Capitolo 8

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Lei sorrise e ubbidí al mio ordine.

Risalí il mio corpo, appoggiandosi con le mani sulla sedia, accanto ai miei glutei, fiondandosi sulle mie labbra, baciandomi con voglia e foga.

La sua lingua vagó dentro la mia bocca, strusciandosi contro la mia, provocando rumori piacevoli che risuonavano nella stanza.

Le accarezzai col palmo della mano la morbida pelle della sua guancia.

<< Per me sei bella sempre, sciocchina >> scherzai, staccandomi dal bacio, facendola ridere.

<< Sei una bambinona >> rispose a tono mia moglie.

<< Oh, certo. Parla quella autoritaria... Quella che mi ha portato e rinchiuso nel suo ufficio per "sculacciarmi" >>

Lauren mi morse il labbro inferiore, continuando a ridacchiare.

<< Dai, che ti sta piacendo come punizione per avermi fatta stare senza sesso per così a lungo >>

Feci spallucce, appoggiando le braccia attorno al suo collo.

<< Allora puniscimi, no? >> sussurrai al suo orecchio, mordendole e succhiandole il lobo.

La cosa la faceva impazzire.

<< Come desideri >> e detto ciò, fece scendere la mano tra le mie gambe e passó col pollice destro sul clitoride, descrivendo movimenti circolari << Alcune volte mi chiedo cosa ho fatto per meritarmi una donna così intelligente e allo stesso tempo così fottutamente sexy >>

Appoggiai le mie labbra sulla sua mascella sporgente.

<< Sei tutto quello che ho sempre desiderato. Pensavo che una ragazza così esistesse solo nei miei sogni... >> continuò, entrando dentro di me col primo dito << Sei mia moglie, cazzo >>

Le afferrai la nuca, scendendo a baciarle il collo.

La sua voce era calda e dannatamente eccitante, potevo venire anche solo sentendola parlare... era come se stesse facendo l'amore con le mie orecchie.

<< Sono felice di averti tutta per me >> concluse, sprofondando anche col secondo dito, mordendomi il collo.

Anch'io non potevo desiderare di meglio.

Mi aveva salvato da quella che era la mia vecchia vita, mi aveva aiutato a voltare pagina e a dimenticare tutte le orribili cose che avevo vissuto a lavorare come prostituta nel mio quartiere.

La mia famiglia era lei.

Non avevo nessun altro se non lei.

Si prendeva cura di me come nessuno aveva mai fatto prima.

Mi appoggiai col mento alla sua spalla, aggrappandomi con entrambe le mani alla sua schiena.

<< Ti amo >> mi lasciai scappare, in un piccolo e fievole gemito.

Sentii il suo sorriso premere sul mio collo ipersensibile.

Intanto le sue dita entravano ed uscivano ad un ritmo sempre più insostenibile.

La abbracciai con tutta me stessa, venendo, travolta da un tornado di sensazioni, gemendo silenziosamente al suo orecchio.

I miei gemiti, però, rimbombarono in tutto l'ufficio.

<< Cristo come ti amo anch'io >> disse Lauren.

<< Non è mai stato così intenso, Lo... Sei incredibile, mi stupisci ogni volta >> sussurrai, ancora stremata.

<< L'ho sentito benissimo >> gemette lei << Brava, piccola >>

Girai nuda per il suo ufficio per i seguenti 5 minuti, riprendendo i miei indumenti finiti chissà come lontani dalla scrivania.

Lauren mi guardó farlo, seduta sulla stessa sedia su cui mi aveva fatta venire.

<< Ti stai godendo lo spettacolo? >> ridacchiai.

Lei sospirò.

<< Dovrei farti venire in ufficio più spesso >>

Mi morsi il labbro, captando il doppio senso che era super azzeccato per l'occasione.

<< Comunque se non ci fossero stati tutti questi documenti importanti sulla scrivania ti avrei fatta stare più comoda >> continuò, spezzando il silenzio che si era creato.

Mi rivestii velocemente, essendo leggermente messa in soggezione dall'immensa parete di pure finestre alle spalle della postazione del capo.

<< Ehi, guarda che non ti vede nessuno >> disse lei, percependo la mia paura << Oltre a me, ovvio >>

Le porsi un dolce sorriso.

<< Io ho comunque il costante terrore che ci sia qualcuno con un cannocchiale puntato verso il tuo ufficio... e che abbia visto tutto >>

<< Buon per lui, no? >> scherzó.

Appena finii di rivestirmi, mi fece cenno di andare da lei.

<< Siediti >> mi ordinó, facendo cenno alle sue gambe, e così feci << Controlli con me queste scartoffie? >>

La baciai amorevolmente.

<< Certo che sí >>

<< Ah già, stasera c'è una cena con bevuta con tutto lo staff in un pub qui della zona... Verresti anche se ti dicessi che ci sarà Shawn? >>

All'inizio la fulminai con lo sguardo, poi pensandoci meglio cambiai idea.

<< Uhm, tanto staró con te e gli altri con cui ho legato, lui starà con le sue conoscenze e non si dovrà avvicinare a me >>

Ad una certa ora decisi di tornare a casa prima di Lauren per farmi un bel bagno e prepararmi all'uscita col gruppo.

Come sempre, uscendo dall'ascensore al piano terra mi ritrovai davanti a me il personale guidatore di limousine/macchine costose a noleggio di mia moglie: Jim, diminutivo di Jivast'yan, russo.

Questa volta aveva scelto per me un semplice van spazioso, ma aveva fatto di peggio in passato.

Ad esempio aveva fatto arrivare Jim sotto il palazzo con una Ferrari d'epoca... una vera pazzia.

Jim era un autista coi fiocchi.

Alcune volte guidava troppo velocemente, ma riusciva ad arrivare in orario alle cerimonie e alle uscite anche quando si partiva con svariati minuti di ritardo.

Era un mago del volante, e meno di 10 minuti arrivammo a casa.

Per quella sera, oltre a dovermi preparare vestiti e capelli, dovevo anche prepararmi psicologicamente a stare nel solito luogo chiuso con quel verme schifoso che aveva messo in pericolo la mia vita e quella della mia amata.

E non sarebbe stato facile, né prepararsi mentalmente né alla serata stessa.

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