Capitolo 6
Yoongi
Conoscevo Jimin come le mie tasche, o almeno pensavo fosse così, ora non avevo più certezze, considerando che l'unica che avevo si era appena rivelata essere un bluff vivente.
Vederlo per ciò che era, avrei dovuto farlo, no? Ma com'era lui? Cosa mi aveva nascosto oltre alla sua sessualità?
I dubbi e le domande erano tanti, ma Jimin era solo uno, un ragazzo molto sensibile e piccolo, soprattutto ora, era davvero piccolo, forse più maturo di me in ogni caso, ma non mi ero mai accorto di come sembrasse indifeso davanti al mondo.
E dovevo ammettere che ora che sapevo che non era etero e che gli piaceva un ragazzo, la cosa non era cambiata, ma ai miei occhi era lui a cambiare. Prima pensavo fosse innocente e puro, ero orgoglioso di lui, rimasto intaccato da tutti i vizi a cui io avevo ceduto così facilmente, ma ora mi trovavo vicino al mio migliore amico, che avrei dovuto conoscere, ma era uno sconosciuto con cui avevo condiviso tutto, oltre che a quasi tutta la mia vita con lui.
Eppure non riuscivo a realizzare tutto quello, perché anche se lui sembrava diverso era pur sempre Park Jimin, il mio migliore amico, che adorava il silenzio e i romanzi, gli piaceva il tè e anche il caffè, con due cucchiaini e mezzo di zucchero ovunque. Sapeva cucinare e aveva sempre cucinato per me o con me, mi aveva sempre sgridato quando me lo meritavo, mi aveva assistito durante i momenti difficili e mi aveva aiutato quando rifiutavo qualsiasi aiuto.
C'era sempre stato nella mia vita, aveva fatto parte di tutti i momenti importanti, molti li aveva creati lui, non potevo davvero pensare di chiuderla con lui, era come chiedermi di rinunciare a metà di me.
Il viaggio fu silenzioso, rimpiansi i nostri viaggi in macchina tra le nostre risate e Jimin che mi faceva distrarre a tutti i costi dalla guida, con scherzi stupidi a causa della sua noia persistente. Che si trasformavano in viaggi pericolosi, con me che tentavo di farlo spaventare facendo manovre azzardate con la macchina, ma era la vita, ci godavamo il momento e insieme affrontavamo a testa alta i nostri problemi.
Da tutto quello eravamo passati al silenzio che regnava sconsolato in macchina, provavo anche a guardarlo di sottecchi, ma si era rannicchiato sul sedile, contro al finestrino, la sua distanza non era qualcosa a cui ero abituato.
Nonostante adorassi il silenzio, stavo trovando tutto quello asfissiante, molto asfissiante.
Quando arrivammo il silenzio non ci abbandonò, a interromperlo ci furono soltanto le portiere e la porta del locale, il campanellino che avvisava del nostro ingresso, il vociare della gente e il cordiale saluto del commesso.
Eppure tutto quello sembrava non toccarci, ed era quella un'altra cosa su cui potevo contare, entrambi avevamo il nostro mondo, il silenzio ci piaceva, ma in quel momento mi provocava solo nostalgia.
Chissà quante cose avrebbe voluto dirmi, ma non poteva, o i segreti che aveva dovuto tenersi dentro, sapevo cosa significava farlo, perché era stato lui ad insegnarmi che tra amici bisognava aiutarsi anche così e non trascurarsi.
Il nostro solito tavolo era libero, come sempre, non piaceva alle persone quel posto lì, troppo appartato e nascosto, ma era l'ideale per noi e per le nostre personalità contrastanti.
Lui troppo sensibile e riservato, organizzato e introverso, io sensibile e trasandato, oltre che espansivo e
terribilmente impulsivo, ero da sempre pieno di energia da sfogare, a volte mi sfogavo sullo sport, altre con Taehyung, mentre con Jimin mi bastava la sua presenza per calmarmi. Era quello il segreto dei nostri momenti di silenzio, servivano a me e lui mi accontentava, rendendo quei miei momenti anche suoi, trasformando tutto quello nei nostri momenti.
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Dor {Yoonmin}
FanfictionJimin Mi imposi alcune regole, che non avrei dovuto assolutamente infrangere, soprattutto se ci tenevo alla mia salute mentale, altrimenti l'altra soluzione rimasta sarebbe stata quella di crogiolarsi nella voglia di vivere che mi era sparita. ● Reg...