NON PUÒ ESSERE LUI

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"E tu chi cazzo sei?"

Una voce maschile mi sorprende alle spalle, la sua voce, così familiare da farmi venire i brividi.

Sono come paralizzata, e non capisco neanche io il motivo, non riesco a muovermi o a emettere alcun rumore.
"Allora pensi di entrare in casa mia e..."

Mi riscuoto dal mio stato di trans, e non gli do neanche il tempo di completare la frase, che estraggo un pugnale di legno dal lato posteriore dei pantaloni, e glielo lancio senza voltare il capo, afferro le cartelle e con agilità esco dalla finestra con cui sono entrata, e scappo tra gli alberi.

"Fermati cazzo."

Urla quella voce, ormai abbastanza lontana, da non sentirla quasi più.
Non troppo distante dal mio casotto, faccio leva con le braccia e scendo dal ramo in cui sono appesa.

Sono incazzata e non riesco a capire il motivo, non può essere lui, non può essere rimasto giovane dopo tutti questi dannati anni.

Senza rendermene conto, inizio a sferrare pugni alla corteccia di un albero capitato a tiro, sono arrabbiata, confusa, un misto di emozioni negative, perché?

Perché cazzo non riesco a smettere di pensare a quella voce, così roca...paurosa, il mio incubo.

Non riesco a calmarmi, e continuo a tirare pugni sempre più forti, più dolorosi da rompermi la mano destra, ma in questo momento il dolore è l'ultimo dei miei pensieri.

Macchie di sangue iniziano a colorare la corteccia della mia vittima casuale...l'albero.

"Cosa cazzo fai? Cosa pensi di ottenere facendoti del male?"

Mi urla una voce conosciuta, fermando il prossimo colpo, intrappolando la mano in una presa ferrea.

"Lasciami, non puoi capire, e non ho bisogno della tua solita ramanzina."
Gli urlo in faccia, sempre con la mano rinchiusa nella sua presa, appoggio la schiena ad un tronco, per poi lasciarmi scivolare sul terreno.

Scosto bruscamente la mia mano dolorante dalla sua presa, facendolo barcollare leggermente, e subito dopo con delicatezza s'inginocchia, e fa una cosa che mi spiazza completamente.

Senza esserne accorta, una lacrima solitaria solca il mio viso, percorrendo un percorso irregolare.

Gregor allunga la sua mano per asciugarla, per poi accarezzare la mia guancia così delicatamente, da farmi sentire una bambola di porcellana.

Con poco garbo scosto il tocco di lui da me, e con poca più calma, mi alzo dal terreno, con la mano non dolorante, pulisco il lato inferiore dei miei pantaloni neri dal terriccio.

E in silenzio assoluto mi dirigo al casotto, con Gregor alle mie spalle, mi segue senza spiccicare parola, e da un lato è meglio, perché quando sono incazzata non collego la mente alle parole e dico cose che non penso.

Arrivata a casa, mi trovo l'ultima persona che volevo vedere in questo momento, senza degnarla di uno sguardo, mi avvio verso il piccolo bagno presente dentro casa, apro il mobile e prendo delle gazze e dell'acqua ossigenata, sto per chiudere l'anta del mobile quando la voce della persona più odiosa al mondo, interrompe la mia azione.

"Non sono venuta qui per chi sa che cosa...tesoro, ho un messaggio da...TIGRE NERA."

All'udire di quel nome, tutto ciò che un secondo fa era nelle mie mani precipita per terra.
Maya al nominare il SUO nome china la testa, io invece inizio a trattenere il respiro, e la testa incomincia a girare.

Mi manca l'aria, alla ricerca di sostegno, afferro i lati del lavandino davanti a me, e m'inginocchio cercando di riprendere a respirare regolarmente.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 18, 2018 ⏰

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