Parigi dona, Parigi toglie.

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Il Museo del Louvre, il più grande museo al mondo, vero tempio dell'arte, forte della sua Piramide che spicca nella Cour Napoléon, custodisce tesori provenienti dal mondo intero.
Forse, quello che cercavo, era lì, tra opere d'arte, sculture, quadri. Forse la mia storia mi stava aspettando all'interno.
Così sono entrato, senza sapere in cerca di cosa e mi sono lasciato avvolgere da millenni di storia. La guida mi aveva riempito di nozioni. Parlava a raffica, con quell'accento francese per cui andavo pazzo e sembrava conoscere ogni singola opera presente nel museo. Riusciva a farmela vedere in movimento, ad animarla di fronte ai miei occhi. 'Passione' pensai, 'è il motore del lavoro e garante di successo'. Sei ore più tardi ne sono uscito ubriaco di bellezza, ma senza una storia. Eppure sentivo di averla ad un passo. Non potevo essermi sbagliato, non ancora.
'E se avesse ragione mia mamma? Se la carriera da scrittore non fosse per me? Sono stato un egoista a partire senza dire una parola.' Ed è sempre così, I sensi di colpa sono solo per gli onesti.
Così la richiamai e le dissi di non preoccuparsi, avrei trovato la mia strada. O almeno così speravo.
Sono partito con l'idea di non tornare senza la mia storia, ma le cose erano più complicate del previsto.
Immerso nei miei pensieri, camminai fino alla Tour Eiffel. Rimasi senza fiato. La notte la rendeva ancora più affascinante. Mi ricordai improvvisamente di quando nonno Renato la definì 'un ammasso di ferraglia'. Odiava la Francia e tutto ciò che, in qualche modo, gliela ricordasse. Non gliene facevo una colpa, a Parigi aveva incontrato il più grande e l'unico amore della sua vita: nonna Serena. Poi un giorno Parigi si riprese per sempre il regalo fatto al nonno e, da allora, la Francia è diventata un tabù per lui. Guai a chi la nominava, seppur involontariamente. Quand'ero piccolo la maestra di geografia ci aveva dato come compito studiare le capitali europee. Seduto sulle ginocchia del nonno, la pronunciai. Parigi. Vidi i suoi occhi perdere la luce con cui mi avevano guardato fino ad ora, si ammutolì, si alzò e mi disse : "ho da fare Matteo, torna a casa che la mamma ti aspetta". Allora non capii, pensavo di aver fatto qualcosa di sbagliato, forse Parigi non era la capitale della Francia. Appena a casa chiesi a papà conferma e come risposta mi sentii dire 'ma come ti viene in mente? Certo che è in Francia'.
'Il nonno non sa le capitali' pensai.
Crescendo scoprii la verità.

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