Da quando Ermal era tornato in libertà, Fabrizio passava le sue giornate quasi in completa solitudine, dal momento che non gli era stato assegnato né un nuovo compagno di cella, né un altro aiuto cuoco in cucina. Gli unici momenti che si concedeva in compagnia di altre persone, erano quelli in cui si recava nella sala di musica e fingeva di stare bene con Claudio, Roberto e, occasionalmente, qualche altro detenuto che passava lì per caso, o quando andava nella piccola palestra a tirare un po' di pugni al sacco da boxe, abitudine che aveva preso qualche anno prima per sfogare la rabbia, ma che aveva abbandonato dopo che il rapporto con Ermal era salpato. Ora andava lì e ci rimaneva per ore a sfogare tutta la frustrazione derivata dal fatto che fosse rinchiuso lì dentro e non potesse incontrare il suo amante, ci rimaneva fino a quando le nocche non gli iniziavano a sanguinare e il suo corpo non era ricoperto di sudore, e la canotta nera spolta, fino a quando non sentiva ogni energia abbandonargli il corpo e le gambe non reggevano più il suo peso e doveva accasciarsi per svariati minuti sulla prima panca disponibile.
Nonostante fosse un attore perlomeno decente, tutte le sue emozioni negative uscivano dalle melodie tristi e nostalgiche che strimpellava senza tregua, e dai forti colpi che scagliava contro il saccone, ma gli altri evitavano di fare domande scomode, soprattutto dopo aver notato la nuvola nera di malumore che lo seguiva ovunque.
Con l'arrivo di giugno e dell'estate, fu assegnato al turno in cucina un altro ragazzo, Alessandro, forse addirittura più giovane di Ermal, che era stato sbattuto dentro per un qualche crimine informatico sul quale Fabrizio non aveva voluto indagare più del dovuto, anche a causa della sua scarsa competenza con qualsiasi strumento inerente alla tecnologia. L'hacker provetto, come si era definito innumerevoli volte durante le conversazioni in cucina con il romano, si era rivelato anche parecchio bravo con i giochi acrobatici con le bottiglie (nel loro caso d'acqua, visto che gli alcolici erano rigorosamente vietati) e si reputava un vero mago anche come barman. Fabrizio era leggermente scettico riguardo le parole del giovane, considerato che si pavoneggiasse come esperto dell'hackeraggio da una prigione a Roma, però se ne stava ad ascoltarlo distrattamente, per poi rimproverarlo, dicendogli di rimettersi al lavoro, che quelle fette di carne non si sarebbero certo cotte da sole.
Per quanto riguardava la cella, invece, gli fu gentilmente concesso da non si sa quale grazia divina di rimanere solo, a fare la spola fra i due letti per cercare di trovare un po' di conforto nell'odore leggero che aveva lasciato Ermal nelle lenzuola e che sentiva svanire ogni giorno di più.
Fabrizio non avrebbe mai pensato che nella sua vita gli sarebbe mancata così tanto la presenza di un altro essere umano, ma si dovette ricredere: dopo aver passato tutti i giorni per mesi con una persona a cui si era legato profondamente, in praticamente ogni maniera possibile, la sua assenza si faceva sentire forte e chiara, e non aveva nessuna via di scampo da quel dolore.
Trovava sollievo solamente nelle visite settimanali di Romina, che a volte era accompagnata anche da loro fratello, nella musica e nelle chiamate che effettuava Ermal da Bari, che gli servivano per mitigare quel vuoto che sentiva nel petto, anche se averlo di fronte in carne ed ossa, potendolo sfiorare e toccare, sarebbe stata tutta un'altra cosa.
Quel pomeriggio dei primi di giugno, con il caldo afoso che aveva già colpito Roma sin dalle prime ore della giornata, rendendo i turni in cucina più simili a un giro di sola andata all'inferno, Fabrizio si era rintanato a scrivere versi nella sua cella, fino a che Claudio non vi si era catapultato dentro sbattendo la porta, facendolo così sobbalzare sul letto dallo spavento.

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CellMates | MetaMoro
FanfictionErmal, dopo essere stato arrestato per furto a vent'anni, viene trasferito a causa del sovraffollamento dal carcere di Bari a una nuova struttura aperta da poco a Roma, dove conoscerà il suo nuovo compagno di cella, Fabrizio. • Attenzione! Questa st...