Finché dura

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NdA: In memoria degli italiani che ieri hanno visto la Francia vincere ai Mondiali.
Vi do una ragione in più per prendervela con Macron. <3 <3 (pls don't)

Giorno dopo.
Lunedì.
Un lunedì come un altro, per molte persone. Per Salvini, che doveva andare a pescare. Per Di Maio, che doveva accompagnare Salvini, sebbene in dieci anni di matrimonio gli avesse sempre detto che no, non gli piaceva proprio stare lì, in quella barca per ore e ore, quando avrebbe potuto starsene a casa a guardare Gomorra.
Un lunedì come un altro per Mattarella, che doveva accompagnare il figlio e il suocero al lago, per quanto ogni mese gli ripetesse che era troppo vecchio ormai, che tanto non riusciva a pescare mai niente.

Ma non era un lunedì come un altro per Conte.
Vide per il corridoio Macron e gli andò incontro, con timidezza. Sorprendentemente non fu accolto da un sorriso, tuttavia l'italiano non diede troppo conto alla cosa. "Ehi"
"Oh, bonjour" La campanella d'inizio lezioni non era ancora suonata, cosicché stava aspettando davanti la porta dell'aula, puntuale come sempre.
"Sai, puoi arrivare anche dieci... venti minuti dopo, non fa niente"
L'altro sembrò non capire, e annuì con poca convinzione.
"Lascia stare. Senti, riguardo ieri sera... sono stato bene. Un bel film" Accennò una risata, dato che in effetti del film non avevano visto molto.
In quel momento si avvicinarono ai due i compagni francesi di Macron, di cui uno sembrava essergli amico da molto tempo, dal modo in cui si parlavano. Fu proprio quest'ultimo a squadrare Conte, per poi, riferendosi al discorso che aveva appena origliato, chiedergli: "Ieri sera?"
Il ragazzo annuì, leggermente intimorito da quel gruppetto di stranieri. "Sì, siamo andati a vedere un film" Notò che Macron gli stava lanciando un'occhiataccia, come per dirgli di non parlare, tuttavia scelse di ignorarlo. "Al drive-in"
Si levò un'ilarità generale tra i presenti, che prese alla sprovvista Conte.
"Al drive-in, eh? Solo voi due, la sera in cui dovevi uscire con noi e lei?" Il moro fissò indispettito prima Emmanuel, poi l'altro. "E cos'era, un appuntamento?"
Macron levò le mani nel tentativo di zittire Giuseppe, ma fu inutile, perché rispose immediatamente "Sì". Un sì deciso tanto quanto quello dell'Inno di Mameli.
"No!" Ribatté il ragazzo dagli occhi celesti, lasciandolo senza parole.
"No?"
I presenti osservavano la scena con dei sorrisi ironici, divertiti dalla situazione. "Beh... complimenti a entrambi..."
"Non, Jean! C'est n'était pas un rendez-vous. Mi ha fatto pena, era solo... sì gli ho chiesto se voleva uscire" Guardò Conte, ritirando le labbra con una certa colpevolezza che tentava di mascherare. "Ma poi mi ha baciato, io cercavo di essere gentile e lui mi ha baciato!"
"Macron-" Provò allora a intervenire per ricordargli che era stato, alla fin dei conti, lui ad avvicinarsi e a dargli quel bacio, ma dovette rendersi conto che era inutile.

"E' stato vomitevole"

Jean sorrise, osservando anche lui la reazione dell'italiano, sconvolto. Quest'ultimo, senza più nulla da dire -o forse troppo- se ne andò da lì correndo verso il bagno della scuola, dove pur lottando con tutte le sue forze non riuscì a trattenere delle lacrime.
Suo padre aveva ragione: non bisogna mai fidarsi dei francesi.

Andrà tutto bene, amore || MacronxConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora