Quando mi sveglio di mattina, in qualche modo il mio primo pensiero non è "Oggi è il giorno in cui devo tornare ad imparare l'inglese" ma anzi, "Oggi è il giorno in cui torno a vedere i miei amici ogni mattina." Penso di fare dei miglioramenti.
Da bambino mi arrabbiavo per tutto. Ero così' insopportabile che passavo la maggior parte del mio tempo a casa con una babysitter mentre i miei si occupavano di affari normali che altri genitori avrebbero potuto fare bene. Nelle medie non mi arrabbiavo più così spesso in pubblico, e potevo esplorare la città con la mia famiglia. Purtroppo, viveva ancora un tipo di rabbia dentro di me che si è placata alla testardaggine. In qualche modo esibisco ancora questa caratteristica (per esempio nel mio odio per l'inglese) ma mi sono fatto un voto di smetterla -- e l'ho fatto.
All'improvviso ho capito che avere gli amici non significa soltanto più' persone a rubarmi il cibo oppure tirarmi dalla mia grotta mentre sto giocando a videogiochi. Sono arrivato a godermi la compagnia degli altri, e gli altri sono arrivati a godersi la compagnia mia. Essere popolare non era il mio obiettivo. Volevo soltanto essere sopportabile, ed in qualche modo la popolarità era un effetto collaterale. Non è come l'ho lasciata rendermi arrogante, però approfitto dei sorrisi a scuola.
I miei piedi rimbalzano per le strade di Venezia, ancora intossicati dalla gioia della prima settimana di scuola che diminuisce velocemente dopo che si stabilisce nella routine di lavoro. Liliana è al mio fianco, presa da sua casa da me sulla strada per la scuola come ogni mattina. Siamo il paio inseparabile. Siamo così vicini che alcuna gente crede che stiamo insieme. Che pensiero brutto. Non succederebbe mai. Non riesco a sopportarla così com'è, per non parlare di avere i suoi batteri in bocca tutto il tempo. Rabbrividisco al caldo di settembre.
"You know, Lorenzo," Liliana mi dice in quella lingua orribile a cui ci tiene molto. "D'ora in poi, parlerai così."
Anche se odio l'inglese, la voce di Liliana è a dir poco adorabile quando lo parla. E solo il tocco dell'italiano -- grazie alla lingua nostra. E anche se è bella, i contenuti delle sue parole non sono così credibili. Come le ho ricordato mille volte, io non rifiuto la mia lingua madre preziosa per parlare quella che ci costringono ad imparare a scuola. L'inglese può aspettare -- se non per sempre, per adesso.
"Non mi prenderai mai vivo," enuncio chiaramente nel tentativo di enfatizzare il fatto che sto parlando italiano.
Proprio quando Liliana sta per sgridarmi di nuovo con un discorso che include gli stessi sentimenti che ho sentito tante volte, io sento invece la voce giubilante di qualcuno che conosco. "Lorenzo Alfonsi, sei tu?"
Anche se riconoscerei un mio amico dalla sua voce, mi giro comunque la testa per sorridere ad Alessio che mi si avvicina con un sorriso due volte più grande.
"E se non sbaglio, deve essere Alessio Ramirez."
Si allunga il braccio di lato. "Vivo e vegeto." Esita un attimo. "Beh, tranne..." Tirando giù la scollatura della sua camicia, io e Liliana riceviamo il privilegio di vedere il suo succhiotto più recente dalla sua ragazza, Chiara.
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Venezia, Amore Mio ("Venice, My Love" Versione Italiana)
Fiction généraleVenezia, amore mio, Ero ingenuo quando mi tenevi tra le tue braccia la prima volta. Sono nato da te, e mi ha visto crescere, mi nutrivi, mi tenevi al sicuro. E poi ti ho abbandonata e sono caduto tra le braccia dell'ovest. Uno dei miei più grandi ri...