo in quella scatola di metallo, e vi posso giurare che la tensione si poteva tagliare col coltello e spalmarla su una fetta di pane.

Era quasi eccitante la cosa.

Entrambe in silenzio. In un piccolo spazio. Dopo ciò che avevo provato a fare.

Volevo quasi iniziare a blaterare inutilmente, per vedere se lei avrebbe reagito.

Ma Lauren era sicuramente scossa per ciò che era successo prima... quindi meglio di no.

Io ero decisamente piena di vita, ero così soddisfatta da essere arzilla come una bambina al parco giochi.

Lei sembrava quasi incazzata con me, ma io sapevo che ci era solo rimasta male perché avevo avuto quel piccolo momento di controllo su di lei.

Era meglio così.

"Me lo dirà prima o poi" pensai, sorridendo, con lei alle mie spalle.

A lei non piaceva quando prendevo io il controllo, la faceva sentire debole, ed era una cosa che "Miss Supreme Jauregui" detestava con tutto il cuore.

Arrivati al piano di sotto, feci risuonare i miei tacchi camminando nella sala piena dei tanti collaboratori della mia donna.

Tutti erano come li avevamo lasciati pochi minuti prima: in piedi e preoccupati.

"Che mortorio" pensai tra me e me.

Porsi un caloroso sorriso a tutti quanti.

Sembravo una cavalletta da come mi stavo atteggiando, mentre Lauren si muoveva lentamente dietro di me, con lo sguardo serio, come se fosse uno zombie.

Tutti ci squadrarono, cercando di capire cosa fosse successo.

Era troppo divertente. Non avevo ancora mai fatto una cosa così in ufficio da lei, e i suoi colleghi erano troppo innocienti in quel momento.

Oppure lo avevano capito ed erano sospettosi?

Qualcuno forse lo aveva intuito, perché il loro capo era salito con me che era "gioiosa" per i suoi standard professionali, mentre io ero un toro infuriato contro il novellino; al contrario, appena scesi, lei aveva leggermente il rossetto sbavato, lo sguardo assente e l'umore capovolto, mentre io ero diventata la persona più calorosa e disponibile dell'universo.

Alla fine Lauren sbuffò, seccata da quegli sguardi curiosi, catturando però l'attenzione di tutti verso di lei.

<< Allora, muoviamoci a finire queste presentazioni >> borbottò.

Era lei adesso quella di cattivo umore.

Normani aveva il tipico sguardo stupito/impaurito. Si avvicinò a Lauren per bisbigliarle qualcosa all'orecchio, che io sentii perfettamente.

<< Ma cosa avete combinato? Vi siete scambiate i ruoli? E poi hai la camicia con i bottoni sfalzati, che cazz->>

Le interruppi sospirando rumorosamente, facendo finta di essere impaziente.

<< Su, Normani, fai il tuo dovere >>

Si girò verso di me, fece spallucce e andò verso Shawn.

Intanto Lauren abbassò lo sguardo verso la sua camicia, ed era vero: si era riabbottonata la camicia male.

Volevo ridere, ma dovevo restare seria.

Non era per niente il momento adatto per mostrare segni di simpatia.

La donna d'affari prese il giovane ragazzo per le spalle, e con un enorme sorriso me lo "presentò".

Dovevo cercare di essere il più gentile possibile, ma già mi aspettavo il contrario.

<< Mia cara Camila, so e sappiamo tutti molto bene che lo conosci di già, ma conosci la sua vecchia persona. Shawn è il nostro nuovo addetto alle vendite, s'intende di marketing, conclude bene gli affari ed è un mostro nel trading. È un uomo nuovo, con nuove ambizioni e con una nuova mentalità >>

<< Sì, e io ci credo... >> la interruppi.

<< Camila >> continuò lei << Me lo ha dimostrato. È seriamente pentito, ed è cambiato in meglio >>

Spostai il mio sguardo freddo e gelido verso di lui.

Non era cambiato di una virgola.

Aveva sempre il solito volto a bambino, solo molto più definito... e forse anche con qualche muscolo in più.

Non aveva l'aspetto di un uomo, non aveva nemmeno un accenno di barba.

Era solo vestito molto bene, con un completo da lavoro grigio e una camicia bianca sotto, con il colletto slacciato.

Aveva lo sguardo rivolto verso il basso, e sembrava aver paura di incrociare i miei occhi.

Alla fine il pupo prese coraggio e parlò.

<< Camila... mi dispiace davvero tanto. Non appena ho fatto la spia mi sono sentito malissimo. Ero solo arrabbiato perché avevi scelto lei invece che me >> provò a difendersi.

<< Incolpi tua gelosia? Cazzo, ma ci pensi che ci stavi per far uccidere? >> ribattei << Eri fuori di testa... e per me ancora lo sei, psicopatico >>

<< Ero accecato dalla rabbia, me ne sono accorto solo dopo... Lo giuro. Non sono nè pazzo, nè psicopatico, nè malato di mente. Non volevo assolutamente farti del male >>

Era patetico, volevo dirgliene di tutti i colori, ma mi ero promessa di restare il più calma possibile.

Quel "non volevo farti del male" mi suonava molto da ex-fidanzatino ancora innamorato.

Ma lasciai perdere, perché tanto sapeva che il suo caro capo era mia moglie.

Non si sarebbe azzardato a farmi del male, nemmeno a sfiorarmi...

E se lo avesse fatto, si sarebbe trovato sia Lauren che Normani contro di lui, se non l'intera azienda.

Sarebbero state capaci di rovinargli la vita mettendo una piccola firma su un foglio.

Perciò mi tranquillizzai, prendendo un bel respiro profondo e squotendo la testa, scacciando via tutto il veleno che gli volevo sputare.

<< È tutto okay >> dissi, alzando le mani << Fate come vi pare, è la vostra azienda, mica la mia. Anche perché io di queste cose non m'intendo, Se lui è un buon lavoratore, meglio per voi, no? È business, uhm? >>

Detto ciò, calò il silenzio più assoluto.

Fortunatamente Lauren lo interruppe.

<< Bene >> si schiarì la voce << Tornate a lavoro. Io devo concludere un discorso con mia moglie su nel mio ufficio >>

Mi afferrò la mano, e andammo verso le porte di ferro dell'ascensore.

Prima di salire si rivolse alla sua collega:

<< Renderò inaccessibile l'ascensore all'ultimo piano per un po'. Se è una cosa urgente, e sottolineo urgente, telefonatemi >>

Ahia, l'avevo fatta grossa.

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