19. Dietro la porta chiusa

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 Persino di fronte alla voce del fantasma che pronunciava il suo nome, David si rifiutò di ammettere il crimine professando la sua innocenza, sicuro che le accuse a suo carico sarebbero cadute

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 Persino di fronte alla voce del fantasma che pronunciava il suo nome, David si rifiutò di ammettere il crimine professando la sua innocenza, sicuro che le accuse a suo carico sarebbero cadute. La giuria si ritirò e decise all'unanimità di condannare il signor Slade all'ergastolo per lo stupro e l'omicidio della giovane Amily Soto, avvenuto nell'ormai lontano e cristallizzato 1993. 

Al colpevole non venne comminata la pena di morte a causa della natura inconsueta delle prove dell'accusa. La giudice, anche se non convinta appieno, dovette prendere atto della condanna. David Slade venne portato via a testa china fra lo sgomento di moglie e figli.

I Soto si sentirono solo sollevati; ormai nessuno poteva più sgravarli dal peso che conducevano con loro da molti anni. Scott, invece, continuò ad ignorare la verità portando avanti, in questo modo, la vendetta che David aveva architettato per lui quando aveva imbucato la lettera. L'anello, indossato come simbolo di una promessa e mai tolto dal giorno in cui l'aveva ricevuto, rappresentava l'illusione e la sofferenza che l'avrebbero legato ad Amy fino alla fine dei suoi giorni. Il suo dolore era parente stretto di quello dei genitori della ragazza e seguiva quasi sempre, in casi come questo, mancate confessioni e sentenze tardive che lasciavano qualcosa di irrisolto.

Mae pianse a casa sua, in solitudine, di dolore e sollievo. Così fece Thomas, dopo aver brindato con Alexander e gli ex coinquilini che erano intervenuti al processo. Jack comunicò durante la bevuta che era entrato a far parte del gruppo di Mae come fotografo. Sembrava avere un particolare ascendente sugli spiriti, oltre alla fortuna di coglierli nell'obiettivo.

La sera stessa della conclusione del processo, dopo le lacrime, Thomas percepì la presenza del fantasma e registrò l'ultimo EVP nel quale Amy lo ringraziava. Dopodiché ascoltò la canzone Goodbye cantata da una voce appena udibile, diversa da quella di Harriet Wheeler. Vide Amily Soto per un brevissimo istante, seduta sulla poltrona, che gli sorrideva.

Senza voler credere che la loro vicenda si chiudesse in quel modo come giusta conseguenza, si avvicinò alla poltrona per toccare lo spazio freddo. Amy era lì con lui. Avrebbe ricordato quel momento fino alla sua morte.

S'addormentò tardi, sfinito e lieto che l'indomani non sarebbe dovuto andare al lavoro.

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La sentenza venne resa definitva in febbraio.  

La vita di Thomas riprese nell'abitudine. Lavorava, usciva con gli amici; ebbe un paio di appuntamenti amorosi senza conseguenze.

Fu a marzo, come se avesse avuto una rivelazione, che si rese conto di un vuoto nell'appartamento.

Convocò Mae. La medium, sebbene lo ritenesse inutile, vagò per tutte le stanze. Non c'era oppressione, nessuna immagine. Nessun profumo di miele e fiori. Cercò il portale che aveva individuato fin dalla prima volta. Non esisteva più. Lo comunicò a Thomas senza edulcorare le parole, giudicandolo con l'affetto di un'amica e la ruvidezza del suo temperamento.

Lui accettò il verdetto. Il suo cuore capitolava. Mai come in quell'istante comprese la frustrazione di Scott Bowman. Voleva Amy per sé, per sempre; non si sarebbe stancato di lei. Un desiderio capace di ottenebrare la mente più sobria.

«Abbiamo fatto quasi l'incredibile per arrivare a questo punto» disse Mae. «Liberarla e farle abbandonare l'appartamento. Era ciò che desideravi all'inizio. Ripetiti questo.» Certa d'essere stata scortese, aggiunse, recitando: «"Del doman non v'è certezza". Alcuni fantasmi ritornano dopo anni, come le comete».

«E altri non tornano affatto. Ora ho chiaro il doppio significato della canzone Goodbye, quel continuo suonarla. Era un indizio, ma soprattutto il cruccio dello spirito perché prima di morire non aveva potuto dire "addio" a nessuno, una semplice parola rimasta in sospeso. Una volta accomodato tutto come voleva, l'apparizione di dicembre ha la valenza di un saluto definitivo. In più, Amy mi conosce bene. Non sono uno che tira le questioni per le lunghe.»

La stanza era luminosa. Sembrava che le pareti bianche, ancora spoglie, assorbissero la luce. Tutto era quieto e in perfetto ordine. Thomas si affidò al chiarore perché calmasse la pena. Il dolore sarebbe passato.

L'aveva sospettato anche prima delle parole di Mae. Amy era come lui. Aveva chiuso la porta e non la riaprì più.

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