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Mi sveglio di soprassalto sentendo una voce acuta e fastidiosa

«Vieni qui ragazzina!»
Afferma Lily poco prima di prendere i miei capelli e tirarli forte.
«Lasciami!» Urlo dal dolore.
«Quante volte devo dirti che non devi disturbarmi mai?!»

Ed ecco che ci risiamo...

Mi libero dalla sua presa e scappo in cucina, prendendo la prima cosa che trovo per difendermi.

Un cucchiaio di legno. Benissimo, sono invincibile ora!

Quando lei arriva riprova a prendermi per i capelli ma grazie alla mie 'ottime' abilità nello spostarmi velocemente, ovviamente grazie all'allenamento fatto negli anni passando dal divano al letto, non riesce ad acchiapparmi.

Durante questa noiosa lotta inizio a pensare principalmente a due cose, la prima è che questa tipa abbia seriamente dimenticato come si picchia una persona, la seconda è che il cucchiaio non mi serve.

«Basta! Smettila cazzo!
Fino a prova contraria questa è casa mia, quindi se la mia presenza ti da tanto fastidio, vai a fare ciò che ti pare da un'altra parte.»

Mi fissa sbigottita per un attimo, poi si volta e apre il cassetto dove sono riposti tutti i documenti, ne prende uno, ritorna da me e me lo sbatte in faccia.

«Brutta orfanella che non sei altro, qui quella a dover andare via sei solo ed esclusivamente TU.»

Prendo quel foglio di carta, ormai caduto a terra, e inizio a leggere.

Non posso crederci.

Papà ha intestato la casa a lei.

Questo significa solo una cosa, andrò via oggi stesso.

Non dico una parola, non la guardo neanche, non sono nemmeno triste, sono solo delusa.

Salgo in camera mia, prendo un borsone abbastanza capiente e lo riempio con tutta la roba che ci entra.

Dopo aver riposto tutto il necessario nel borsone prendo la lettera di papà e scendo di fretta le scale.

Do un ultimo sguardo alla casa e vedo lei seduta sul divano con un ghigno soddisfatto.

«A mai più»
Dico.

Metto il cappotto ed esco sbattendo forte la porta, chiudendo dietro di me la mia infanzia, ogni singolo ricordo.

Ora non so dove andrò o cosa farò, so solo che qualunque posto è meglio di quella casa.

Inizio a camminare per le strade affollate di Amsterdam.

Ormai la neve non smette di cadere, oggi è la vigilia di Natale e i negozi sono colmi di addobbi natalizi.

In giro vedo gente che cammina felice, alcuni sono travestiti da Babbo Natale, altri credo stiano scappando a lavoro, alcuni ragazzi passeggiano, c'è gente malfamata seduta tristemente sui marciapiedi, molti bambini giocano con la neve ma in particolare mi soffermo su un ragazzo poggiato su un muretto, è da solo, ha un'aria cupa, sembra quasi apatico, il suo volto è rivolto verso di me, anche se porta gli occhiali da sole quindi potrebbe star guardando in una qualsiasi direzione.

Sembra un tipo abbastanza carino, è alto, ha la carnagione leggermente abbronzata e i capelli scuri, ma la cosa che mi colpisce di più sono i tatuaggi che sbucano dalle maniche del cappotto, non riesco a vederli bene da qui, ma presumo ne abbia altri.

I tatuaggi mi hanno sempre affascinata, ogni singola linea incisa sulla pelle equivale ad un qualcosa di significativo, di indelebile, almeno per me.

C'è gente che li fa per il semplice gusto di averne uno, non li capisco proprio.

Il ragazzo in questione mi distoglie dai pensieri rispondendo ad una chiamata.
Osservo ogni suo minimo movimento, la sua espressione da apatica è diventata agitata in un batter d'occhio, dopo aver riposto il telefono in tasca fugge via.

Chissà se lo rincontrerò.

Nel dubbio vado al Mc, ho proprio bisogno di un panino per niente salutare che mi faccia dimenticare di ciò che è accaduto stamattina.

A proposito di ciò che è successo, dove andrò a vivere ora?

È passata ormai un'ora da quando continuo a pormi questa domanda, e non sono ancora riuscita a darmi una risposta.

Ho mangiato un fantastico Big Mac ed ora sono di nuovo per le strade di Amsterdam

Continuo a camminare a vuoto per un botto di tempo, il sole sta per tramontare e ho solo voglia di piangere.

Improvvisamente avverto un piccolo capogiro e successivamente inizio a sentire una strana sensazione in me, ho molto caldo, è come se il freddo dell'inverno non mi faccia nessun effetto, mi sento diversa.

Prendo il telefono per guardare l'ora, sono le 17:54, quando blocco lo schermo guardo attentamente il mio riflesso, i miei occhi dal nero sono passati al grigio per un attimo.

Inizio a spaventarmi, anche le mie unghia hanno cambiato colore, sono diventate blu.

Okay cavolo, stai calma.

Improvvisamente mi sento osservata, ho come l'impressione che qualcuno mi stia seguendo.

Inizio a camminare sempre più veloce fino a quando qualcuno mi tira per un braccio dentro a un vicolo.

Sto per urlare ma mi stringe a lui e mi tappa la bocca con una mano.

«Shh»

Dà un'occhiata fuori dal vicolo e poi lascia la presa.

Non appena alzo lo sguardo vedo il ragazzo di prima

«Scusa ma chi sei?»
Dico con arroganza, non ho paura.

O almeno cerco di convincermi di non averne.

«Il ragazzo che hai fissato per mezz'ora, prima che andassi a mangiare come un maiale e che ti ha appena salvato il culo, ora vieni con me.»

«Cosa? NO!»

Ma chi si crede di essere? Gesù? No anzi, mi ricorda molto il tipo, del film Terminator, che va da uno sconosciuto e dice 'vieni con me se vuoi vivere'.

«Oddio, non sono un maniaco, puoi fidarti di me»

«Sai, non è molto confortante questa frase, e poi dimmi, da cosa mi hai 'salvato il culo'?»

«Senti, ti darò tutte le spiegazioni che vuoi, io so cosa sta succedendo Crystal, vieni con me, anche perché dove hai intenzione di andare? E ti prego, non chiedermi come faccio a sapere il tuo nome.»

«Come fai a sapere il mio nome? E poi anche io voglio sapere il tuo nome.»

«Mi chiamo Zayn, ora evita di fare domande e seguimi»

Mi guarda con aria arrogante, cerca di fare il duro, ma posso giurare di aver visto un pizzico di gentilezza nei suoi occhi, come se, più che ordinarmelo, mi stesse supplicando di andare con lui.

«Okay»
È l'unica cosa che riesco a dire prima di seguirlo.

SPAZIO AUTRICE
Scusate se ci sono errori ma non l'ho riletto.
Dal prossimo capitolo tutto inizierà a farsi più interessante.
Buona lettura!
~Rury♥️

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