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La giornata era giunta al termine, il cielo era colorato di lievi sfumature rosee e le strade erano semi-deserte. Camminavano nel parco uno accanto all'altro, con la tentazione di volersi tenere per mano.

Johnny guardò Ten, troppo impegnato ad ammirare il tramonto.
Per l'americano, Chittaphon era decisamente più bello; la carnagione ambrata e i suoi capelli corvini erano una perfetta combinazione. Il profilo anch'esso perfetto, gli occhi perfetti. Le labbra perfette. Per lui, Chittaphon era perfetto. Perfetto in tutto ciò che faceva. Era meraviglioso ai suoi occhi, sempre, nulla gli faceva cambiare idea. Per lui, Chittaphon era un angelo. Il suo angelo.
Senza nemmeno accorgersene,la sua mano afferrò delicatamente il viso del più piccolo, avvicinandosi sempre di più a lui. Egli non si allontanava, aspettava con impazienza che quel gesto tanto atteso si avverasse.
Poi, le loro labbra si incontrarono delicate, parevano pezzi di puzzle, fatti per stare insieme, combaciavano alla perfezione.
Solo, un bacio timido e casto, dove l'uno si godeva il sapore dell'altro. Johnny sapeva di vaniglia, Chittaphon di cioccolato.
Poi, una volta staccatosi, Johnny mormorò un semplice -"a domani, Chittaphon"-. Baciandogli la fronte.

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