Milano, è una bella città, ma preferisco il mare, anche se per pura curiosità non avendolo mai visto. Mi sono trasferita da poco per il lavoro dei miei, importanti stilisti, e dovrei iniziare il terzo anno di liceo scientifico se non fossi stata bocciata, quindi inizierò il secondo anno di scienze umane indirizzo socio economico, in quattro anni questa era la terza volta che mi trasferivo e la questione ormai non mi toccava più di tanto almeno questa volta i professori erano nuovi per me come per qualsiasi altro mio compagno di classe. Un brivido di adrenalina mi trapasso da parte a parte al pensiero che fosse venerdì e la scuola sarebbe iniziata solamente lunedì, avevo tempo per farmi un giro e iniziare ad integrami con la città anche se per un tempo breve, suppongo, visto che non credo ci rimarrò molto. Misi un maglione visto che faceva abbastanza freddo e infine scesi le scale, il tutto dopo aver recuperato il telefono dalla valigia. La casa era carina e accogliente anche se al momento non presentava arredamenti ed era spoglia, non era grandissima e questa era stata una mia richiesta. Appena entravi si vedeva una piccola saletta successivamente oltre al bagno e alla cucina c'erano la mia camera è quella dei miei con il loro studio. Vidi mio padre, mi avvicinai e gli dissi: "Vado a fare un giro" mi guardo semplicemente con la coda dell'occhio mantenendo immutata la sua espressione e dopo alcuni secondi mosse impercettibilmente il capo così uscì e chiusi la porta. Ho i capelli castani non tanto lunghi ma ricci e gli occhi marroni avvolte troppo scuri per guardarci dentro e vederci qualcosa avvolta troppo chiari per non soffrire nel guardarli, quindici anni, sedici a febbraio, ma mi sembrava di averne molti di più. Troppe persone persone per le strade e troppa fretta che aleggiano nell'aria, abbasso lentamente la cerniera del giubbino che indosso e con altrettanta lentezza sfilo da essa il pacchetto di sigarette per poi aprirlo e accogliere una di esse tra il dito medio e l'indice della mano destra. Marlboro Rosse. Non fumo spesso e non ne sono neanche un amante ma la sensazione di bruciore a gola e polmoni mi porta in uno stato di relax che scombussola, anche se impercettibilmente, la mia quotidianità. Entro in un bar lungo corso Magenta per poter prendere un toast da potermi mangiare mentre raggiungo il duomo. Duomo, è un nome imponente a mio parere, non mi ritengo una credente ma neanche atea è come se fossi in un limbo ci vorrebbe troppa sicurezzanell'affermare l'inesistenza di un Dio che ci osserva ma affermare senza esitazione il contrario mi farebbe vivere il tutto con insicurezza e non è ciò che desidero. Mentre camminavo mi tornó in mente la sua voce:
"Cassia! Cassia! -
Cassia, non te ne andare! "
Urlava Andre mentre la sua voce piano piano sfumava diventando solo un eco impresso nella mia mente, anche a distanza di anni. Eravamo amici forse anche di più avevo quattordici anni l'ultima volta che l'ho visto e lui dodici a quel tempo abitavamo in un paesino piuttosto piccolo e i miei non erano ancora degli stilisti famosi ma lo diventarono da lì a poco e ce ne andammo. Non c'erano altri bambini o almeno io e lui eravamo i più grandi, non lo salutai neanche anche se, per essere più precisi, i miei non me ne diedero la possibilità provai a contattarlo successivamente ma a rispondere alle chiamate erano solo i genitori con cui ancora oggi mi tengo in contatto e so che si sono trasferiti in città però non ho voluto sapere di preciso dove. Non ho ricordi nitidi di quel periodo fu tutto molto veloce ma del rapporto che avevo con lui mi ricordo tutto. Era come un fratello maggiore, anche se ne avevo già uno di tre anni più grande, Walter che però all'età di dodici anni era stato affidato ai miei zii e da lì non avevo avuto più rapporti con lui o almeno ci avevo provato a chiamarlo ma senza mai riuscirci le prime volte mi rispondevano i miei zii ma successivamente neanche loro. Andre era tutto quello che avevo e i suoi genitori era presenti per me come lo erano per lui è sicuramente più dei miei. Non credo che perdonerò mio fratello casomai dovessi rincontrarlo visto che da quel che so, se non erro, dovrebbe abitare a Milano. Un leggero nodo al centro del petto mi blocca per un secondo il respiro. Non so come mi sia potuta ridurre così. Dopo qualche ora a girare per il Duomo senza soffermarmi realmente su ciò che mi circondava, mi diressi a casa, dopo che una goccia d'acqua mi si era posata sulla guancia per poi scendere lentamente da esse e molte altre ne seguirono l'esempio. Mi godetti la passeggiata sotto la pioggia arrivata a casa ormai completamente bagnata mi senti per qualche strano motivo più tranquilla, più leggera. Sabato e Domenica passarono velocemente, non uscì ancora ma li passai a sistemare i vari scatoloni partendo dalla mia stanza su cui ergeva in uno dei muri una piccola libreria per poi esserci semplicemente un letto con la scrivania. La stanza era bianca e nera. Neutra. Uscì dalla mia camera dopo averla finita di sistemare e averle dato un ultimo sguardo mi diressi in cucina e preparai un piatto di pasta al sugo per me è i miei genitori che però dopo aver capito che come al solito non sarebbero scesi mangiai da sola per andare successivamente a dormire.
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Cassia
RomanceChi sarà capitato per sfortuna o per fortuna non so dirlo a leggere questa trama, starà pensando: mamma mia l'ennesimo libro su una ragazza e la sua vita è non so dirvi se sia giusto lo dovreste chiedere a chi scrive io sono solo un personaggio inve...