Capitolo Sesto

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                                                                                                 Ain't Fun

Non mi ero neanche resa conto di averlo rincorso. Mi sentivo privata di tutto. Ero stata smascherata, ma come era potuto accadere? Non riuscivo a crederci. Meritavo una spiegazione.

<< Aeden! >> ma il suono della mia voce non era abbastanza alto perché lui, oltre il volume della musica, potesse sentirmi. Eppure, qualcosa mi diceva che fosse sicuramente in grado di capire che lo stavo cercando. Sapeva che ne avremmo riparlato, ma era anche evidente che volesse far andare avanti il suo gioco. Il problema era che l'avevo perso. Sembrava scomparso. L'avevo visto dirigersi verso la tavolata con i piatti in mano, ma era svanito. Lì non c'era. Dovevo risultare abbastanza ridicola. La situazione mi era decisamente sfuggita di mano. Non sapevo se volesse rivelare il mio segreto o se volesse ricattarmi, per qualche assurdo motivo.

Mentre ripetevo a me stessa di mantenere la calma, me l'ero trovato alle spalle. << Mi stavi cercando? >> e rieccolo là, con il suo sorriso intrigante, furbo e ammaliatore.

<< Aeden, dobbiamo parlare. Dimmi che cosa vuoi. Farò qualsiasi cosa, te lo giuro, ma qualunque cosa tu creda di sapere di me, non devi rivelarla a nessuno. Ti supplico... >> ero in preda al panico, sentivo le lacrime rigarmi il volto. Amare, lente, brucianti sulla mia pelle. Ero come una bambina che a cui era stato portato via il suo orsacchiotto, fonte estrema di protezione contro le tenebre della notte e gli incubi maligni bramanti di entrare nella sua cameretta.

Sul suo viso ero riuscita a scorgere una lieve sorpresa, mista a preoccupazione. Non doveva aspettarsi la mia reazione.

<< Okay, tranquilla, cerca di stare calma. >> ma le sue erano parole al vento per me. Mi sentivo smarrita, confusa, avevo paura. Non sapevo con chi avessi a che fare. Nella mia mente figuravano le immagini della rissa di quel ventitré settembre. L'invenzione si era impossessata di quegli spazi, dei ricordi più veri. Non sapevo che cosa pensare.

<< Davvero Amelia, non devi fare così. Non voglio farti del male... smettila di pensare. Guardami. Ehi... >> aveva provato a farmi ragionare, ma non era semplice. Si trattava di un argomento troppo delicato. Lo sapeva bene.

<< Va bene, respira. Puoi fidarti di me... anche se può sembrare il contrario in questo momento. Ma, credimi... >> si era avvicinato di qualche centimetro ponendomi una mano sul braccio, convinto che in questo modo mi avrebbe fatta ragionare.

<< Non toccarmi! >> ma forse avrei fatto meglio ad ascoltarlo, invece che urlargli contro. Avevo attirato l'attenzione di Michael, che si era inserito tra di noi, facendomi ricordare dove ci trovassimo.

<< Ehi, va tutto bene Amy? >> mi aveva chiesto guardandomi incredulo. Nessuno mi aveva mai vista in quello stato. Ero sempre stata attenta ad ogni mia singola mossa. Non mi ero mai fatta vedere triste, in lacrime, né tantomeno fuori controllo com'ero allora.

<< Benissimo, grazie. >> aveva risposto Aeden al mio posto.

<< Guarda che l'ho chiesto a lei. >> aveva ribattuto Michael.

L'incrociarsi dei loro sguardi mi aveva fatta rinsavire. Stavo dando spettacolo. Per fortuna solo pochi avevano visto la scena, ma percepivo dai loro movimenti che costoro erano piuttosto ubriachi. Ciò mi rassicurava. L'indomani non si sarebbero ricordati più nulla.

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