Veleno

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Cap 5 - Veleno
Esco con Sam, Sam wood. Le parole gli risuonarono nella testa per qualche altro secondo. Sam, Sam Wood. Manco fosse James Bond. Esco con Bond, James Bond. A pensarci bene, forse gli avrebbe dato meno fastidio. E poi qual era il motivo di tutta quell'enfasi nel suo nome?
Cosa pensava Alice... che lui fosse geloso di Sam Wood? E perché anche dopo tutti quegli anni lo chiamavano ancora per nome e cognome. Cos'aveva di tanto speciale quel tipo?
Ok, sì era un bravo giornalista sportivo ma più di quello? Ok, sì era anche un bel ragazzo, simpatico, alla mano. Ma a dir la verità c'era qualcosa in lui che non gli era mai piaciuto. Il motivo poteva essere che era da sempre innamorato di Alice ma ora a lui non interessava nulla di lei, quindi sicuramente c'era un ragionevole per cui a lui non piaceva.

Ora però non gli veniva proprio in mente.

Fece un respiro profondo e si mise le mani in tasca. Passeggiò per qualche minuto per schiarirsi le idee. Era da anni che il pensiero di Alice non era così prepotente nella sua testa. Dimenticarla dopo quei due anni e mezzo insieme era stato difficile ma ce l'aveva fatta. Ora invece, con lei di nuovo in mezzo a loro come presenza costante era una prova non da poco.

Poi cosa intendeva con la storia del piede in due scarpe? Era stata lei a scrivergli di non cercarla perché avevano chiuso. E quando lui aveva provato a contattarla, aveva saputo che si vedeva già con un altro.

Era stata una bella botta. Per fortuna che aveva i suoi amici, e soprattutto Seraphine, la sua compagna di studi. Seraphine era stata davvero un'amica. Per un attimo aveva anche creduto che ci fosse qualcosa tra di loro ma poi aveva realizzato che era solo amicizia.
Calciò un sasso che andò a finire nello stagno. Doveva riuscire a togliersi il pensiero di Alice dalla testa. C'era già riuscito una volta, non sarebbe stato difficile farlo una seconda.

***

Il turno di quella mattina in ospedale era infinito. Si era svegliato alle cinque, era arrivato al San Mungo alle cinque e mezza e da quel momento aveva girato come una trottola senza mai fermarsi.
Era mezzogiorno e il suo turno stava per volgere al termine quando vide Neville Paciock e sua moglie Hannah Abbott, i genitori di Alice, in sala d'attesa.

'Ehi, come state? Niente di serio mi auguro.'

I due si alzarono per abbracciarlo. 'Oh no, figurati sono solo venuto a ritirare degli esami. Però mi hanno detto di rimanere qui perché il Medimago doveva parlarmi.'

Albus capì che c'era qualcosa che non andava. Era strano che il Medimago volesse un colloquio con loro.

'Vedrete che sarà qui a momenti.' Li rassicurò con il sorriso che usava con i suoi pazienti.

E infatti Emilia Wood uscì dalla porta con una cartella in mano e un'espressione che non presagiva nulla di buono.

'Signori Paciock, prego seguitemi nel mio ufficio.'

Emilia lanciò un'occhiata verso Albus e gli fece cenno di rimanere fuori. Avrebbero parlato dopo.

Lui ed Emilia erano diventati amici dopo che avevano iniziato a lavorare insieme. Emilia era una brava insegnante, la migliore, e sul lavoro era una vera e propria professionista.

Se da una parte non riusciva a sopportare suo fratello Sam, dall'altra Albus non poteva fare a meno di Emilia come amica.

Era stata il suo mentore, il suo supporto e una grande spalla nei momenti di bisogno.

Albus osservò la figura di Emilia rientrare nel suo ufficio. Aveva tagliato i capelli a caschetto e portava gli occhiali da vista con la montatura spessa che portava anche a Hogwarts.
Emilia uscì dall'ufficio una decina di minuti dopo e si avvicinò ai Paciock. Parlò loro brevemente e vide Hannah che si metteva una mano sulla bocca spaventata.
Si avvicinò lentamente ai tre e quando Hannah lo vide gli buttò le braccia al collo. 'Oh Albus, deve esserci qualcosa per far guarire Neville.'

IF I TOLD YOUWhere stories live. Discover now