1. Just me

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Sempre tutto in ordine. Sempre tutto al suo posto. Sempre tutto così dannatamente confusionario, per me. Ogni maglia, ogni jeans, ogni scarpa al suo posto; senza lasciare nulla in giro. Perché tutti devono sempre impicciarsi nelle mie cose?

"Mamma!"urlo. Non mi risponde.

"Mamma!"dico gridando più forte.

"Che c'è?"mi chiede, entrando in camera mia.

"Mamma mi spieghi perché la mia camera è in questo stato? Lasciarmi fare quello che voglio, almeno in camera mia, è tanto difficile?"

"Oh, vuoi dire pulita?"

Roteo gli occhi al cielo facendo una smorfia di disapprovazione, lasciando cadere la mia borsa sul pavimento per poi buttarmi, letteralmente, sul letto.

"Ma non poteva rimanere come prima no?"

"Vuoi dire come una discarica?"

Questa è la tipica frase che mia mamma pronuncia ogni volta che entra dentro la mia stanza.

"Mamma, questa è la mia camera, quindi perché non posso lasciarla come voglio?"

"Vuoi lasciare la tua camera come una discarica?"

Probabilmente questa è la milionesima volta che affrontiamo questo discorso.

"Non era una discarica, c'erano solo qualche vestiti in giro e forse qualche foglio."

"QUALCHE? La tua concezione di questa parola deve essere abbastanza diversa dalla mia, signorina. Ho passato mezz'ora qui dentro per mettere apposto tutto."

Sbuffo spazientita, sedendomi a gambe incrociate sul letto.

"Olivia le scarpe, per piacere."

"EMMA, mamma!"dico infastidita. "Sono nella mia stanza, posso fare almeno qui quello che voglio?"

"Almeno qui? Emma, fai sempre quello che vuoi!"

Pensandoci bene non ha tutti i torti, ma non voglio darle ragione. Darle ragione significherebbe ammettere le mie colpe.

"Quando ho fatto di testa mia?"

Perché non riesco mai a chiedere la bocca?

"Da dove vuoi che cominci? Dalla festa della scorsa settimana oppure dallo scherzo che hai fatto a tuo fratello? Oppure preferisci iniziare dal cane del signor Müller?"

"Ti ho già detto che la storia del cane non centro nulla, oh quasi nulla. Poi comunque io non sto simpatica al signor Müller, e lui non sta simpatico a me."

È un vecchietto odioso. Non basta mia mamma a rimproverarmi, no ovviamente serviva pure lui.

"Emma ma che vuol dire? Non ti sta simpatico, allora rasi il pelo del suo cane a zero e lo colori di blu?"

"Il colore era blu notte e poi, non ho avuto tutti i torti a reagire così. Non può sempre venire a fare i bisognini nel nostro giardino o sulle mie scarpe."

Forse avevo esagerato leggermente, ma d'altronde mi hanno sempre detto che sono impulsiva.

"E per questo fai ciò che hai fatto? Sei impossibile, menomale fra poco vai da tua nonna."

Appena assimilo le parole di mia mamma, balzo in piedi guardandola esterrefatta.

"Che cosa?"

"Hai sentito bene, andrai da tua nonna per un po' di tempo. Magari stare lontana da qui ti farà bene."

"Non puoi parlare seriamente."

"Invece sì! Mi sono stancata del tuo comportamento."

"E con la scuola come faccio?"

"Ti ho già iscritto ad un'altra scuola."

"Tu non puoi decidere della mia vita. Io non ci vado."

"Parti tra quattro giorni."

"Ma dai mamma. Alla fine tutte le cose che ho fatto non si possono definire esattamente gravi."

Mi guarda malissimo.

"Okay, sto zitta."

"Ti conviene, signorina. E comunque, non voglio discussioni, ci andrai!"

"Mamma, ti prometto che la stanza rimarrà così per sempre, farò sempre la lavastoviglie e la lavatrice, se vuoi faccio anche tutte le faccende domestiche."

Spero mentale che questa tattica, del tutto assurda, possa funzionare.

"Come sei diventata disponibile tesoro. Certo che puoi fare tutte queste cose."

Afferma, facendo crescere in me la speranza che non mi mandi più dalla nonna.

"Ma andrai lo stesso da tua nonna."

Perché nei film deve essere tutto così perfetto, e nella vita reale no? Non è abbastanza che mi ha proibito di uscire di casa per due settimane e mi ha tolto il computer per due mesi? No, adesso devo andare anche dalla nonna pazza.

"Ti ha detto Paul di prendere questa decisione, vero?"

"Paul non centra nulla. Il problema qui sei tu e il tuo comportamento del cavolo."

"Non avresti mai preso una decisione del genere da sola...quello stronzo sicuramene ti ha fatto il lavaggio del cervello."

"Uno non parlare così di lui, due è già da un po' che ci pensavo di mandarti da qualche parte, Paul mi ha detto di mandarti in collegio, ma poi mi è venuta in mente tua nonna e ho pensato ti farà bene stare un po' con lei."

Sorpasso mia mamma e apro la porta di camera mia.

"Dove vai?"

"Esco!"dico arrabbiata.

"Non puoi. Sei in punizione."

Mi giro verso di lei.

"Bene, allora esci te visto che questa è la MIA stanza."

"Lo faccio solo per te."dice uscendo. Le chiudo la porta in faccia.

Mi sdraio sul letto, sprofondando nei cuscini e fissando il soffitto.

Devo ammettere a me stessa che, effettivamente, me le cerco. Forse dovrei imparare a stare zitta e ferma, a volte. Peccato che questa frase mi entri puntualmente da un orecchio e mi esca dall'altro, con la stessa velocità che ci si impiega per accedere la luce.

Non imparerò mai.

REBELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora