Nella mia testa cercavo una parola, una frase che potesse aprire il discorso tra noi. Ogni volta che me ne veniva in mente una pensavo fosse troppo ridicola o banale e la scartavo. Quante volte da bambino avrei voluto raccontare ai miei amici delle mie avventure in campagna a rubare le mele o di quella volta che mi sono immedesimato in un agente segreto e ho spiato la vicina tutto il giorno credendo fosse un'infiltrata russa e quante volte sono stato zitto. Per paura, forse. Paura che le mie avventure non fossero mai all'altezza di quelle degli altri. Paura di sentirmi stupido. Sono sempre stato timido e forse è per questo che mi sono rifugiato nella scrittura. Lì mi sentivo al sicuro, nessuno mi poteva giudicare o valutare. Quando sei solo con una penna in mano e un foglio davanti, non lo lasci mai vuoto. Scrivere è sempre stata la mia valvola di sfogo. Ma anche un punto di debolezza. Non riesco ad esprimere a voce ciò che sento e spesso resto in silenzio. Mi imbarazza anche solo dire un 'ti voglio bene' guardando una persona negli occhi. Quindi lo scrivo, è più semplice. Almeno per me. Ed ecco che, la mia timidezza veniva di nuovo a bussare alla porta. 'Sempre puntale eh'.
Era così bella che, persino uno come me, che ha sempre qualcosa da dire, non aveva parole per descriverla. Alta, snella, capelli rossi e voluminosi, qualche lentiggine qua e lá su un naso alla francese e due occhi senza fine. Grigi come Londra, profondi, sinceri. In una persona, la prima cosa che guardo è l'intensità dello sguardo. Può sembrare strano, ma ho chiuso diverse relazioni perché non mi fidavo degli occhi che avevo davanti. Non presto attenzione alle parole dette, quelle che non si dicono raccontano di più. Ed Io, occhi come quelli, non li avevo mai visti. Perché se così fosse stato, non li avrei dimenticati mai.
"Bellissima" mi lasciai scappare all'improvviso.
"Come?"
"No dico, la foto. Anzi l'albero. Insomma l'incisione!"
"Ah, si" mi rispose con un accenno di sorriso "un piccolo tesoro nascosto alla vista di tutti".
"Era dei miei nonni, le iniziali sono le loro. Serena e Renato".
"Oh"
Vi capita mai di non sapere più come continuare una conversazione? Di restare in attesa che l'altro dica qualcosa al posto vostro? Rimane un silenzio quasi imbarazzante in cui o si cambia discorso o ci si saluta. Avrei voluto farle mille domande: chiederle chi era, cosa ci faceva alle due di notte con una macchina fotografica in un parco a Parigi, che musica ascoltava, qual era il suo film preferito, cosa le piaceva fare la domenica. Forse sapeva leggermi nella mente, perché rispose alla domande che non avevo ancora fatto.
"Beh, io sono Emma"
"Matteo. Ti chiami come la mia cantante preferita"
Forse non dovevo dirlo, un'altra frase stupida delle mie.
"Mi piace Emma, ha grinta".
"Sei una fotografa?" le chiesi indicando la macchina fotografica appesa al collo.
"Si, da qualche anno. È sempre stata la mia passione, ho deciso di dare ascolto al mio cuore e dedicarmici giorno e...notte! Ma tu, cosa ci fai in giro a quest'ora?"
"Io sono uno scrittore. Non ho scritto ancora nulla per la verità. Sono uscito a prendere una boccata d'aria, non si sa mai. La notte porta consiglio."Non so come spiegarlo, parlare con lei era come parlare con un'amica di vecchia data. Come se la conoscessi da sempre, ma l'avessi ritrovata solo ora. Anche la timidezza se n'era andata. Avevo abbassato la guardia, sentivo di potermi fidare di lei. E dei suoi occhi. Di una cosa sono certo: se volete davvero qualcosa o qualcuno, sentite l'istinto e andate a prendervela.
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Dove il mare finisce
RomanceDimenticare sarebbe più facile, più conveniente. Come cancellare un file vecchio, che non serve più e aprire una nuova pagina. Io nella cartella 'cestino' non ti ho mai messa, perché so che poi verrei a riprenderti ogni volta. Così mi sono convinto...