~ Capitolo 4 ~

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Buona lettura :).

Si capisce di essere morti quando tutto
intorno a noi diventa buio e freddo, quando quelle poche sensazioni rimaste vacillano per poi sparire, quando i nostri pensieri le seguono e le parole non riescono ad uscire.

Non è questo quello che io chiamo morte, non è ciò che in realtà ho provato io, questa è solo una comune descrizione di come potrebbe avvenire, io però ricordo altro, e molto bene anche.

Il corpo non funzionava più, non era una brutta sensazione, a dire il vero non mi dispiaceva quella leggerezza, come se un grande peso portato per anni venisse spazzato via, ha un nome, ho almeno glielo ho dato si chiama "essere soli",

So che può sembrare strano, dovrebbe essere un peso enorme sentirci soli ... ma non è così,
Perché  ho scoperto che sono le persone a dare un peso alla nostra vita, un peso che a me non è mai piaciuto.

"Essere o sentirci soli": non avere più un corpo con cui interagire, e con esso sono comprese emozioni, pensieri e sensazioni.

Avevo letto questa affermazione in moltissimi romanzi, tutti con un lieto fine però ... ne percepivo quasi la verità, ma in fondo non potevo capire davvero il suo significato fino ad ora.

Prima mi immedesimavo, storcevo la realtà a tal punto da non rendermene conto, quanti di voi non si commuovono, o amano, si eccitano ... leggendo un libro, quanti non ci si arrabbiano su, beh io si, lo facevo sempre, ci parlavo addirittura, ma tutto quello che facevo lo facevo con superficialità, ora quelle sensazioni le descrivo con un tempo minore, con una sola parola:

Illusione.

Benedetta parola, santissima direi,
L'illusione è qualcosa che ti entra dentro, sovrasta cuore, polmoni fino ad entrarti nel sangue, ti stringe, ti tira, molte volte al tuo risveglio fa male,

L'illusione è colei che mi accompagnava nella lettura penetrando nella mia mente.

Solo che ogni volta, ogni stramaledetta volta che tornavo nella realtà, questa era più difficile da affrontare, sempre di più,
Si ritorna in una storia più complessa, reale e più difficile da immaginare, e a quel punto arrivano le vere emozioni, li sei davvero spacciato. 

Ricordo ancora le urla di mia madre, Dio quanto urlava, non smetteva, non ci provava nemmeno, e pensare che lo faceva sempre ma mai così, batteva i pugni su quella maledetta porta come se fosse questione di vita o di morte, " beh Alexa forse lo era ... sssh lasciami finire per favore."sembrava volerla buttare giù.

Un tempo mi disse di non rovinarla, perché l'aveva pagata troppo e di certo non avrebbe voluto che io la distruggessi come faccio quando sono arrabbiata "chi non sbatte le porte quando lo è andiamo!"
Solo che questa volta era lei a volerla rompere, non ne capivo il motivo, insomma non c'è ne era uno.

Sapevo fosse infuriata per mio padre, sapevo che non era in lei in quel momento, ma sapevo anche di fargli un favore, se fossi sparita dalla sua vita non  avrebbe avuto più l'obbligo di mantenermi e sopportarmi,
Insomma erano davvero dei pesi che aggravavano la sua situazione,

Sono tutto ciò che lo ricorda: le risate, le lacrime, le parole ... quasi si direbbe che non ci sia Dna di mia madre in me, poi pensai a quel giorno e la capii, non c'è cosa peggiore del ricordo.

Cercai di tapparmi le orecchie, da quanto spingevo iniziarono a bruciare, ma niente da fare, le sue urla arrivavano dritte nel mio petto, cazzo perché non poteva essere tutto più semplice, potevo essere come gli altri, normale, stupenda, con genitori stupendi (non che non lo fossero ... però ...), con una vita stupenda, e invece no, mi ritrovavo nel bagno, con gli occhi rossi , una lametta e una madre malata che tirava pugni alla sua nuova porta.

Ricordo anche che in quel momento pensai a lui, mi chiedevo cosa stesse facendo, se stesse osservano la sua famiglia mentre si distruggeva, se stesse cercando di fare qualcosa come quella sera, ma poi ricordai che era solo un uomo morto confinato in chissà quale mondo:

<< Alexa se non aprí immediatamente questa cazzo di porta giuro che la butto giù ! >>

No, non l'avrebbe fatto, ci teneva troppo, cercava solo di amplificare il mio mal di testa, e devo dire che ci stava riuscendo.

Mi guardai allo specchio, ero un fantasma, pensavo esistessero solo nei film e nei libri ma a quanto pare mi sbagliavo, ricominciai a piangere senza motivo, sembravo scema, o forse lo ero,
Il mio corpo era stanco, stremato, mi accasciai con la schiena contro la porta, "dannata porta", la sentivo vibrare per i pugni di mia madre,

"Devo ammettere che non ostante sia esile ha parecchia forza" ma poi il cuore iniziò a farmi male, insieme a lui anche il petto e la gola ...:

<< Alexa ti prego esci da lì >> la sua voce tremava ... " mamma che fai piangi? No, non ancora mamma, non ora".

La  lama bruciava sulla mia pelle, le voci dicevano di continuare, ma la mia testa continuava a lottare anche se non comandava più nulla di me, poi venne l'illusione, l'illusione di un ricordo felice, uno di quelli che si leggono nei libri:

<< mamma io sono sbagliata, sono un dannato sbaglio, basta guardarti per capirlo, vorrei stringerti, dirti che ti voglio bene, venire lì ad aprirti, ricominciare, ma non c'è la faccio e nemmeno tu ce la fai più, perché ormai è tutto troppo grande per entrambi>>

Credevo di aver sentito una risposta, incompleta dato che mi ritrovai in un buio atroce dopo quelle parole:

<< ma tesoro tu non sei affatto uno sbaglio, non so cosa tu abbia visto in me, ma lasciati dire una cosa, credi in quello che vuoi ma io non ti lascerò andare via perché sei tutto quello che ho, che mi é rimasto e non pensare che tu non sia nessuno perché non è così e ricorda che ... >> le parole diventarono sfumate per poi svanire.

Illusione ti faranno santa.

<< Sto bene lasciami! >> dissi dimenandomi contro il suo petto.

<< wow, sta buona piccola hulk, ti ho solo salvato la vita non c'è di che.>>  << sai una persona normale avrebbe avuto la decenza di ringraziare.>>

<< beh, mi dispiace tanto per te ma mi sa proprio che tu abbia salvato la ragazza sbagliata se è per questo.>>

L'OMBRA DELL'AMOREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora