Primo Capitolo

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Era uno spazio enorme e vuoto, non vedevo niente. In quel luogo molto probabilmente non c'era molta luce però ormai i miei occhi si erano abituati a quell'oscurità. Ero preoccupato da quell'enorme spazio e per un po' decisi di rimanere fermo nel punto in cui mi ritrovai. Visto che ero stanco di restare fermo decisi di incamminarmi. Persi la cognizione del tempo, non so da quanto camminavo, la noia mi stava assalendo ed ero stufo di vedere sempre lo stesso paesaggio. Sembrava di essere all'interno di un boschetto. Gli alberi di pino e quercia lo facevano supporre. La cosa strana è che non erano alberi normali, davano quasi l'impressione che ti guardassero. Mi scrutavano l'anima e la cosa m'incuteva paura. Inoltre c'era il silenzio assoluto, nemmeno il verso di un animale, la terra era spoglia, non cresceva neanche l'erba. Il cielo, se quella cosa in alto si poteva chiamare così, era privo di stelle e, fatto ancora più strano, mancava la luna. Ormai la mia memoria riconosceva meccanicamente il paesaggio che mi circondava, ripetendo sempre le stesse cose, nella stessa posizione e forma. Mi pareva di essere entrato in un loop. Quel loop infinito non durò in eterno. Il boschetto magicamente scomparve e a qualche metro da me apparse, tanto rapidamente quant'era sparito il bosco ormai a me familiare, un fuocherello la cui fiamma era debole ma non troppo; riusciva infatti ad illuminare lievemente la zona limitrofa. Attorno al fuoco c'erano due tronchi tagliati a metà che facevano da panche. Su di una era seduto un individuo. Appena egli mi notò, con un gesto della mano mi invitò a sedere. Spaventato da tutto ciò decisi di rifiutare l'invito e tornare indietro ma, appena mi voltai, quella piccola zona era nuovamente davanti a me. Per quanto sconcertato, decisi di ripetere il precedente comportamento, ma il risultato non mutò. Provai a cambiare direzione un paio di volte ma niente, quel luogo continuava a seguirmi. L'essere, vedendo i miei tanti tentativi falliti, con un sorriso a trentadue denti mi invitò a sedere.

"Merda, la cosa mi puzza molto". La mia mente continuava a ripetere mentre mi dirigevo verso la panca.

L'individuo accanto a me sembrava essere umano ma c'era qualcosa in lui che non mi convinceva. Pur essendoci luce non riuscivo a vedere il suo volto. Portava i capelli corti, rendendo perciò impossibile attribuire ad essi la colpa della mia non completa visione. L'uomo inoltre non aveva l'ombra. Non era vestito ma non era neanche nudo. I capelli oltre ad essere corti erano lisci, ma per la mancanza di una buona fonte di luce non riuscivo a distinguere il colore. Mentre lo fissavo pensai: "chissà, forse è un fantasma".

Ad un certo punto l'essere si alzò dal suo posto per avvicinarsi a me. Era molto alto, dovevo tenere la testa alzata per guardarlo in faccia. Mi faceva uno strano effetto, che a tutt'oggi mi riesce impossibile descrivere.

All'improvviso aprì bocca e si rivolse a me: "TU! Stai forse sognando? Non importa ora devi ascoltarmi, anche se le mie parole ti faranno soffrire. Ti faranno ricordare eventi del tuo passato che avevi messo da parte".

"Eh? Cosa vuoi da me? Almeno presentati".

"Io sono te, tu non sei me almeno per ora. Adesso zitto e ascolta"

"Ok...".

"Tu sei solo, ti senti solo ma la tua solitudine non deriva da questo, Ti manca qualcosa che un giorno troverai. La tua famiglia ti odia, hai ucciso tua madre, eppure lei ti voleva bene. Tu..."

"Come fai a sapere della mia famiglia? Chi te l'ha detto? Sputa il rospo essere immondo".

L'uomo con calma mi rispose: "Te lo ripeto, io sono te e tu sei me. Io so tutto di te. Vivi la tua vita per quello che è, non farti coinvolgere da nessuno, segui i tuoi ideali e un giorno la tua tristezza svanirà. Devi essere solo saper aspettare. Con il tempo capirai quello che ti voglio dire".

"Aaaaaah ho perso del tutto la pazienza, ormai sono al limite". Risposi all'essere con un misto di rabbia e rassegnazione. Eppure sapevo di non potermi fare controllare dalle emozioni e diedi ascolto alla ragione: "Ma, se tu dici di essere me e perciò sai tutto sul mio conto, crederò a quello che mi hai detto". Replicai con voce più allegra.

The Magicless oneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora