«Avanti, parla. Il talismano è nostro?»
«Mio Sssignore, la prego, non sssia tanto precipitossso... Ho tutti i dettagli della morte, proprio qui,» una voce misteriosa sibilò all'interno della stanza, seguita dall'ombra di una mano che indicava qualcosa verso l'alto, «è ssstato così teatrale... un fendente di qui, uno di là. Non aveva ssscampo, un mago tanto potente ridotto ad un topo in fuga... È stato un vero spasssso.»«Non ho bisogno dei dettagli, Vicraor, ma dei fatti. Mostrami il talismano e potrai andare,» ribadì l'altro uomo, nascosto dal corpo del compagno.
I due erano appena visibili a causa della scarsa illuminazione all'interno della stanza, che contribuiva alla segretezza del discorso, «e tieni a bada le pulsioni, la tua mano destra sta ancora tremando.»A quelle parole, il servitore bloccò il proprio polso con una stretta. Si rese conto che le sue mani erano ancora impregnate del sangue della sua vittima, e tale visione lo fece sorridere.
Una goccia cremisi gli scivolò sui piedi: «Mi perdoni, ho ancora un po' di adrenalina in corpo...» sogghignò fra sè e sè, poi frugò tra le sue tasche e si decise ad estrarre un ciondolo di piccole dimensioni, quasi invisibile. A dispetto di ciò, però, la sua luce sembrò inondare l'intera stanza. Doveva trattarsi di un amuleto rarissimo, un simile bagliore poteva sprigionarsi soltanto da energie di una portata colossale.
Appena gli occhi dell'uomo si posarono sulla gemma, il suo sguardo brillò di rimando e un'espressione soddisfatta si dipinse sul suo volto: «Proprio come immaginavo. Ti ringrazio, Vicraor, sarai lautamente ricompensato... come sempre.» allungò una mano ad afferrare il suo tesoro prezioso; l'ennesimo della sua collezione, ma il più pregiato. Ne mancavano soltanto tre, e il rito sarebbe stato finalmente compiuto.
Dal giorno del Disastro, non aveva fatto altro che pensare a quel momento come la coronazione del suo più grande sogno, l'inizio della sua personale rivincita. Shajara non avrebbe più avuto potere su di loro, avrebbe perso tutti i suoi ospiti... e l'Elisir sarebbe amabilmente finito fra le sue mani.
Ne aveva abbastanza di quella sporca traditrice, grazie alle sue infallibili arti di soggiogamento era riuscita a convincere tutti di essere una salvatrice, un'eroina... ma la verità dei fatti era venuta a galla.
L'unico merito che le riconosceva era quello di aver salvato il mondo intero da una diagnosi di morte certa, tutto grazie al suo Albero. Il Disastro, o la Grande Carestia, aveva colpito ogni specie vivente senza alcun ritegno, marchiando le sue prede affamate come fossero carne da macello.
Shajara era una bambina prodigio, non era passato molto tempo da quando la sua amabile terra l'aveva messa al mondo, ma già i suoi straordinari poteri erano sulla bocca di tutti. C'erano diversi scettici, come in ogni comunità che si rispetti, ma la dimostrazione delle sue prodigiose abilitá non tardò ad arrivare.Una maga apprendista di appena dieci anni, fu in grado di impiantare quella che si rivelò essere la salvezza delle specie: creò una rete che raggiunse ogni forma di vita, dalla più insignificante alla più imponente, e congiunse ognuno di loro al suo bambino, così lo definì nel tempo. L'Albero della vita possedeva in sè delle proprietà assolutamente sconosciute che gli conferivano il potere di diffondere, con le sue indistruttibili radici, energia vitale a tutto il mondo.
Da allora non ci furono più dubbi, Shajara era Il Miracolo sceso in terra per salvare gli esseri viventi dalla loro distruzione; persino gli scettici, da allora, la innalzarono a divinità.
La rete... quella maledetta rete. Shajara non era una Dea, ma per il momento era necessario tacere. Nessuno doveva sapere.Intanto, nel cuore del bosco di Muja...
«Principessa, principessa Ninive! La prego, si fermi!»
Un uomo in divisa stava correndo tra i sentieri del bosco ormai da parecchio tempo, gridando il nome della figlia del sovrano di albero in albero. Finalmente aveva scorto, scivolando per caso in un ruscello, una chioma scarlatta in lontananza. Si era sollevato di colpo, trascinando con sè gran parte dell'acqua che lo aveva infradiciato, ma la figura che aveva avvistato un attimo prima era già sparita. Tutto quel fracasso doveva sicuramente averla intimorita.
Fu di nuovo per caso che destreggiandosi fra la vegetazione del bosco la rivide, stavolta più vicina, e la riconobbe per certo.
Era la principessa.
L'aveva vista venire alla luce, un cappuccio sugli occhi non bastava a nasconderla dal suo fedele servitore. Gridò ancora e ancora, lei non si fermò.
Continuò a fuggire, fin quando lui non disse: «Hanno assassinato vostro padre! È morto, il re è morto!»
STAI LEGGENDO
Il Legame, Vol. I - Il Risveglio della Fenice
FantasiaNinive è la principessa di Muja, uno dei due mondi paralleli uniti insieme dal Patto. Tutto sembra procedere come prestabilito dai Guardiani, quando qualcosa va storto: l'equilibrio si spezza e la natura è costretta a rivedere i termini della sua al...