Capitolo 2

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Iris

La sera del mio licenziamento, sono accasciata sul divano con aria affranta. Sto guardando uno squallido reality sui tradimenti e mi sento malissimo.

Ho combinato un casino. Il lavoro mi serviva, i soldi mi servivano. E adesso non solo ho delle pessime referenze, ma sono anche costretta a cercare qualcosa al più presto. Qualsiasi cosa. Basta che ricominci a lavorare.

Sento le chiavi che girano nella toppa e, dopo un istante, la testolina mossa della mia amica Linette fa capolino.

«Ciao, tesoro» esordisce lei con aria stanca, buttando sul tavolo della cucina le buste della spesa.

«Ciao, amore mio» rispondo controvoglia.

«Che succede?» ribatte immediatamente, cominciando a mettere le cose che ha comprato nel frigo.

Mi conosce meglio di chiunque altro e sa capire che qualcosa non va solo dal mio tono di voce.

Mi alzo dal divano e la raggiungo, aiutandola a mettere la spesa a posto.

Dopo aver deposto le uova in frigo, mi giro di scatto richiudendolo con un tonfo e sibilo:

«Mi hanno licenziata.»

«Che cosa?» fa lei sconvolta.

«Mmm» mugugno triste e mi appoggio alla sua spalla.

«Che è successo?» domanda accarezzandomi.

«Il mio capo è uno stronzo. Ha permesso che dei suoi colleghi mi trattassero come un giocattolo e quando uno di loro mi ha dato della puttana non ci ho visto più» racconto allontanandomi da lei e cominciando a gesticolare, cosa che faccio ogni santa volta.

«E tu hai risposto!» afferma guardandomi dispiaciuta e io stacco un pezzetto di pane che ha appena comprato. Lo addento con foga e annuisco.

«Non solo,» biascico con la bocca piena «ho anche rovesciato il caffè in faccia a uno di quegli stronzi» dico continuando a masticare.

«Iris, te la sei proprio cercata così» mi rimprovera lei finendo di mettere a posto.

«Mi aveva palpeggiato il culo. Che cosa avrei dovuto fare?» mi lamento sicura di avere ragione.

«Oh, allora hai fatto bene. Gli uomini sono tutti dei porci» dice scuotendo la testa.

«Nessuna novità da Gordon?» chiedo riferita al suo ex.

Si sono lasciati dopo quasi sei anni di fidanzamento. Lei lo ha scoperto a chattare con un'altra su Facebook e l'ha lasciato. Lui ha giurato che era solo un gioco e che con questa tipa non c'è mai stato nulla, ma la mia amica ormai non si fida più.

«Oh no, per carità, non voglio vederlo nemmeno in foto. Tu, piuttosto, Hardin mi ha fermato qui sotto dicendo "Dai un bacio per me al mio fiorellino", sta diventando una cosa seria?» chiede ridacchiando e mette la pentola sul fuoco. Io prendo la pasta, e metto su una padella per far cuocere il sugo.

«Macché. È soltanto sesso, e non è nemmeno un granché, ma meglio di niente no?» dico cercando di autoconvincermi e apro una scatola di pelati.

«Se non è un granché perché continui ad andarci a letto? Tesoro, dovresti volere il meglio per te, non un tizio che non ti appaga sotto nessun punto di vista» ribatte sicura.

«Lo so, e infatti voglio il meglio. Ma in questo momento Hardin è il meglio che possa permettermi» dico convinta, cominciando a girare i pomodori.

«Ma ti senti? Stai diventando triste, lo sai?» dice brandendo la cucchiarella a mò di arma.

«Può darsi, ma l'uomo che sogniamo, amica, non esiste. I maschi sono tutti uguali, imperfetti, indecisi, con in testa solo il sesso. Credi che non voglia per me una storia passionale, romantica e unica? Credi che non voglia essere come quelle eroine dei romanzi della Pilcher che trovano il loro amore dopo aver penato tanto? Ma non mi faccio illusioni, un uomo così probabilmente non esiste, e l'unico perfetto l'ha sposato mia madre secoli fa ed è colui grazie al quale sono al mondo» dico e penso a lui. A che uomo, marito e padre irreprensibile sia stato.

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